Tempo fa ho scritto sul sambuco e il caro amico Giorgio dall’astigiano mi ha inviato questo interessante contributo: “il legno del sambuco viene ancora utilizzato come manico di forconi, pale. È molto robusto , leggero , flessile e non fa bruciare le mani , scegliendo il ramo giusto”. Qualche giorno fa un caro amico mi ha regalato una marmellata fatta con le bacche nere violacee, succose e particolarmente aromatiche del sambuco. Al sambuco si attribuiscono proprietà diuretiche, lassative, antinevralgiche, antireumatiche, sudorifere. Nella tradizione popolare infatti il sambuco viene chiamato "l'aspirina vegetale" per l'effetto sudorifero che provocano i fiori e viene usato in calde tisane per combattere il raffreddore, l'influenza e i reumatismi. I frutti poi sono ottimi antinfiammatori, e vengono usati per esempio per combattere le nevralgie del trigemino. Le bacche di sambuco contengono circa il 79 % di acqua, il 16 % di carboidrati, ceneri, proteine, e fibre; per quanto riguarda i sali minerali troviamo il potassio, il calcio, il sodio, il fosforo, il ferro, il magnesio, il rame, lo zinco ed il magnesio. Interessante la presenza di vitamine e precisamente abbiamo: vitamina A, alcune vitamine del gruppo B ( B1, B2, B3, B5, B6 ) e la vitamina C presente in discreta quantità. Lunga la lista degli aminoacidi presenti nel sambuco: acido glutammico, acido aspartico, alanina, arginina, cistina, glicina, isoleucina, lisina, prolina, serina, tirosina, treonina, triptofano e valina quelli presenti in quantità maggiore. La delicatissima marmellata fatta con i frutti del sambuco ha un effetto leggermente lassativo, utile in caso di stitichezza.. Ma bisogna stare attenti a non confondere il Sambucus Nigra con il Sambucus Ebulus, l’ebbio, perchè le bacche di quest'ultimo sono velenose. Non è difficile distinguerli, l'ebbio ha le foglie piccole, alla cui base sono presenti due stipole che mancano nel Sambucus Nigra. La stipola, lemma che deriva dalla parola latina stipula, stoppia, e il termine che in botanica indica ciascuna delle due appendici fugaci o persistenti e di solito laminari che si sviluppano alla base delle foglie in piante di diverse famiglie come quelle delle:rosacee, papiglionacee, malvacee e in genere hanno la funzione come elemento di protezione delle gemme o come normali organi fotosintetici, soprattutto quando sono piuttosto grandi. In conclusione, più una pianta è diffusa sul territorio e vi abbonda, più incide sulla fisionomia del paesaggio, talvolta in modo appariscente, come accade durante la fioritura, la fruttificazione o il mutamento di colore delle foglie in autunno. Eppure questa sarà la pianta su cui meno si soffermerà l'attenzione di chi oggi, abitando quel paesaggio senza dipenderne direttamente, la considera fin troppo comune, banale persino. Mentre proprio l'abbondanza potrebbe averne fatto una risorsa preziosa in tempi diversi dal nostro. questo è il caso del sambuco, Sambucus nigra, specie tipicamente europea, distribuita su tutto il territorio italiano grazie alla sua adattabilità, bastandole per attecchire un terreno che non rimanga secco troppo a lungo; lo testimoniano i numerosi nomi locali in Liguria, Sambugu; Piemonte, Sureau; Lombardia, Sambüch, Schitac; Veneto, Saugo, Sambugar; Emilia, Zambuch; Marche, Savuchi; Abruzzo, Zammuco; Lazio, Sambuco puzzoloso; Campania, Savuco; Calabria, Savuco; Sicilia, Savuco di gai; Sardegna, Sambucu mascu, Saùcu, Savùcu.. . Il paesaggio quando assume caratteri riconoscibili e capaci di segnare la memoria, e allora lo spazio diviene luogo. Il paesaggio mostra i modi in cui l'uomo si relaziona col territorio. Ma alla fine è solo un semplice sambuco al quale molte volte non diamo peso nelle nostre passeggiate nella campagna.
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