La notizia a quanto pare non è dei giorni scorsi. L’Amministrazione comunale di Chivasso guidata da Libero Ciuffreda dedicherà una strada al giornalista Peppino Impastato. Per intenderci una traversa di via Baraggino, quella che corre lungo il supermercato Il Gigante. In realtà dovrebbe essere una cosa già fatta da un pezzo, ma l’inerzia degli uffici, l’insormontabile (sigh!) problema del cambio dell’indirizzo per i residente, e la classica lentezza della burocrazia stan facendo tutto il resto, cioè nulla. Peppino Impastato? Bene! Bravi! Bis! Diciamo sul serio. Se c’è un uomo che merita di essere ricordato con una strada, quando sarà, questo è proprio lui. Una vittima di mafia che tra le tante vittime di cui è costellata questa Italia è quella che da vivo (alla mafia) era riuscita a fargliele girare più di tutti. Solo una cosa non si capisce ed è come sia potuto venire in mente un personaggio come Impastato ad un’amministrazione come quella di Ciuffreda. Proprio a loro che vorrebbero leggere sui giornali solo cronaca educata e sommessa. Proprio a lui che in questi quattro anni da sindaco, insieme al suo vice Massimo Corcione, ha usato l’arma della querela con la stessa fotta di chi denuncia per far tacere. Il sindaco per un articolo de La Voce sulla multe utili a mettere a posto i conti del bilancio, l’altro, il “Leopoldo” per una sagra del cinghiale sulle fresche frasche del torrente Orco che faceva ridere a prescindere dai contenuti. Insomma, la querela tanto per querelare. Più o meno quel che fanno oggi i mafiosi con Pino Maniaci, titolare di Telejato, più di 300 denunce per diffamazioni inerenti servizi televisivi con la stessa impronta che fu di Impastato. E Peppino Impastato non era un giornalista qualsiasi. Era uno che credeva nel giornalismo di sputtanamento come unica arma per combattere Mafia e Antimafia. Dal 1976 al 1978 grande artefice di Radio Aut, la radio libera di Terrasini. E furono otto le trasmissioni radiofoniche satirico-schizofreniche (“Onda pazza”) curate da lui, da Guido Orlando e Salvo Vitale oggi collaboratore di Maniaci. Sigla, “Facciamo finta che tutto va ben” di Ombretta Colli. Si cavalcava l’Onda ogni venerdì: per rompere le scatole a chiunque avesse potere in quel pezzo di Sicilia, nei dintorni di Palermo. In primis, a Tano Seduto – Tano Badalamenti. Un mafioso potentissimo, assassino senza scrupoli, trafficante di droga. E loro? Altro che chiamarlo “boss”, puntualmente lo riducevano ad un pagliaccio. Racconta Salvo Vitale (nel libro “Resistere a Mafiopoli – La storia di mio fratello Peppino Impastato” di Giovanni Impastato e Franco Vassia - Collana Eretica Speciale): “In radio avevano fatto saltare uno dei punti di riferimento della cultura mafiosa: il rispetto per “l’uomo d’onore”. L’uomo d’onore, per antonomasia, in quel momento, era Tano Badalamenti difeso, nel territorio, dalla chiesa, con appoggi nel Pci e nella Dc. Bipartisan, diremmo oggi. Mafia, politica e preti. E’ si comincia nell’estate del 1977 con “L’ammazzapreti”. Un attacco frontale al clero “simbolo nefando del potere precostituito” e di sottofondo una canzone per augura al Vaticano di bruciare – col Papa dentro, s’intende. C’è dell’altro. E lo dice Peppino Impastato: “Una spia, un agente della CIA, il Vaticano l’ha avuto: si tratta di Paolo VI, che nel 1950, quando era segretario di Stato, era un agente della CIA e ha ricevuto qualcosa come un milione di dollari per organizzare, per la precisione nel 1950, un Anno Santo di gazzarra anticomunista”. Altra trasmissione: “La Cretina Commedia”, del 3 marzo 1978. Tutti in lacrime per i cittadini di Terrasini, elettori della Dc. Impastato si prende gioco dei comunisti che sventolano la bandiera dei liberali, della Dc che si mangia il Psi, di varie personalità politiche locali e dei poveri “mafiosetti”. Immaginare