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Fondazione Via Maestra: le ragioni del NO

Fondazione Via Maestra: le ragioni del NO
Fondazione Via Maestra: le ragioni del NO. Proviamo a descrivere le motivazioni di chi si oppone alla scelta di liquidare l’Ente. E partiamo dagli argomenti adoperati nella delibera proposta dalla Giunta, che, ricordiamolo, è già bella e pronta per essere votata, in barba a tutte le parole del sindaco circa una “discussione approfondita adeguatamente, un attento percorso di analisi e approfondimento per la definizione di una soluzione ampiamente condivisa”. La soluzione c’è già e questi sono gli obiettivi scritti nel testo: 1) ottenere una maggiore funzionalità dell’azione amministrativa; 2) realizzare economie gestionali, attraverso il contenimento dei costi di funzionamento; 3) ridurre i costi degli organi societari (di amministrazione e controllo); 4) ottimizzare lo svolgimento dei servizi, attribuendo le funzioni svolte dalla Fondazione Via Maestra all'ASM e agli uffici comunali competenti. Come si può leggere le motivazioni sono assai poco pregnanti: maggiori funzionalità e ottimizzazioni varie sono frasi generiche che non vogliono dire nulla di preciso, solo vaghe suggestioni; in quanto alla riduzione dei costi e le economie gestionali, per stessa ammissione dell’Amministrazione il risparmio sarebbe limitato a circa 25.000 euro. Del resto, non potrebbe essere diversamente, la chiusura della Fondazione prevede che i servizi erogati passino tal quale all' ASM, così come tutto il personale, le uniche economie stanno nell'avere un revisore dei conti in meno e qualche costo generale tagliato. Ben poca cosa per una scelta di tale portata. Insomma, si cambia tutto per non cambiare nulla, l’unica vera modifica è che i cedolini dei dipendenti avranno un’altra carta intestata, perché dietro questa proposta (è questa la critica maggiore) non vi alcun disegno di revisione delle politiche culturali o di rilancio delle stesse. Verranno fatte le stesse cose del passato ma da un ente diverso. O meglio, forse qualche cambiamento ci sarà, l’assessore alla cultura non avrà più la “scocciatura” di rapportarsi con un Consiglio di Amministrazione e con un Collegio dei Fondatori, il suo raggio d’azione sarà massimo, potrà fare quello che vuole, in scioltezza. Tanto nessuno della maggioranza legge i documenti e/o le delibere, altrimenti si sarebbero accorti che in questi quasi due anni, non si è mai provato a lavorare seriamente sulla Fondazione, l’unico obiettivo della premiata ditta Falcone-D’Afflitto è stato quello di tentare di “normalizzarla”, dapprima cercando di modificarne lo statuto (non conoscendo quali fossero i voti necessari per farlo), senza che nessuno dei consiglieri sapesse cosa stava succedendo (basta leggersi il verbale del Collegio dei Fondatori del 15/11/2015), poi, andato male il colpo, hanno ripiegato nominando (abbiamo scoperto dopo) persone di fiducia (vedi commercialista dell’assessore D’Afflitto) nel CdA dell’Ente, passando per il mezzo contenzioso con la Regione Piemonte. Il tutto, sempre raccontando solo mezze verità di quello che succedeva ed omettendo il resto, così come evidenziato più volte (anche qui basta leggere i verbali) dai membri del Collegio dei Fondatori, Puonzo, di minoranza e De Biase, di maggioranza, entrambi dimissionari per il palese atteggiamento del sindaco poco trasparente nella gestione di tutta la vicenda. E dire che in questi due anni, solo per fare degli esempi, si poteva provare a consultare i Comuni dell’area nord-ovest per verificarne l’interessamento ad entrare nella compagine associativa oppure i Comuni del Contratto di Fiume, con i quali una simile proposta, nella passata consigliatura, era già stata portata alla Cabina di Regia. Solo al termine di un percorso di rilancio di questo tipo (o di altri possibili) e di un suo esito negativo si sarebbe potuto optare per la liquidazione, oppure per una sua trasformazione, magari coinvolgendo (seriamente) le nostre associazioni. Per questi motivi, dopo due anni di omissioni, poca chiarezza e trasparenza, e di mancato coinvolgimento del Consiglio comunale, in cui la Fondazione è stata adoperata come “un ufficio aggiunto” per esaudire i desideri dell’assessore alla cultura, la delibera che verrà portata in Consiglio comunale assume la veste di una dichiarazione di “manifesta incapacità”, un totale fallimento politico e amministrativo.  
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