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03 Gennaio 2017 - 14:14
Finalmente ci ha risposto l’ARPA. Ma siamo ancora lontani dal conoscere come stanno le cose nell’allevamento di Chivasso in via Neirole. Cerchiamo di saperlo da due mesi chiedendo al Comune, alla Città Metropolitana, all’ARPA e all’ASL, ma con pochi risultati. Le domande riguardano sia la moria di polli che sarebbe avvenuta nel 2015 sia le coperture di cemento amianto dei capannoni che l’ASL ha rilevato allora. Otto famiglie vivono a pochi metri da quelle coperture.
ARPA: il Comune
non ci coinvolge
Ora abbiamo finalmente una prima risposta dell’ARPA, l’Agenzia Regionale Protezione Ambiente. Se comprendiamo bene, il Comune – sostiene ARPA – non ha coinvolto sufficientemente l’agenzia nel procedimento. Nel corso del primo sopralluogo, risalente alla primavera o estate del 2015, i tecnici ARPA trovano il tetto di cemento amianto dei capannoni coperto da grandi teloni fissati al terreno e da onduline, e quindi non riescono ad effettuare la campionatura e la verifica dello stato di conservazione del materiale. Chiedono al Comune di imporre la rimozione degli ostacoli, come prevede la DGR 40/2012: ma a distanza di un anno e mezzo il Comune non ha ancora risposto ad ARPA. E non solo. Il 6 settembre 2016 il Comune di Chivasso manda una lettera al proprietario dei capannoni con la quale approva il cronoprogramma di rimozione e smaltimento delle coperture. Ma ARPA ci scrive di non essere stata coinvolta nel procedimento di verifica e accettazione del cronoprogramma medesimo.
La domanda che ci facciamo è dunque: perché il Comune non ha coinvolto ARPA in tutto il procedimento, e in particolare nella fase conclusiva della definizione del cronoprogramma? Teniamo conto che la DGR 40/2012 regolamenta minuziosamente il contributo che le diverse amministrazioni – Comune, ARPA, ASL – devono concordemente apportare al procedimento. Vi sono dettagliatamente esposte le “procedure condivise a livello locale:…sono da promuoversi, in ambito locale, percorsi comuni e condivisi tra SISP e SPreSAL delle ASL, Dipartimenti Territoriali dell’ARPA ed Amministrazioni Comunali… “.
Il Comune ci risponderà…
Veniamo al Comune. Nella sua lettera del 6 settembre 2016 che approva il cronoprogramma sono citati tre capannoni. Ma in via Neirole i capannoni sono quattro. Inoltre c’è anche una tettoia dello stesso materiale. Il Comune si è dimenticato un pezzo oppure nel quarto capannone la copertura non è da rimuovere? Aggiungiamo che il Comune ha comunicato alla proprietà il crono programma con una semplice lettera firmata dal dirigente dell’Ufficio Ambiente. Generalmente in questi casi il Comune procede con ordinanze firmate dal sindaco e pubblicate all’albo pretorio. Vedi l’ordinanza di luglio riguardante un allevamento di Boschetto. Abbiamo chiesto chiarimenti al Comune: ci hanno risposto cortesemente di pazientare perché dicembre è un mese impegnativo per tutti i dipendenti.
L’ASL ci nega
la documentazione
La prima amministrazione alla quale avevamo chiesto informazioni è ASLTO4. Alla fine di ottobre ci mandano un comunicato generico e insoddisfacente. Chiediamo allora di avere copia dei documenti: verbali, provvedimenti assunti, ecc. Pochi giorni fa ASL respinge la nostra richiesta con questa motivazione: il proprietario “ha espresso il suo diniego alla richiesta di accesso per evitare un pregiudizio alla tutela dei propri interessi economici e commerciali”. Ma noi non vogliamo danneggiare nessun legittimo interesse economico. Vogliano solo sapere se in quel sito le coperture di cemento amianto rappresentano un pericolo per la salute dei residenti. Lo chiediamo all’ASL che, essendo l’azienda “sanitaria”, deve prima di tutto occuparsi della salute dei cittadini. Per questo abbiamo ripresentato subito la domanda di accesso agli atti, sottolineando che vogliamo informazioni sui materiali contenente amianto.
Città Metropolitana
autorizza: ma poi controlla?
Infine abbiamo scritto alla Città Metropolitana, perché spetta all’ex Provincia autorizzare gli allevamenti avicoli. E supponiamo anche vigilare sul rispetto delle prescrizioni. La Provincia ha infatti autorizzato l’allevamento di via Neirole nel 2010 e Città Metropolitana ha prorogato l’autorizzazione nel 2015. Attendiamo la risposta.
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