Fortunatamente sopravvissuti alla dispersione della collezione pazientemente raccolta dal conte Bernardino Morra di Lauriano, possiamo ammirare degli splendidi reperti archeologici, sopravvissuti alla dispersione che egli raccolse con immensa passione per l’arte e l’archeologia. La loro straordinaria importanza storica e artistica di quei reperti in bronzo sono ammirabili integralmente in diverse vetrine. Ci si può deliziare alla vista delle statuine di “Iside-Fortuna”, di Tike (la sorte), di un “Sistro” e una “Situla”: secchielli votivi a forma di testa di giovane, oltre a lucerne risalenti al II secolo d.C. Torelli offerti a Serapide e bronzetti raffiguranti diversi altri animali, o il “Tripode”, decorato da figure; i “Bes”: sfingi, di “Vittorie Alate”, sormontati da piccoli arbusti di “Bacco”; l’altorilievo con ”La danzatrice velata”; il complesso di statuine che decoravano un balteo, ossia un pettorale da parata per cavallo, raffigurante una scena di combattimento tra romani e barbari. Il noto” Sileno”, un pezzo di qualità straordinaria, attribuito ad un’officina ellenistico-pergamena del II secolo a.C. Ricordiamo infine la lastra bronzea che riporta la dedica al collegio dei “Pastophoroi”, i sacerdoti di Iside, da parte di L. P. Herennianus, di cui vengono ricordate le cariche pubbliche, e una placchetta con l’immagine di Arpocrate risalente al IV secolo d.C. che documenta la presenza di fedeli alla “Dea Iside” anche in epoca tardo romana. Il tenente di fanteria torinese Gian Battista Morra, il 10 ottobre 1777, aveva acquistato il feudo di Lauriano dal Conte Bonaventura Ferrero, che morì nel 1777 senza lasciare eredi. Venne così nobilitato il 27 dicembre 1776 e sposò Teresa dei Conti di Rebuffo di San Michele. Bernardino nacque a Villafranca Piemonte nel 1769 e morì a Lauriano nel 1851 sepolto tra le sterpaglie della chiesa del Romitorio. Qui ritratto in un rarissimo schizzo a carboncino del pittore Galimberti di Crescentino, nel 1797, incarna alla perfezione una delle figure più interessanti tra i pionieri dell'archeologia piemontese. Nobiluomo e ufficiale, si dedicò con passione allo studio della città romana di Industria, individuata alla metà del XVIII secolo dai bibliotecari reali Giovanni Paolo Ricolvi e Antonio Rivautella ,sulla riva destra del Po, in località San Giovanni, mostrando una non comune abilità, sia nella documentazione degli scavi, sia nello studio topografico, attraverso meticolosi disegni che ancora oggi sono preziosi per la conoscenza dell’antico sito rinvenuto. Quando presentò i risultati del suo lavoro all’”Accademia delle Scienze” di Torino, nel 1812, ricevette numerosi elogi, e una cronaca locale lo definì un abile dilettante, per l'intelligenza con la quale aveva "Riportato sull'orizzonte della scienza i ricordi quasi interamente cancellati" di una delle più potenti città di questa parte settentrionale dell'antica Italia ". La sua collezione, alla base della ricca esposizione di bronzi che tuttora costituiscono uno dei nuclei originali più rilevanti del “Museo di Antichità di Torino”, derivò soprattutto dall’attività di ricerca archeologica che il Morra condusse, su terreni appositamente acquistati, nel 1808 e nel 1811. Dei molti reperti che aveva rinvenuto, solo una piccola parte di quanto non aveva donato a re CarloAlberto nel 1844 rimase dopo la sua morte presso il Palazzo di Famiglia, a Lauriano, dichiarando pubblicamente alla Sovrintendenza, di non aver consegnato per il notevole peso di alcuni oggetti. Nonostante alla “Biblioteca Reale” di Torino vengano esposte alcune importanti lucerne e due delle grandi stampe pubblicate dal Morra nel 1843 per documentare le sue ricerche ad Industria, già nel 1745, un certo Giovanni Gastaldo di Lavriano aveva trovato in un suo pozzo monete e reperti di epoca romana. Poi si susseguirono ritrovamenti di altre monete, monili, statuette, una scritta in merito a Lucio Pomepio ed in particolare aveva indicato una lapide posta “sopra lafinestra della Cappella del Romitorio” di Lavriano, con una scritta riferita al trubino C. Avilio. Certamente l’opera di scavo del nobiluomo Bernardino Morra non fu facile, infatti durante il periodo napoleonico, in cui il Piemonte era assoggettato alla Francia, si trovò a guidare il Comune e i suoi documenti d’archivio di quel periodo sono firmati con la dicitura “maire” (Sindaco). Fu anche Comandante Generale nelle forze armate i cui meriti furono riconosciuti con il “Cavalierato di San Luigi di Francia”, ma anche con la Restaurazione, continuò la carriera militare e fu insignito della “Gran Crocedell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro”. Il Palazzo di Lauriano fu la residenza estiva dei conti Morra; Bernardino ebbe tre figlie, di cui due, Teresa e Luigia, come testimonia un mosaico sul pavimento sud dell’edificio, datato 1859, attuarono la ristrutturazione del Palazzo. Per il resto dell’anno essi vivevano a Torino in Via della Rocca 23. Morì infine a Lauriano nel 1851, sepolto tra le sterpaglie della “Chiesa del Romitorio”, dopo aver riportato alla luce una splendida città romana con reperti, a mio avviso, ancora troppo sottovalutati per la bellezza che li compongono e i suoi studi che mai nessuno portò completamente a termine, mentre la dinastia dei Conti Morra si estingueva senza eredi nel 1897.
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