Cerca

"STRUMENTI MUSICALI MEDIEVALI"

"STRUMENTI MUSICALI MEDIEVALI"
“Il cronista Eginardo, in una preziosa testimonianza dell’anno 826, ci narra che venne un certo prete da Venezia, chiamato Giorgio, che affermava di saper costruire organi. L’Imperatore lo mandò ad Aquisgrana con il suo tesoriere Tancolfo e impartì l’ordine che gli fosse messo a disposizione tutto quanto era necessario per costruire lo strumento. E’ la prima notizia che abbiamo di un organo europeo: l’ingegno di un prete veneziano”   Si trattava dell’Organistrum, l’antenato della “symphomia” o della “ghironda”, con corpo a chitarra, ovvero la più antica rappresentazione della cosiddetta “viella” o “ruota”. Nonostante il medioevo abbia conosciuto un cospicuo numero di strumenti musicali, la cui esistenza ci è trasmessa da fonti letterarie, ma soprattutto da fonti iconografiche, che si possono ritrovare in miniature, affreschi, bassorilievi, vetrate, arazzi, piuttosto che da reperti, che essendo estremamente rari, ne possiamo avere la disposizione visiva solamente nei musei. Anche nella vicina Vercelli era suonato l’Organistum, come si poteva vedere in un mosaico (foto), del quale rimane solamente la riproduzione, fatta eseguire, prima che venisse demolita nel 1600 la chiesa in cui esso si trovava. Però, vi sono esempi di affreschi e tavole che si riferiscono all’incoronazione della Vergine, mentre altre riguardano scene del Paradiso con le schiere angeliche , oppure, genericamente il soggetto della Madonna in trono, alla quale fanno corona, o almeno sono presenti, angeli musicanti con la “Citola” o la “Viola da Gamba”.   I suoni della musica medievale si rincorrevano e si accordavano tra di loro obbedendo ad una scala musicale antica di millenni, ma che era ancora in uso corrente e che lo sarebbe stata fino alla seconda metà del 1500. Quindi la musica strumentale nel medioevo svolgeva un ruolo di gran lunga inferiore a quello della musica vocale per vari motivi, il primo dei quali era costituito dalla assoluta supremazia del canto liturgico inteso come canto puro senza accompagnamento. Veniva poi il sistema “neumatico” (musicale) che poteva assolvere le esigenze del canto gregoriano, ma non era adatto a soddisfare quelle più complesse della musica strumentale. Inoltre la sua qualità, caratterizzata da una povertà di timbro e da una intonazione approssimativa, rendeva problematico un dialogo tra strumenti di vario tipo e di vario genere. La Biblioteca Capitolare di Ivrea, conserva un’importante raccolta di Codici liturgico-musicali e si conoscono diversi inventari a partire dal secolo XV. Nell’antico elenco del 1427, sono menzionati nella sacrestia una decina di libri per la celebrazione della messa, per la celebrazione della liturgia delle ore ed altri libri rituali. Invece tra i libri liturgici della Biblioteca Capitolare vanno ricordate tre raccolte di benedizioni pontificali e vari libri con musica. Di questi ultimi sono particolarmente interessanti a motivo della notazione neumatica. Di un graduale-tropario si afferma essere provvisto “cum notulis quasi musicarum”.   Fortunatamente oggi possiamo anche ammirare nella chiesa di San Cristoforo a Vercelli e nell’Abbazzia di Fruttuaria a San Benigno, due ancone che effigiano una Madonna, dipinte da due allievi di Martino Spanzotti e Defendente e Gaudenzio Ferrari, fra i quali, nonostante coetanei ed omonimi per cognome non correva alcun grado di parentela. Defendente nasce a Chivasso, mentre Gaudenzio nasce a Valduggia. Tralasciamo il loro alto valore artistico per soffermarci sull’importanza che essi hanno sulla storia del violino. Come si può osservare, in entrambe le ancone, ai piedi della Madonna, è raffigurata una coppia di angioli musicanti nell’atto di suonare l’uno uno strumento ad arco e l’altro un liuto. L’ancona di Fruttuaria è stata datata sulla base di documenti ritrovati nell’Abbazia nel 1525, mentre l’ancona di San Cristoforo è stata sicuramente dipinta da Gaudenzio nel 1529.   Lo strumento ad arco del Defendente è ancora abbastanza lontano nelle sue forme dalla morfologia di quello che sarà da lì a poco il violino, mentre quello rappresentato da Gaudenzio non ha più la cavigliera a spatola, ma è munito di un ricciolo a falcetto e ha i fianchi già simili al violino stesso, anche se la scuola cremonese ne attribuisce il periodo intorno metà del 1500.Queste testimonianze iconografiche, confermano che l’origine del processo inventivo che ha portato in una trentina d’anni, tra il 1526 e il 1550, al violino cremonese tradizionale, andrebbe in realtà collocata nella pianura padana occidentale tra Canavese e Vercellese. Invece per ciò che riguarda i Codici che possiamo degnamente considerare alla pari di altri centri importanti italiani, come Novara, Vercelli, Verona e Milano, considerando l’importanza dello “Scriptorium Eporediese”, ci si trova di fronte ad un numero ristretto di libri anteriori al XIII secolo, probabilmente andati perduti o presenti in altre biblioteche. Sono anche presenti Codici di diversa origine, in particolare novarese e pavese. La relazione con Novara è data dal fatto che il primo vescovo, Gaudenzio, era nativo di Ivrea, invece il rapporto con Pavia è testimoniato dalla grafia musicale bretone-pavese. Questi Codici musicali sono attribuiti ad uno scrittorio di Pavia, ma si ritiene siano stati in uso nello stesso secolo. Il riferimento a Warmondo, in una sequenza, permette di ipotizzare che il graduale sia stato scritto ad Ivrea da una mano che conosceva bene la tradizione pavese o scritto a Pavia su una esplicita commissione eporediese.
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori