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"IL CASTELLO DI BRANDIZZO"

"IL CASTELLO DI BRANDIZZO"
Nella prima metà del X secolo l’Europa occidentale venne flagellata da violenze interne e minacciata dalle incursioni saracene e ungare. La conseguenza, fu che il territorio si ricoprì di fortezze dando luogo al grandioso fenomeno dell’incastellamento. In Italia ciò ebbe luogo a partire dagli ultimi decenni del IX secolo e si protrasse per almeno duecento anni , sullo sfondo politico del Regno italico e della generale tendenza alla frammentazione del potere. Ogni episodio di incastellamento di un centro abitato rappresentava un caso a sé. Per rimanere in località limitrofe al nostro paese, intorno al 981, si ha notizia della conferma dell’imperatore Ottone III al vescovo di Torino Amizone del “Castellum Sancti Raphaelis”, sito sul colle che domina il Po e si affaccia su Brandizzo. Intanto, nel 1178, Guglielmo IV di Monferrato fece di Chivasso una delle sedi del suo dominio edificando un castello di cui resta tuttora la torre ottagonale. Nello stesso anno vengono erette anche le Torri di Cimena, Brandizzo, San Raffaele e San Sebastiano.   In seguito : “dall’alzamento di una Torre e attigua abitazione dè di lei Custodi fatto oltre il Torrente Amalone, investito poi in nobil feudo colla ragione del Pedaggio dal Marchese del Monferrato Gioanni I circa il 1300 trae l’origine il luogo di Brandizzo, in cui dal feudatario si erge verso il 1351 un Castello…” Di questo sappiamo che gran parte del suo territorio era posseduto dai monaci di Fruttuaria e organizzato in una enorme azienda agricola. Sarebbe interessante, ma non ci è dato sapere, a chi l’abate l’avesse infeudato l’8 settembre 1203 “locus et villa Brandicii, castrum tenetur in feudum a dicto Domino Abbate”, anche se nulla garantisce che i castelli attestati per la prima volta, non esistessero già in tempi precedenti. Comunque i due documenti riguardanti i beni e  redditi non fanno mai espressa menzione di un “castrum”, ma indicano in più occasioni, il toponimo “ad Castellarium” e il “rivus Castellarii, che non ha significato compiuto di castello, anche se in qualche modo ne riecheggia il nome.   Sappiamo dunque che a Brandizzo un castello è esistito e sappiamo anche dove era localizzato. L’attuale via Piave era denominata, fino al dopoguerra, “via del Castello”, nella palazzina dell’ex cascina Airale, poi Villa Perotti. Nel descrivere i beni aggregati al “tenimento del Castello”, si localizza l’edificio così nominato. Meritevole di essere segnalata è la presenza di una Torre di non modeste dimensioni, inserita, ma distinta dal corpo nord-ovest dell’edificio. Nel secolo XIV, il novarese Pietro Azario, assegnava ai Conti di Biandrate, oltre ai luoghi di San Giorgio Canavese, Corio, Foglizzo, Ozegna e Montalenghe, con i rispettivi castelli, anche “Brandicium Castrum”, e anche nei patti e nelle condizioni della tregua siglata ad Asti il 29 giugno 1342, tra il principe Giacomo di Savoia-Acaja e il marchese Giovanni II di Monferrato, viene fatta menzione del “Castrum Brandicii”. Ancora il Casalis, nel suo “Dizionario” ottocentesco, afferma che “dalla parte di Levante vedevasi ancora in Brandizzo l’antico castello, che fu nei tempi andati ben munito, e di non poco rilievo”.   Nel 1435, Brandizzo, insieme a Settimo e a Chivasso, entra a far parte del ducato di Savoia e viene infeudata a Giovanni Antonio de Mazello, investito a suo tempo del luogo dai Paleologi del Monferrato. In un documento del 15 luglio, questi rivendica i propri diritti su Brandizzo davanti al Duca Sabaudo e riesce, in attesa di essere investito dal nuovo sovrano, ad ottenere da Ludovico di Savoia, figlio di Amedeo VIII, la somma di 1500 ducati d’oro e la concessione per sei anni  della “turrem seu domum fortem Brandicii, cum illius burgo territorio, distructo, jurisdictione, bominibus, fictis, pedagibus, et ceteris pertineciis universis”. Al di là dell’importanza storica dell’evento, il documento segnala l’esistenza in Brandizzo di una “torre” o “Casaforte”, probabilmente non isolata nella campagna, ma posta accanto al “burgus”. Del 17 febbraio 1463, invece, si ha il primo atto con cui il duca Ludovico di Savoia investe del feudo di Brandizzo il nobile Giacomo del Pozzo. Nel documento si fa riferimento all’avo di questi, Simonino, il quale “tenebat pacìffice et quiete castrum, villam, territorium et feudas Brandicii”. Ritorna quindi la denominazione di castello, giustapposta a villa o “villaggio”. Gli Statuti del 1526, vengono concessi “in ayrale castri magnifici Domini ipsus loci Brandicii”. Nel 1566 i “Consegnamenti” indicano primariamente tra i beni infeudati  ad un altro Giacomo della casa Dal Pozzo, il “castello, Recetto, villa, territorio e fini di Brandizzo”. Si inserisce in tale attestazione, oltre al binomio castello e villa, anche l’elemento insediativo del “ricetto”, che all’epoca può essere inteso come il nucleo più antico dell’abitato: “La Villavecchia”.   In uno schizzo topografico realizzato verso la fine del secolo XVI, per definire i confini lungo il corso del Po, tra il Marchesato di Monferrato, che comprendeva Cimena e San Raffaele, e il ducato di Savoia di cui faceva parte Brandizzo, compaiono ancora le residenze signorili, un tempo fortificate e diventate polo d’attrazione degli insediamenti rurali, come il “Castello di Cimena”, con quattro torrigli, i ruderi dell’antico castello di San Raffaele in cima alla collina. Sulla sponda del fiume è raffigurato il castello di Brandizzo, edificio a tre piani, privo di ogni caratterizzazione difensiva. Nel 1753 si rileva che “al piano del luogo e in capo d’esso ha il signor Conte il suo Castello proprio d’una struttura ben civile con i suoi attinenti giardini. Un documento dal titolo “Statistica del Comune di Brandizzo”, non datato, ma sicuramente di epoca napoleonica, in quanto colloca Brandizzo nel “Dipartimento della Dora”, riferisce “di un piccolo castello ancor di riguardo appartenente all’ex feudatario con giardino cinto di muraglia d’una giornata circa”. Il castello “in epoca imprecisata”, ma certamente dopo il 1730, fu ridotto nelle sue proporzioni a causa del cattivo stato in cui versava, e verso il 1830, fu completamente abbattuto. Al suo posto fu costruita dai Perotti l’attuale palazzina, rimanendo solamente di antico, alcuni tratti del muro di cinta e alcuni alberi secolari del parco.
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