“Qui c’è bisogno di maggiore trasparenza”. Lo dice il Comitato civico per la difesa dell’acqua di Rondissone. A sei mesi di distanza dal passaggio della gestione dell’acquedotto comunale in mano a Smat, gli attivisti rondissonesi chiedono all’amministrazione comunale del sindaco Miriam De Ros di rendere noto il contratto stipulato con l’azienda torinese. “Sono passati già tanti mesi ed i nostri amministratori non si sono ancora degnati di pubblicare il contratto - spiegano i portavoce Barbara Squillace e Giuseppe Tosetto - Nel corso della nostra lotta contro la privatizzazione dell’acqua abbiamo portato in Comune più di 500 firme di cittadini contrari al passaggio. Dovrebbe essere un loro dovere far conoscere quei documenti, si tratta di una questione di rispetto”. E giù, quindi, con le domande. Lo sanno, ad esempio, i rondissonesi che il costo dell’acqua con Smat è raddoppiato passando da 0,70 a 1,65 euro al metro cubo? Lo sanno che dopo 10 giorni di ritardo nel pagamento la società può decidere di sospendere l’erogazione, che può applicare aumenti delle tariffe fino al 100 per cento per la costruzione di apposite condotte stradali o di potenziamento della rete esistente per lunghezze superiori ai 50 metri? De Ros e company si sono preoccupati di far sapere che la quota di partecipazione del paese come socio è dello 0,0002 per cento a fronte del 64 della sola Torino e che quindi è come se non ci fosse? Tutto questo i cittadini lo sanno? “Ovviamente no - è la risposta del Comitato - ma dato che il costo dell’acqua aumenta sempre di più dovrebbero saperlo”. Così come dovrebbero sapere che la maggior parte delle bollette servono per coprire il lavoro dei dipendenti. “Uno spreco se si tiene conto che prima i lavori di manutenzione venivano fatti dal tecnico comunale mentre adesso per fare una buca arrivano in sei”. Continuando a parlare di trasparenza, addirittura in giro c’è chi dice che il contratto sia stato siglato solo verbalmente, con una stretta di mano come si faceva in passato, e che una firma sulla carta ancora non sia stata messa. Una domanda, infine, la fa quindi il Comitato: “Come si può pretendere che accettiamo rispettiamo delle regole se non ne conosciamo il contenuto?”.
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