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CIRIÈ. L'intervista esclusiva a Capasso dopo la batosta delle elezioni

"La mia colpa? Non essere riuscito, nella fase pre elettorale, ad impormi sugli accordi politici che si cercavano di fare". È un Luca Capasso diverso, quello che abbiamo di fronte. Più energico, scherzoso, giovanile di quello che abbiamo potuto vedere dopo il primo turno e dopo il ballottaggio. Pare che la batosta elettorale sia ormai superata. Il candidato a sindaco della coalizione di centrosinistra è sincero, propositivo e - come diceva in campagna elettorale - ci mette la faccia. Per davvero.
Luca, quando hai capito che avresti perso?
"Perché, abbiamo perso (ride ndr)? Battute a parte, l'ho capito dopo il risultato del primo turno. La differenza di voti tra noi e la Devietti era troppo poca, e la disponibilità di voti che potevano finire su di lei era di gran lunga maggiore di quella che poteva finire su di noi".
Come giustifichi un risultato del genere?
"Non lo giustifico".
E allora come te lo spieghi?
"Non siamo riusciti a dare un segnale forte alla città di quella che poteva essere l'importanza di continuare un progetto con una squadra rinnovata, come annunciato prima del ballottaggio. In Italia, ma anche solo nella provincia di Torino, è successo lo stesso: sono state punite tutte le amministrazioni uscenti".
Quali sono le tue colpe?
"Non essere riuscito a gestire in prima persona alcuni rapporti politici".
Cioè?
"Nella fase di accordi pre elettorali dovevo essere in grado di impormi maggiormente sugli accordi che si cercavano di fare".
L'amministrazione uscente, di cui hai fatto parte, non ha convinto. Perché? 
"Bisogna dire che viviamo un momento in cui si pensa che cambiare sia positivo. L'amministrazione non ha convinto perché ha pensato a non caricare sulle spalle dei cittadini il peso di una situazione economica molto difficile, ha cercato di risolvere i problemi all'interno facendosi carico delle questioni che si presentavano. Questo si è tradotto, in realtà, in una sensazione di allontanamento per i cittadini, non in una sensazione positiva. Un vero peccato, perché è stato esattamente il contrario".
Come ti comporterai in questi 5 anni di opposizione?
"Bene (ride ndr)! Nei giorni prima del ballottaggio avevo detto chiaramente che chiunque avesse vinto avrebbe rappresentato solo un quinto del corpo elettorale di Ciriè. Spero vivamente che chi oggi ha la responsabilità di amministrare parta da questo presupposto, e che quindi capisca che è necessario aprirsi al confronto con tutte le forze che siedono nel consiglio comunale, per ragionare insieme per il bene della città".
Circola la voce che tu abbia pensato di dimetterti. È vero?
"Al momento rimarrò seduto nei banchi della minoranza, con l'obiettivo di aiutare il gruppo di giovani che abbiamo coinvolto, per farli crescere ed essere pronti alla sfida fra cinque anni. Nel corso di questi anni si valuterà se sarà il caso di lasciar fare esperienza diretta a qualcun altro in consiglio".
È prematuro per chiederselo, ma ti ricandiderai fra 5 anni?
"No. Se dovessi rimanere fino alla fine di questi 5 anni, avrei alle spalle venti anni di attività. E credo che sia giusto lasciare spazio ad altri".
Cosa deve cambiare nel Partito Democratico?
"Tutto. Dalle logiche prettamente correntizie, alla spartizione mera e becera che è stata fatta a livello torinese e non solo. Una gestione politica totalmente assente, che anziché mettere insieme il buono che arrivava dalle varie anime è riuscita a buttare via il bambino e tenere l'acqua sporca".
E più di preciso nel Pd di Ciriè?
"Tutti devono lavorare con l'obiettivo di unire e di ritornare a fare politica dal basso".
Hai delle soluzioni concrete per quanto riguarda la politica dal basso?
"Un partito politico deve sempre chiedersi chi vuole rappresentare. Da questo può partire per riavvicinarsi ai cittadini con delle proposte concrete, discutendo, confrontandosi, senza perdere di vista il coinvolgimento dei giovani e lasciando a loro i giusti spazi. Il futuro è loro".
Pensi che il partito, in questa fase di cambiamento, abbia ancora di bisogno di figure come Francesco Brizio, Ruggero Vesco, Paolo Ballesio?
"Non bisogna mai pensare che azzerare tutto sia il modo giusto per migliorarsi. L'esperienza è senza dubbio importante e dalla loro esperienza si possono trarre i giusti insegnamenti. Credo ci sia bisogno di tutti".
Quindi non ci sarà una "rottamazione" nel partito dem ciriacese?
"Il PD dovrà prendersi tutto il tempo necessario per dare vita ad una nuova stagione. Senza però fare la caccia alle streghe o pretendere la testa di qualcuno. Le colpe sono equamente distribuite".
Quando eri segretario di partito, la coalizione del Pd era formata anche da Udc e sinistra. Perché queste due forze si sono allontanate?
"L'Udc di fatto non si è allontanata, è rimasta in maggioranza con noi fino alla fine. Si sono staccate delle persone, che prima rappresentavo l'Udc. Per quanto riguarda la parte di sinistra, forse si è fatto poco - anche da me come assessore - per coinvolgere anche i gruppi politici che non erano stati eletti in consiglio comunale".
Perché non siete riusciti a tenere unita l'Udc?
"Le ragioni non sono da ricercare tra di noi, forse in questioni più interne a loro".
In autunno ci sarà il congresso straordinario del Pd torinese e dei comuni dell'area metropolitana, compreso Ciriè. Sarà eletto il nuovo segretario dem ciriacese. Come deve essere secondo te? C'è bisogno di un giovane per dare un segnale di cambiamento?
"Credo ci sia bisogno di segnali forti, di dare l'idea netta che abbiamo percepito il messaggio degli elettori. Indubbiamente una figura giovane che riesce a coniugare al suo interno capacità di ascolto e di entusiasmo potrebbe fare bene".
Tu sei già stato segretario. Ti rivedresti in quel ruolo, per traghettare il cambiamento del partito?
"Fortunatamente non ho mai sofferto della "sindrome dell'ex". Credo che un capitolo che si è chiuso non si debba riaprire".
C'è qualcuno che vedresti bene come prossimo segretario? 
"Abbiamo tante persone che possono ricoprire questo ruolo, ma non è mai bello fare nomi. Credo sia prima necessario avere un confronto con tutti, che dovrà essere molto franco ma sempre leale, costruttivo e mai distruttivo. Da queste basi si può, insieme, ragionare per individuare la figura più giusta".
Cosa ti aspetti dal tuo futuro, per quanto riguarda la politica?
"La politica per me è servizio. Il discorso non deve riguardare quello che io mi aspetto dalla politica, ma quello che io posso ancora dare alla politica".
La campagna elettorale è finita. Hai da tirare fuori sassolini dalla scarpa?
"Di sassolini ce ne sarebbero tanti. Ma li toglierò tutti quando sarò sulla spiaggia ad agosto (ride ndr)".
manuel.giacometto@gmail.com
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