Dopo il clamore suscitato dal sorpasso della Città di Bergamo con la sua candidatura Unesco delle “fortezze veneziane tra il XV e il XVII secolo”, nei confronti di quella eporediese, non potevamo questa settimana esimerci dal dire ancora qualcosa su questo tema. Non foss'altro che per il tempo da cui se ne parla (2008), per l'inserimento nella “tentative-list” dal 2012 e per le ingenti risorse finora spese per la realizzazione del dossier di candidatura. Intanto va rimarcato come in Italia si riesca sempre a diminuire la propria credibilità internazionale dando un colpo al cerchio ed uno alla botte. Le complesse, quanto consolidate, procedure Unesco contemplano il fatto che ogni Paese può far valutare agli uffici di Parigi una sola candidatura l'anno. A decidere quale candidatura debba essere sottoposta all'istruttoria è la Commissione Nazionale Italiana dell'Unesco che ha sede presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT). Quest'anno insieme alla candidatura di “Ivrea, città industriale del XX secolo” è scesa in campo la summenzionata candidatura di Bergamo. La Commissione romana, il 22 gennaio scorso, ha deciso che la più meritevole delle due fosse Bergamo; decisione che non ha nulla di scandaloso né motivo per stracciarsi le vesti. In ogni competizione uno vince e gli altri arrivano dietro per cui se si decide di giocare una partita si mette in conto la possibilità di uscire sconfitti senza fare drammi, ma facendo tesoro dell'esperienza acquisita. Nell'Italia “rottamata” di oggi c'è però un partito che, nel caso specifico, ha giocato su tutti i fronti: quello nazionale, con il Ministero, come quello delle due entità coinvolte, Bergamo e Ivrea. Per non creare turbative interne ecco l'idea geniale che lasciamo al testo letterale del Consiglio direttivo della Commissione che: “con una procedura innovativa, ha deliberato di inviare entrambe le candidature all'Unesco, con l'ordine di priorità che vede le Opere di difesa veneziane al primo posto”. Giriamola pure come vogliamo, ma il senso è inequivocabile tanto che non si capisce quale sia stata l'utilità di spendere ulteriori quattrini pubblici per portare il voluminoso dossier fino al di là della Alpi. Alla luce degli eventi eporediesi si potrà così rimodulare la famosa frase, pronunciata da Enrico IV di Borbone re di Francia: “Parigi val bene una messa” in “Parigi val bene una candidatura”. Come abbiamo già detto la settimana scorsa invece di incaponirsi nel dire che “non abbiamo perso e siamo andati a Parigi comunque” sarebbe ora utile dare vita ad un momento di riflessione cercando di capire, se si deciderà di continuare nel tentativo, se ci sono margini di miglioramento e secondo il nostro modesto parere ce ne sono e molti. Abbiamo già anche detto che però, per non sprecare quanto fatto finora, servirebbe una cesura netta con il passato a partire da una maggiore condivisione e partecipazione popolare per dare vita ad un processo culturale trasparente e calato in quella moltitudine di persone che l'epopea olivettiana l'hanno vissuta, studiata e fatta propria. Servirebbe che la candidatura diventasse un movimento corale, passionale e territoriale e non la fredda esecuzione di qualche solista, avulso dal contesto, come invece è avvenuto. Purtroppo i primi segnali non sono incoraggianti tanto che nel Consiglio Comunale del 25 gennaio scorso il Sindaco ha visto bene di non fare nemmeno una comunicazione ufficiale sulla questione dando così vita ad un dibattito all'interno dell'assemblea cittadina. Qualche parola in merito alla candidatura, che continua a definire “parsimoniosa”, l'ha effettivamente detta, ma in modo unidirezionale e utilizzando lo spazio improprio di una mozione presentata dal sottoscritto e dal Consigliere Tognoli con la quale si chiedeva venissero resi pubblici i costi finora affrontati e le relative delibere di affidamento dei numerosi incarichi distribuiti in maniera alquanto discutibile. Degli incarichi non si è vista l'ombra mentre riguardo le spese il Sindaco, nello stupore generale, ha detto che ci avrebbe letto alcuni dati, ma senza lasciare agli atti documenti scritti. Comportamento difficile da comprendere visto che comunque ogni parola detta in Consiglio è registrata e verbalizzata. Dopo aver preso quindi appunti abbiamo chiesto che venisse resa pubblica, appena possibile, una distinta dettagliata e scritta con tutti i costi ed i relativi atti di affidamento di incarichi. Ad esempio vorremmo capire quali fossero i tempi, i modi, le prestazioni richieste e i compensi definiti contrattualmente con il coordinatore della candidatura visto che, ad oggi, pare abbia percepito l'iperbolica somma di 132.157 euro. Come sarebbe interessante capire il valore aggiunto del Seminario Internazionale costato oltre 20.000 euro, bruciati in un paio di giorni senza lasciare traccia (non ci risulta esistano nemmeno gli atti dell'evento), e se non sarebbe stato più utile dare vita ad una serie di incontri pubblici più popolari capaci di coinvolgere maggiormente, con maggior umiltà e sobrietà, i cittadini. E' nostra abitudine chiudere con una riflessione. Seppur convinti, ma fin che non potremo vedere il relativo contratto non ne avremo la certezza, che il coordinatore fosse stato incaricato anche di redigere il Piano di Gestione abbiamo appreso dalla voce del Sindaco che tale elaborato è stato affidato al Consorzio Insediamenti Produttivi per la modica cifra di 59.999 euro. Si tratta di un consorzio a prevalente partecipazione pubblica che da Statuto: “opera localmente per coordinare le attività di realizzazione e gestione della aree industriali attrezzate”. Come direbbe qualcuno: “ma che c'azzecca con il Piano di Gestione Unesco?” Dubitando che un ente con questo mandato statutario abbia al proprio interno figure professionali in grado di redigere il succitato documento programmatico sarebbe utile capire chi ne è stato effettivamente l'autore anche perchè, ad oggi, i Consiglieri Comunali non hanno ancora avuto la fortuna di poterlo visionare e in tal modo saprebbero, quanto meno, da chi andare per riceverne una copia.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.