La notizia l’ha data Luca Pier Giorgio Isella, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, scegliendo come mezzo di comunicazione il social network facebook. “Ieri, 4 aprile 2016, ricorrendo quest’anno la festa dell’Annuncio del Signore a Maria di Nazareth - scriveva sul suo profilo -, i Frati Cappuccini del Piemonte hanno reso pubblica la notizia che, in accordo con il Vescovo di Ivrea (27 febbraio scorso), dal prossimo settembre, tra sei mesi, in anticipo rispetto a quanto si poteva pensare, cesserà la nostra presenza plurisecolare a Chivasso”. Una notizia che era nell’aria da tempo, ma che in città molti speravano non arrivasse mai. I frati cappuccini sono presenti a Chivasso dal 1624. Nel 1982 viene eretta la parrocchia “Maria Vergine di Loreto” e da allora i frati svolgono la pastorale parrocchiale: catechesi, oratorio, ecc... ecc... Sono inoltre punto di riferimento per i movimenti spirituali e i gruppi di operatività sociale della zona chivassese. Da alcuni anni hanno anche assunto la cura pastorale dell’ospedale civile cittadino. Oggi sono quattro: frà Stefano, frà Carlo, frà Luca e frà Renato. Il motivo della fine della loro presenza secolare a Chivasso va ricercato nella necessità di una organizzazione più “razionale” delle parrocchie tra l’Ordine e la Diocesi di Ivrea, retta dal Vescovo Monsignor Edoardo Cerrato. Dopo la scomparsa di padre Bruno Caminale, che reggeva la parrocchia della Madonna di Loreto a Chivasso, non è stato individuato un suo sostituto tra i Frati Cappuccini. Oggi le veci di reggente sono svolte, pro tempore, da don Tonino Pacetta, parroco di San Giuseppe Lavoratore. Una situazione che si sarebbe dovuta risolvere, prima o poi. “Pellegrini e forestieri in questo mondo... però le amicizie rimangono - scrive frà Carlo sul suo profilo facebook -. Personalmente sono preoccupato per gli ammalati in ospedale e non solo. Chi li seguirà? E dico che si sarebbe potuto rimanere come convento. E non commento più”. Frà Carlo: “Seguiamo la volontà del Signore. Spero solo che i malati dell’ospedale non siano lasciati soli”Frà Carlo Basili, 68 anni, è a Chivasso dal 2001. Nella nostra città è un punto di riferimento ormai. E’ cappellano dell’ospedale, editorialista del nostro giornale, impegnato con le Acli e in vari altri progetti di valenza sociale. Allora frà, dove andate?Bella domanda. Con tutta sincerità, non so cosa rispondere. Non è detto che andremo tutti nello stesso convento.C’è la possibilità che la decisione venga rivista?No. C’è un disegno generale di lasciare Chivasso e noi seguiremo questa volontà.Sei dispiaciuto? Secondo me questa è una domanda sbagliata. Perché? Perché sono un frate. Io sono un essere per gli altri. Non esistono situazioni definite stabili in questo mondo. Pensare che sia così è un’assurdità. Con tutto quello che succede, persone che scappano dalla guerra, dai soprusi, dalle violenze, vuoi che un frate si agiti perché viene trasferito? Il senso della vità che ho scelto è dare la vita per gli altri. E va bene così. Tu sei anche il cappellano dell’ospedale. Con te se ne va una figura importante di assistenza ai malati... Ecco, questo mi preoccupa un po’. Non so se gli ammalati del nostro ospedale troveranno un altro cappellano. So solo che è utile una figura come la mia. Nessuno è indispensabile, sia chiaro, ma è indispensabile secondo me che questa figura non vada persa
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