“Ma la trasparenza, dov’è?”. Sembra ormai il ritornello stonato di una canzone famosa quello intonato dai rondissonesi Barbara Squillace, Giuseppe Tosetto e Rocco Perrone, membri del Comitato civico per la difesa dell’acqua ed ora impegnati contro il futuro impianto di biometano e compost. Accettato all’unanimità sia dalla maggioranza che dai consiglieri di minoranza, verrà costruito vicino all’acquedotto comunale, al confine con Mazzè, e brucerà rifiuti organici, producendo 3 mila tonnellate all’anno di biogas. Il 4 gennaio scorso, i tre cittadini hanno protocollato in Comune la richiesta per ottenere le copie della convocazione della Commissione ambiente in cui è stato dato l’ok alla costruzione dell’impianto e dei verbali redatti all’interno. Sempre in quell’occasione hanno chiesto all’amministrazione di “avvisare la cittadinanza di Rondissone quando il progetto sarà depositato in Città Metropolitana, rispettando così il diritto dei cittadini all’informazione ambientale e alla trasparenza amministrativa”.“È passato un mese e ancora non abbiamo ricevuto nessun documento da parte dei nostri amministratori- inforcano Squillace, Perrone e Tosetto-. Abbiamo richiesto i verbali perché crediamo sia importante essere informati su una questione importante che riguarda il nostro territorio e ancor di più se si di mezzo ci va la nostra salute. Il modo in cui sono stati presi gli accordi con la ditta è stato scorretto. Hanno fatto tutto sotto il periodo di Natale e di nascosto dai cittadini. Ci hanno avvisati solo quando i giochi erano ormai fatti”. “I termini per la consegna di quello che abbiamo richiesto stanno scadendo- continuano- e solo adesso ci vengono a dire che nella richiesta erano necessarie le firme di tutti. Sabato mattina abbiamo dovuto protocollare ancora tutto e ci hanno espressamente specificato che il termine dei 30 giorni era praticamente ripartito da zero”. Adesso per avere qualche foglio “messo in croce” bisognerà aspettare marzo. “Ma noi non molliamo- concludono-. Se non ci faranno avere quei documenti andremo dritti in Procura”.
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