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CHIVASSO. Il Vescovo lancia un messaggio a Castelrosso: "Aiutate don Gianpiero"

CHIVASSO. Il Vescovo lancia un messaggio a Castelrosso: "Aiutate don Gianpiero"

Il Vescovo di Ivrea, Monsignor Edoardo Cerrato, a Castelrosso

Se n’è stato zitto zitto, in fondo alla sala, per un’ora e mezza buona buona. Il Vescovo della Diocesi di Ivrea, Monsignor Edoardo Cerrato, l’altra sera ha fatto una sorpresa ai castelrossesi che si sono ritrovati nel salone della Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso. Un’ora e mezza in piedi, attento e concentrato alle parole di ogni parrocchiano. A quelle di chi rimpiange don Nicolino, di chi proprio non lega con don Gianpiero, di chi chiede un po’ più di comunicazione all’attuale reggente della Chiesa di piazza Assunta e di chi, invece, invoca un po’ di indulgenza per il sacerdote neanche quarantenne. Quasi alla fine, poi, ha preso il microfono e la parola. Ed è andato a ruota libera, salvo rispondere a qualche domanda qua e là e salvo raccomandarsi, alla fine, con i giornalisti presenti, che se avessimo riportato il suo intervento, avremmo dovuto farlo “fedelmente”. “Mi raccomando, tutti voi mi siete testimoni di ciò che ho detto...”. Eccolo qui, il pensiero del Vescovo, su questo “mal di pancia” dei castelrossesi - così come l’ha sintetizzato qualcuno, in sala - nei confronti di don Gianpiero. “Sono venuto qui per una mia libera decisione - ha puntualizzato il Monsignore -, perché credo che una qualunque figura rappresentativa, di una realtà ampia come quella della mia Diocesi, con le sue 141 parrocchie, o di una piccola, debba essere cosciente del proprio ruolo e debba saper ascoltare. Per questo ho ascoltato così a lungo, anche se avrei potuto fare le pulci su alcuni argomenti che ho sentito tirare fuori...”. “Sono qui - ha proseguito - per dimostrarvi che non è che non mi interessa quello che sta succedendo a Castelrosso. Sono venuto per ascoltare un’altra campana da quella che ho già sentito: quando sarà il momento di parlare, state tranquilli che parlerò. Oggi, credo che il tempo non sia ancora maturo per intervenire”. “Ve lo chiedo sinceramente - ha aggiunto il Vescovo -: ma perché nessuno è venuto da me a dirmi: ‘Monsignore, questa parrocchia non funziona!’ Se i problemi sono così grossi come è stato evidenziato da qualcuno, non credo siano iniziati ora. Sarà almeno qualche anno... Io don Nicolino non l’ho conosciuto, l’ho visto una volta sola, mentre don Gianpiero l’ho nominato io. Quindi avreste potuto tenermi informato: se qualcuno mi avesse chiesto di potermi parlare, l’avrei ricevuto. Altri di Castelrosso sono venuti a dirmi che mi ringraziavano per il parroco che gli ho mandato. Dovete rendervi conto che il parroco non è il signore di Castelrosso: è uno che è stato messo qui da me, quindi in cima a tutto non c’è lui, ma chi l’ha messo lì. Un parroco non può oggi essere un riferimento per tutto, lo Stato della Chiesa non esiste più”. Nel suo intervento, il Vescovo ha anche fatto cenno al lascito di don Nicolino e alla Fondazione che è stata creata per gestirlo. Fondazione presieduta da don Giuseppe Boero di Verolengo. “Per informare i fedeli sulle attività della Fondazione abbiamo usato il nostro giornale - ha spiegato Monsignor Cerrato -. E’ evidente che, se un parroco lascia oltre un milione di euro ad una parrocchia, ci si deve porre un problema di come gestire quei soldi. Serviva una Fondazione, non poteva farlo semplicemente la parrocchia. Vi ricordo che don Nicolino è mancato a novembre, il parroco nuovo è arrivato nel luglio dell’anno successivo. In quel lasso di tempo non si poteva lasciare che una simile somma non venisse gestita. Badate bene, però: la Fondazione è una garanzia di salvaguardia di quel patrimonio. Non è stata istituita per spendere, quel patrimonio, ma per salvaguardarlo: ecco perché se ci sono cinque progetti di ristrutturazione dell’oratorio, come mi è stato riferito, il parroco li sottoporrà al giudizio della Fondazione che dirà se e quale è realizzabile. La Fondazione deve impedire che quei soldi, così tanti, vengano sciupati. State attenti: quando partiranno i lavori, quei soldi finiranno in fretta...”. Il Vescovo ha concluso con cenno alla scelta di condividere le attività del catechismo di Castelrosso, da quest’anno, con la parrocchia della Madonna del Santo Rosario, al Borgo Sud Est, che tante polemiche ha suscitato, soprattutto da parte delle mamme: “Esiste un problema di agibilità della casa del catechismo a Castelrosso? Verificherò. Una mamma, ad esempio, mi ha detto altre cose rispetto alle vostre: ‘non porterei mai mio figlio lì’, mi ha spiegato un giorno. Verificherò anche questo. Certo è che condividere le attività con qualcun altro non è così grave: in eporediese ci sono parroci che arrivano a reggere anche otto parrocchie....”. “E’ chiaro che nella situazione di oggi - ha chiuso il Vescovo - è necessario dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. Bisogna ricominciare. E per farlo occorre una buona volontà da tutte le parti: voi, e il don, dovete fare mezzo passo indietro per riuscere a fare, entrambi, insieme, un passo vero, in avanti...”.
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