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JUDO. Andrea Regis operato alla spalla: addio Rio 2016

Andrea Regis non parteciperà ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016. A San Mauro Torinese, la sua città, e a Settimo Torinese, la sede dell’Akiyama, l’associazione sportiva in cui è cresciuto, in Italia e in giro per il mondo, in tutti quei paesi in cui l’atleta sanmaurese è stato capace di farsi apprezzare per le sue qualità atletiche e morali, questi sono giorni tristi. Il sogno di partecipare alle Olimpiadi, da sempre coltivato da Andrea, per ora non si realizzerà a causa di un serio infortunio alla spalla destra e al conseguente intervento chirurgico. Per ora, avete capito bene! Perché siamo certi sin d’ora che il 25enne sanmaurese ce la metterà tutta per qualificarsi per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Il suo cuore sarà comunque già sui tatami di Rio de Janeiro, perché la sua fidanzata, la coetanea olandese Kim Polling, è da diverso tempo ai vertici del ranking mondiale e in Brasile avrà motivazioni doppie. Un infortunio, per uno sportivo di alto livello, è un colpo basso: incrina o fa svanire le certezze, cambia radicalmente la vita quotidiana, rende l’orizzonte pieno di nuvoloni neri, muta i rapporti con le persone più vicine. Ma è proprio da queste persone che Andrea deve ripartire, sapendo di non essere da solo e di poter contare su di loro in ogni momento. In primis dalla sua Kim, che più di ogni altra persona capisce bene cosa sta passando in questo momento della vita, da sua sorella Alessia, judoka di alto livello e per ironia della sorte reduce da un serio infortunio alcuni mesi fa, dai suoi genitori, dagli amici e dalla sua “seconda famiglia”, quell’Akiyama che oltre a essere fucina di talenti è portatrice di valori forti. Come umiltà, professionalità, tenacia e altruismo: tutte doti che Regis possiede e alle quali dovrà far affidamento per tornare al più presto sui tatami più forte di prima. Andrea è per tanti giovanissimi atleti un esempio, ma non solo. E’ un campione di cui lo sport ha bisogno: nel linguaggio comune, un campione è l'atleta vincitore di una gara o che eccelle su tutti gli altri. Ma per chi crede nel vero sport, un campione è un uomo o una donna capaci di non perdere mai la fiducia in sé stessi, continuare a inseguire sempre i propri sogni, attraverso sacrifici e rinunce, vittorie e sconfitte, gioie e dolori, e resistere quando tutto sembra perduto e c’è solo la forza della volontà a sorreggerci. Per il premio Nobel Rudyard Kipling e la sua memorabile “If”, Andrea sarebbe un campione, un uomo. Bene, anche per noi lo è, oggi più che mai!
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