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23 Novembre 2016 - 13:00
Portacolone Walter
Il “Polo Scolastico” a Pont s’à da fare oppure no?
No, secondo i due gruppi di minoranza, che lo avevano detto da subito e che ora documentano la loro posizione contraria con tanto di perizia tecnica.
Per chi non lo sapesse o non se ne ricordasse, l’idea di creare un’unica struttura che raggruppasse le scuole del paese era venuta lo scorso anno all’amministrazione comunale, che aveva indetto un “Concorso di Idee”.
Le motivazioni ufficiali di questa scelta erano le cattive condizioni dell’edificio che ospita la Scuola Elementare (un fabbricato che ha creato problemi fin dal suo nascere) e l’utilità di raggruppare in un unico sito la scuola primaria e quella secondaria.
Le ipotesi ricorrenti di cittadini ed osservatori sulle motivazioni recondite di tale scelta erano da un lato il desiderio del sindaco Coppo di realizzare una nuova “grande opera” che caratterizzasse il suo secondo mandato (quella del primo mandato era stata il rifacimento di Piazza Craveri), dall’altro lato la presa d’atto che, in un sistema distorto come quello vigente, l’unico modo per ottenere finanziamenti dallo Stato o dalla Regione è quello di tenere pronto un progetto e di aspettare che venga indetto un bando per concorrervi.
Il sito scelto per la nuova struttura è l’area in cui sorgono attualmente l’edificio della Scuola Media ed il Parco Giochi, risistemato pochi anni fa. Costo previsto: un milione e mezzo di euro.
Da subito le minoranze avevano espresso le proprie perplessità, sia in ordine all’utilità di un “polo scolastico” (utilità che a Pont francamente nessuno vede) sia per quanto concerneva l’opportunità di abbandonare a sé stesso un edificio esistente per costruirne uno nuovo distruggendo il parco-giochi. “Non converrebbe ristrutturare la scuola attuale?” – avevano domandato gli oppositori.
“Costerebbe troppo” era stata la risposta del sindaco in più di una circostanza. L’opposizione aveva allora deciso di far effettuare a proprie spese una perizia tecnica. A redigerla è stato l’architetto Walter Ceretto, libero professionista e docente esterno del Politecnico di Torino, dove insegna Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica. Accompagnato dalla geometra del Comune, aveva a suo tempo effettuato un accurato sopralluogo ed ora, a distanza di qualche mese, ha presentato la sua relazione. I quattro consiglieri di minoranza (Portacolone, Rolando e Barinotto per “Unione e Progresso” e Trucano per “Tempo di Cambiamento”) l’hanno depositata in Comune, a disposizione di chiunque ne voglia prendere visione.
Come reagirà l’amministrazione a questo studio?
Accetterà di prenderlo in considerazione? ? “Abbiamo chiesto che se discuta al più presto, possibilmente già nel prossimo consiglio, che si dovrebbe riunire il 29 novembre. Vedremo perché ci hanno detto che l’ordine del giorno è piuttosto denso”.
La perizia
Cosa dice dunque la perizia e quali soluzioni propone? “E’ un documento corposo, che contiene uno studio molto dettagliato – spiega Walter Portacolone – e giunge alla conclusione che l’edificio dell’attuale scuola elementare può essere risistemato con risultati soddisfacenti e con un costo di tre volte inferiore rispetto a quello previsto dall’amministrazione: circa 500.000 euro invece di un milione e mezzo di euro. Da un punto di vista strutturale è solido ed è possibile ristrutturarlo con i necessari adeguamenti alle norme più recenti”.
Il dispendio energetico e le infiltrazioni d’acqua – che sono i problemi più gravi di quell’edificio – possono essere risolti. “Sostituendo la vecchia caldaia con una a condensazione si migliorerebbe l’efficienza dell’impianto di riscaldamento. Si dovrebbero poi sostituire i serramenti e realizzare un cappotto, interno od esterno: le dimensioni dell’edificio rendono possibili entrambe le soluzioni. Andrebbe rifatta la copertura per porre fine alle infiltrazioni: finora si è sempre proceduto con dei tamponamenti. Da rifare anche l’impianto elettrico”.
Intervenendo sull’esistente - continua Portacolone – “si eviterebbe di vanificare il parco-giochi, di implementare le opere cementizie e di abbandonare a sé stessa l’attuale struttura, che continuerebbe comunque a pesare in termini di manutenzione e di costi. E’ un aspetto, questo, che ci preoccupava ma sul quale non avevamo chiesto il parere del tecnico. E’ stato lui ad affrontarlo di propria iniziativa: ci ha infatti spiegato che, in base alla sua esperienza, tal genere di edifici viene in genere dato in uso alle associazioni. Le associazioni non hanno soldi, non possono provvedere ad un’adeguata manutenzione e finisce sempre allo stesso modo: con il degrado”.
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