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11 Aprile 2016 - 11:41
GV 21, 11 - 19 Mi vuoi bene?
Malgrado le apparizioni di Gesù Risorto i discepoli manifestano una fede debole, ondeggiante tra progressi e regressi. Così è la nostra fede: sempre bisognosa di conferme e alla prova della vita di cadute in periodi di deserto. Ma la presa di coscienza della nostra pochezza, come nel caso dei discepoli, può diventare occasione di maggiore apertura al Signore.
Il Vangelo racconta come i discepoli, ritornati alla vita di prima, ne sperimentano di nuovo la fatica e gli insuccessi. La loro fede farebbe naufragio se il Signore non si facesse riconoscere attraverso situazioni già sperimentate con lui prima della sua Risurrezione. Riconoscere il Signore Risorto non è solo un’esperienza di consolazione. E’ dare fecondità nuove alle nostre vite, quella fecondità che non possiamo procurarci da soli. Questo è il passaggio fondamentale tra avere o non avere fede. Non basta umanizzarci di più. La fede non è una forma di umanizzazione tra le tante. Ce ne sono di più facili e di più efficaci in commercio. Non è questo lo specifico della fede cristiana! Chi non prende vita dal Signore alla lunga non riesce a dare sostanza e senso alla propria esistenza.
La triplice domanda di Gesù a Pietro dice il perché: se mi ami per davvero, vivi del mio amore. Come dire: seguimi e vedrai.
pace e bene
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