E’ il trending topic di queste calde settimane di fine inverno. #Iononstozitto, per la lotta al bullismo, è l’argomento di tendenza di queste giornate di metà marzo. Ma mentre personaggi famosi come Francesco Totti, Ambra Angiolini e pure Alvaro Soler non fanno anche postare status sui social, c’è chi il bullismo, cerca di combatterlo davvero. E’ Davide Ditella, 29 anni compiuti qualche settimana fa. Il 7 marzo, giorno prima del suo compleanno, si è laurato in Psicologia clinica e di Comunità, corso di studi magistrale della facoltà di Psicologia. A tutti gli effetti psicologo, è in attesa di fare l’esame di Stato. Nella sua tesi di laurea, voto 110, ha studiato il fenomeno da un punto di vista diverso. Non quello della vittima e nemmeno del “carneficie”. Bensì quello dei docenti. “Bullismo dal punto di vista degli insegnanti. Percezione, atteggiamento e strategia d’intervento” è infatti il titolo del suo progetto. La decisione di diventare psicologo è avvenuto quasi per caso. “Avevo appena finito l’Itis - racconta Davide, dietro ad una tazzina di caffè -. Frequentando quella scuola avevo capito che l’informatica non faceva per me. Durante l’estate, navigando su internet, mi sono imbattuto sul sito della facoltà di Psicologia. Ho deciso di iscrivermi”. “Nonostante la scelta fosse stata casuale - continua - mi sono appassionato alla materia. Ho capito che volevo fare lo psicologo”. Nel frattempo è arrivato anche un lavoro nella comunità ‘Le Villette’, a Saluggia. “Per quattro anni ho lavorato a stretto contatto con bambini autistici”. Inizialmente, la sua tesi di laurea avrebbe dovuto affrontare il tema dell’autismo. Ma... “Ma proprio quando dovevo lavorare a quel progetto ho smesso di lavorare nella comunità. Di fatto, non avevo più un posto in cui fare ricerca”. Quindi la decisione di analizzare il bullismo, “altro tema che mi sta particolarmente a cuore”, in un’ottica del tutto nuova. Per il suo progetto sono stati somministrati questionari ad un campione di insegnanti. “Ho analizzato la percezione della gravità che gli insegnanti hanno di fronte ad una situazione di bullismo, come reagirebbero e cercato di individuare le strategie migliori per superare il problema”. E quali sono le strategie migliori? “Sicuramente il dialogo - spiega il giovane crescentinese -. Alla fine il bullo è una persona che si trova in difficoltà. Bisogna capire perchè fa così, anche se la maggior parte delle volte le radici provengono dalla famiglia. Dall’altro lato, punire non serve a nulla, se non ad accentuare il fenomeno. Ancora peggio, gli insegnanti che si accorgono che c’è un problema ma fanno finta di nulla. Diventano complici di quello che accade”. Una “cura” per il bullismo, per le aggressioni verbali e fisiche nei confronti dei compagni, per Davide, però, non c’è. “Io penso che il bullismo non si possa eliminare - dice -. Purtroppo si tratta di una forma che il bambino ed il ragazzo usano per affermare la propria identità. E’ una forma, brutta, che si usa per conoscere stessi. Molto però può aiutare la formazione degli insegnanti, che a mio avviso dovrebbero stare sempre sull’attenti e comportarsi nel modo giusto. Poi anche lezioni in classe aiutano. La scuola deve far passare il messaggio che la diversità non è un limite, ma una ricchezza”.
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