Nelle osterie, o meglio nelle "Piole", dove la domenica la si passava dopo la dura settimana di lavoro nei campi o nelle "boite" (laboratori), senza limite di orario, i giochi di carte con i tarocchi trionfavano. In ogni paese si trovavano queste osterie, ormai praticamente scomparse, composte semplicemente da quattro tavoli neri, segnati dai cerchi dei bicchieri, con il gatto quieto, ad inseguire i profumi della cucina nei freddi pomeriggi invernali. Grazie alla sua vicinanza alla Francia, ma forse anche per l' influenza dell'Italia settentrionale, il Piemonte conobbe e usò ben presto i tarocchi, che sono ancora uno dei pochissimi mazzi di questo genere in produzione. Intorno al 1830 una famiglia di Torino, i Vergnano, avviarono la produzione di un nuovo modello, oggi definito "Tarocco piemontese", simile ai Tarocchi cosiddetti "di Marsiglia". Tuttavia , i Tarocchi di Vergnano si distinguono dalla produzione francese per lo stile e per il contenuto di alcune carte, in particolare per il Matto, vestito con i pantaloni a sbuffo, che insegue una farfalla; per il Bagatto, che ha sul tavolo gli strumenti del calzolaio; per il Diavolo, che ha un muso di felino che spunta dall'addome; per il Giudizio, detto Angelo, dove i morti emergono dalle fiamme, collegandosi con l'iconografia popolare delle anime del Purgatorio; per l'Asso di Coppe, un vaso colmo di fiori e frutti.Grazie alla sua vicinanza alla Francia, ma forse anche per influenza dell'Italia settentrionale, il Piemonte conobbe e usò ben presto i tarocchi, che sono ancora uno dei pochissimi mazzi di questo genere in produzione. Altra variazione rispetto al mazzo "marsigliese" è l'uso dei numeri arabi al posto di quelli romani. Nella seconda metà di quel secolo, sulla base del mazzo di Vergnano fu introdotto il modello a due teste, senza dubbio utile ai giocatori che non dovevano girare le carte ogni volta che si presentavano rovesciate. Il gioco dei Tarocchi è tra i più vecchi praticati in Italia. È facile pertanto immaginare quali e quante varianti siano state innestate sul ceppo originale. Ci limiteremo qui a considerare una variante del Tarocco piemontese, il Tre e il Venticinque (dove tre sta per il numero dei giocatori e venticinque per il numero di carte distribuito ad ogni giocatore). Sottolineamo il fatto che il gioco dei Tarocchi va ritrovando nuovi favori tra i giocatori, soprattutto in Francia. Le carte necessarie al gioco sono speciali: il mazzo è composto di 78 carte. Nella maggioranza dei mazzi in uso sono presenti i semi di bastoni, spade, coppe e denari: esistono però anche mazzi con i semi tradizionali delle carte francesi: picche, fiori, cuori e quadri. Ogni seme comprende 14 carte; ce n'è una in più rispetto alla tradizione, che è il Cavallo, che si posiziona tra la Donna e il Fante. Oltre a queste 56 carte il mazzo di Tarocchi annovera 22 Trionfi, o Tarocchi, numerati dallo zero al ventuno. Il valore di presa dei Tarocchi è questo: carta numero 20 (L'angelo), carta numero 21 (Il mondo) e quindi tutti gli altri Trionfi, dal 19 al numero uno. La carta numero zero (Il matto) è una carta speciale da usare in determinate situazioni. II valore di presa delle altre carte per i semi di bastoni e spade, ovvero per i semi neri, è il seguente, in ordine decrescente: Re, Donna, Cavallo, Fante, Dieci, Nove e via sino all'Asso. Per i semi di coppe e denari, ovvero per i semi rossi, il valore di presa è invece questo: Re, Donna, Cavallo, Fante, Asso, Due, Tre e via fino al Dieci, che è quindi la carta di minor valore. Praticamente il valore delle figure è invariato per tutti i semi, mentre il valore delle altre carte (scartine o cartacce) va dal Dieci all'Asso per i semi neri e dall'Asso al 10 per i semi rossi. Questa è una delle cento maniere di giocare i Tarocchi. Si può giocare in quattro o in cinque, individualmente o a coppie, con l'accusa di particolari combinazioni che rendono punti, si può giocare con mazzi che hanno diverso numero di carte e ci si può sbizzarrire sul sistema di attribuire punti e vincite di partite. Il gioco rimane comunque divertente e col profumo del bel tempo antico. Naturalmente il Vicariato di polizia controllava costantemente questi luoghi di divertimento per evitare l'azzardo e le sue debite conseguenze. Ora queste "Piole" sono praticamente scomparse, quando, specie nei giorni e nei luoghi e nei giorni di fiera e di mercato, infatti era solito dire "mercante in fiera", per evocare quei grossi commercianti di bestiame, un po' sbracati e vocianti, ma con il portafoglio a fisarmonica, che giravano per i mercati, sedendo autorevolmente nelle trattorie, a far contratti e a giocare a Tarocchi. Veri ritrovi dei Piemontesi antichi, dove ci si poteva passare intere giornate intenti in questi giochi ormai scomparsi. E scomparse sono pure le osterie con quel sapore di vino e di quel profumo di sigaro perennemente presente, quasi a rappresentare un "salotto", dove era permesso ridere sguaiatamente e in libertà, in contrasto con i "salotti" letterari con specchi dorati ed elisir di ogni tipo, a discutere degli ultimi avvenimenti mondani. Nelle "Piole", invece trionfavano il vino e le merende improvvisate: insomma il ritrovo dei divertimenti popolari di allora: giochi da bocce nei cortili d'estate e il gioco dei tarocchi d'inverno. Purtroppo i rinnovamenti di qualche tempo fa, hanno fatto si che questo tipo di locali scomparissero, vittima delle ristruttirazioni moderene. Questo è il caso dei "Cacciatori" di Brozolo, di Sant'Antonio di Corteranzo, la "Trattoria della Stazione", a Lauriano, costruita nel 1912 e chiusa nel 1946, o "La Cantina del Polo Nord" (vista la posizione), realizzata nel primo decennio del '900 da "Pinot dal Polo", cantoniere, insieme alla moglie Felicina, e molte altre ancora sparse tra il Canavese e il Monferrato. Modi di vivere relativamente recenti ma irrimediabilmente scomparsi per le travolgenti esigenze del progresso. Un'altra storia persa per sempre....
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