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CHIVASSO. Tour per i ristoranti. Ai chivassesi piace mangiare "diverso"

CHIVASSO. Tour per i ristoranti. Ai chivassesi piace mangiare "diverso"
Ormai pullulano in ogni angolo della città. C’è chi tagliuzza carne arrostita infilzata su uno spiedo, chi armeggia con le alghe del mare, chi cucina spaghetti di soia. Qualcuno si diletta con le spezie orientali, altri preferiscono aver a che fare con la feta. I più arditi ultimamente hanno sfidato nuove frontiere e hanno aperto negozi di alimentari e macellerie. Non sono italiani. O, al più, hanno la doppia cittadinanza. Sono per la maggior parte cinesi, giapponesi, marocchini, egiziani, turchi e rumeni. Sono i ristoratori multietnici della nostra città. Da qualche anno, si affiancano ai tradizionali bar e pizzerie gestiti dai chivassesi. Sono la dimostrazione lampante della contaminazione culturale e gastronomica della città, dopo l’apertura in passato dei ristoranti cinesi. Addio al panino veloce per pranzo, avanti a sushi e kebab. Censirli non è affatto facile. “Non sappiamo dire con certezza quanti sono”, ripetono dall’ufficio comunicazione di Palazzo Santa Chiara. Idem sostengono gli addetti dell’Ascom. C’è che ce ne sono parecchi. E mentre alcuni chiudono vinti dalla crisi, altrettanti riaprono. In un continuo alternarsi di insuccessi o fortuna. Abbiamo provato ad incontrarli e, a ciascuno di loro, abbiamo posto alcune semplici domande. Da quanto tempo siete a Chivasso? Perchè avete scelto la nostra città? La crisi si sente? Alcuni hanno voglia di parlare, di raccontare la loro storia. Altri proprio non ci vogliono vedere... E allora eccoci qua in stradale Torino 79, all’ingresso della città. Qui, nei locali dove una volta c’era la pizzeria “La Cantinella”, da qualche mese ha aperto un ristorante indiano. Una gastronomia, per la precisione. Profumi, colori, sapori tutti provenienti dall’estremo oriente. Una piccola India in miniatura. “Maharaja”, si chiama. In italiano “grande re”. A gestirla, Singh Angres, indiano, della dinastia dei Sikh. Nel nostro paese è arrivato 11 anni fa insieme a sua moglie.  “Ho scelto l’Italia - ci ha raccontato - perchè qua ho già diversi amici e parenti e perchè rispetto ad altri paesi nel vostro è più semplice fare tutti i documenti per lavorare”. Vive a Cerreto d’Asti, ma se il locale andrà bene si trasferirà a Chivasso. Ha aperto da poco, ma la crisi si sente già. Insieme a lui, nella gastronomia di stradale Torino, c’è Kandel Parkash, il cuoco. Le sue origini sono nepalesi, ha lavorato 7 anni in India. In Italia ci è arrivato da 6. Nella loro cucina, subito dietro al bancone, c’è tutto quello che serve per preparare i tipici piatti indiani. Spezie, curry, zenzero, menta. E poi, il tandoori. Il famosissimo forno a forma di cilindro rovesciato. E’ lì che vengono cotti i piatti più famosi della tradizione indiana. Il chicken tandoori, il naan, le samosa oppure il rajasthan. Ma basta fare qualche metro più in là verso il centro che ci troviamo davanti a “Sushi Hong”, ristorante giapponese. Mangi tutto quello che vuoi ad prezzo fisso sia a pranzo che a cena. Il patto però è che si non lasci nulla nel piatto. Si tratta di uno di quei moderni “All you can eat”. Oggi va tanto di moda nelle grandi città dove tutto è frenetico, ma qui, la proprietaria Hu Zhihong, questa promozione l’ha introdotta sei anni fa, quando ha aperto il negozio. Cucina i piatti tipici del Giappone, con sushi, riso thailandese e salmone, ma ha anche qualche piatto proveniente della Cina. “Arriviamo da una grande metropoli - accenna la sua storia -. Abbiamo scelto di aprire il ristorante a Chivasso perchè cercavano un posto tranquillo, pacifico. Ed è per questo motivo che, tranne il lunedì a pranzo, siamo aperti sempre”. La stessa politica l’ha più meno adottata Luca Zheng, col suo ristorante “Sushi Koii”. Lì nel suo grandissimo salone di via Gerbido 15 aperto nel febbraio 2015, offre ai clienti cucina cinese e giapponese, con qualche contaminazione internazionale. Per lui, cucinare i prodotti della sua terra significa trasmetterne la cultura. “Prima ero in Veneto, ma ho scelto Chivasso per due  soli motivi - racconta dal suo bancone -. Avete un passato industriale con Lancia e siete persone che pacifiche, che tengono alla loro famiglia. In sostanza siete come noi, gente per bene che lavora sodo”. In via Italia 4 incontriamo Lacramioara Tirnovanu, 31 anni. Dallo scorso mese di marzo, insieme alla mamma gestisce Gyros,  ristorante greco che offre esclusivamente i piatti tipici della cucina ellenica. Feta, yogurt, moussaka e chi più ne ha più ne metta. “Abbiamo aperto lo scorso 21 marzo, inizio di primavera - racconta Lacramioara -. Avevamo scelto Chivasso perchè nei dintorni non c’erano altri ristoranti che offrivano quello che offriamo noi. Le nostre materie prime arrivano tutte dalla Grecia”. “Se la crisi si sente? - continua -. Non possiamo commentare come andava prima perchè non c’eravamo, quel che è certo è che adesso la crisi c’è e si sente. La gente oggi viene perchè è curiosa, domani chissà”. In viale Cavour ci sono sempre loro. Tonaydin Muhammet e Mustafa, entrambi di origini turche, sono stati i primi a portare la cucina etnica nel chivassese. Hanno aperto “Instabul Kebabistan” nel 2008 e da allora non si sono più fermati. Continuano ad essere entusiasti di quello che fanno, anche se oggi più di ieri devono stare attenti alla concorrenza. “Siamo sempre di più...”, commentano.
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