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08 Settembre 2017 - 11:56
corcione massimo
Fiato alle trombe e rulli di tamburi, a metà ottobre si terrà il congresso cittadino del Partito Democratico. C’è tempo fino al 22 settembre - e c’è da giurarci che c’è chi lavorerà fino all’ultimo secondo - per prendere la tessera partendo da una base di partenza che fa ridere i polli ma tant’è: 104 militanti.
Pochi, talmente pochi, che in un paio di ore, Dio piacendo, si potrebbe fare un giro di telefonate per sentirli tutti e eleggere il vincitore.
E invece? E invece no. Si andrà alla conta e in pole position, stando ai tam tam, se la starebbero giocando Pasquale Potenza e Antonella Ortalda. O meglio sarebbero questi, e nessun altro, i candidati graditi all’assessore regionale Gianna Pentenero e alla vecchia dirigenza che comincia con Gianni Pipino, passa dal sindaco Libero Ciuffreda e termina con Gianluigi Scala.
Dicono che è per l’unità. Sostengono che siano questi, o l’uno o l’altra, gli unici personaggi possibili. Tutto, insomma, fuorchè pronunciare l’unico nome che doverosamente andrebbe pronunciato, chiaro e tondo, senza tanti tentennamenti: Massimo Corcione.
Anche perchè, sarà anche vero che non esiste un patto, ma tutti sanno che è a lui, non certo a Pentenero e a Pipino, che si deve il successo del Partito Democratico alle ultime elezioni. A lui che si è impuntato. A lui e alla segreteria provinciale e regionale che non hanno avuto paura di correre con il simbolo ben in evidenza, senza sotterfugi e fantomatiche liste e candidati civici per contrastare il pericolo pentastellato.
E in verità, fosse dipeso da Pentenero o da Pipino il candidato sarebbe stato l’ex An Roberto Zollo. E non erano passate che poche settimane che, sempre loro, si erano già schierati con Claudia Buo, il candidato poi sconfitto alle Primarie, dall’attuale sindaco Claudio Castello.
Insomma, non ne hanno azzeccata una che sia una.
Un errore dietro l’altro, talmente grossi e grossolani da far sembrare Massimo Corcione, agli occhi di chiunque voglia analizzare questi ultimi mesi, una specie di scienziato della politica. Solo per questi meriti, non v’è alcun dubbio, gli si dovrebbe consegnare in mano la segreteria del partito.
Ma c’è dell’altro e c’è che poco più di 5 anni or sono, conclusa l’esperienza con Gianni De Mori, l’illuso Corcione avrebbe potuto candidarsi a sindaco ma lo convinsero a non farlo per il bene del partito e dell’unità del centrosinistra.
Di fronte alle insistenze della delegazione trattante, composta dai soliti Gianna Pentenero e Gianni Pipino, più Emanuele Conconi, fece un passo indietro, si mise a lavorare lo stesso pancia a terra, risultò il più eletto tra tutti i candidati alla carica di consigliere comunale e guadagnò la poltrona di vicesindaco, alla destra e alla sinistra di Libero Ciuffreda, che intanto poi, a ben vedere, a quel primo cittadino di fare il primo non gli è mai interessato granchè e la fascia l’ha sempre portata a spasso il vice, in tutte, o quasi, le occasioni.
Stesso film poco prima di quest’estate, all’alba delle primarie per la ricerca del candidato a sindaco. Anche in quest’occasione Corcione avrebbe potuto vantare una sorta di ticket o decidere di andare al massacro contro Claudio Castello e Claudia Buo, sicuramente dividendo un elettorato che di tutto avrebbe avuto bisogno salvo che sorbirsi l’ennesima bega interna.
Ci pensò su un paio di giorni. Si presentò all’assemblea dei militanti con una lunga lettera di commiato, decidendo infine di abbandonare la competizione elettorale ma non la partita, giocata sino in fondo per favorire in tutti i modi possibili la vittoria di Claudio Castello a sindaco.
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