l’impatto di una trasmissione del genere su un piccolo centro abitato non è difficile. Un coraggio folle. Altra registrazione, “Scommettiamo”, datata 31 marzo 1978, sulla falsariga di una trasmissione di Mike Bongiorno. La redazione di Aut ne approfitta per fare nomi e cognomi dei politici locali conniventi con la Mafia, per alludere ai raccomandati e per raccontare come si tenevano i consigli comunali. Alè. Quindi, è il turno di “Western e Mafiopoli”, del 7 aprile 1978, con l’inno nazionale di Mafiopoli, perla dell’Europa, quindi sciacquone del cesso, gorgoglii, rumori di piscio. Avanti con la “Sagra della Ricotta”, una Onda Pazza del 21 aprile 1978: ennesima satira sull’amministrazione comunale, con il significato reale di un prodotto caratteristico (“ricottaro” sta per sbruffone, cazzaro). “In questo paese - diceva Impastato - c’era un Consiglio comunale che doveva uscire, dopo aver contentato gli amici: era l’ora delle elezioni. Mancava soltanto una convocazione per certi emendamenti al Piano di fabbricazione: ma il sindaco la convocò alle 24 e 1 minuto del 30 marzo, e così il vicesindaco… fu inculato. Per soli cinque minuti, fu inculato. Nuove elezioni! E chi si presenta?” “Si sono mobilitati gli amici, gli amici degli amici e gli amici degli amici degli amici, gli amici degli amici degli amici degli amici degli amici e poi ancora gli amici degli amici degli amici degli amici degli amici degli amici degli amici” Arriviamo all’ultima puntata, quella del 5 maggio 1978 dal titolo “Vigilia elettorale” ,registrata quattro giorni prima che Peppino Impastato cada, trucidato dalla mafia. All’inizio si dirà: “suicidato”. In sottofondo, “Quelli che la mafia… non ci risulta” di Enzo Jannacci. “E il sindaco cos’è? Un democristiano. “Scudo crociato, cialtrone di Stato”, dice Peppino. E furono le ultime sue parole.
Peppino Impastato
Peppino impastato Nacque a Cinisi (Palermo), il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi ed il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso nel 1963 in un agguato nella sua Giulietta imbottita di tritolo). Ancora ragazzo rompe con il padre, che lo caccia di casa, ed avvia un'attività politico-culturale antimafiosa. Nel 1965 fonda il giornalino L'idea socialista e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi, partecipa, con ruolo di dirigente, alle attività dei gruppi comunisti. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1976 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.
Pino Maniaci,
in Sicilia,
ha raccolto
il testimone di Pino Impastato
A raccogliere il testimone di Peppino Impastato, in Sicilia, oggi c’è Telejato, piccola emittente televisiva gestita dalla famiglia Maniaci, dal 1999 sotto la guida di Pino Maniaci. E’ visibile sul canale 273 dell Digitale Terreste, ma è molto attiva anche sui social network. Telejato, ha sede a Partinico e copre un bacino d’utenza caratterizzato storicamente da una forte presenza mafiosa: Alcamo, Castellammare del Golfo, San Giuseppe Jato, Corleone, Cinisi, Montelepre. Sulla scrivania di Pino Maniaci quasi 300 querele di politici e mafiosi, ma molti di più gli elogi raccolti dalla stampa internazionale.
Pino Maniaci
Una volta gli han bruciato la macchina, un’altra volta hanno minacciato di morte i suoi famigliari ma lui continua lo stesso, imperterrito a prendere tutti per il sedere. ?Un grande del giornalismo. Un’icona vera non di cartone. Anche a lui bisognerebbe dedicare una strada e farlo subito, fintanto che è in vita e potrebbe anche godersela. Un modo per dirgli “grazie” per quello che fa e quello che fa vale davvero mille volte di più di quanto abbia mai fatto tutta l’organizzazione italiana dell’antimafia. Tra i collaboratori dell’emittente vi è anche Salvo Vitale, già conduttore con Peppino Impastato di Radio Aut della trasmissione Onda Pazza.