Spuntano come funghi, ci si ferma davanti e mettono a dura prova la razionalità, perché ci si chiede a cosa servano e perché debbano essere cosi aberranti: sono cattedrali nel deserto, non sono il frutto della passione religiosa di qualcuno ma il risultato normalmente di uno spreco o di una promessa elettorale. Per fare una cattedrale nel deserto ci vogliono tre ingredienti: una carica politica, soldi, un luogo inadatto. Una volta costruite poi, non adempiono solo ad una funzione pratica limitata ma servono anche come oggetto di discussione e di contrapposizione politica e soprattutto diventano un’eredità nella speranza che chi verrà dopo saprà farne buon uso, una palla avvelenata, una spina nel fianco che ogni tanto fa male ma non la puoi togliere perché ormai i soldi li hai spesi e devi inventarti qualcosa per darle un senso. Può essere un’autostrada lasciata a metà perché ci si è accorti che in quel punto non è di ausilio al traffico o perché ci vogliono troppe risorse per terminarla, uno stadio immenso che poi non si riesce a mantenere, un aeroporto troppo lontano dalla città; può anche essere un palazzetto come quello di San Sebastiano, battezzato centro polifunzionale e poi ecomostro, per la sua sproporzione e il suo stile da prefabbricato. Nato più di dieci anni fa non si sa per quale scopo, dopo un lungo periodo di inutilizzo oggi viene impiegato due, tre volte all’anno perché si è scoperto essere troppo grande per qualunque cosa e per essere riscaldato d’inverno; dopo essersi arrovellate, le menti esauste di qualche amministrazione di passaggio hanno deciso che sarebbe stata la sede della sagra del Pom matan. Nella programmazione triennale 2016-2019 come se non bastasse l’Amministrazione Bava ha deciso di stanziare più di 50.000 euro per la realizzazione di servizi igienici in sostituzione di quelli attuali che erano stati donati dalla TAV. L’ecomostro diventa cosi anche un buco nero spaziale che fagocita ancora altro denaro pubblico perché ci si chiede se sia sensato costruire i bagni in una struttura di cui non si conosce il futuro né la destinazione d’uso, se non quella di ospitare una sagra una volta all’anno. Cosa si potrebbe fare con questa struttura? Se si decide di mettere da parte l’uso sportivo credo che un qualsiasi progetto di ampio respiro su questo edificio richieda un orizzonte di medio-lungo termine e quindi un obiettivo comune condiviso dalle parti politiche per evitare che ciò che fa una sia disfatto dall’altra e alla fine, della struttura resti solo un mosaico bizantino; penso ad un centro servizi, anche su due piani, in cui si affianchino un centro prelievi, un asilo nido, un’area per gli anziani ecc. Con i 50.000 euro di Bava invece l’ecomostro rischia di passare alla storia non solo per essere un gigante vuoto ma anche per avere bagni d’oro.
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