In tre anni, dal 1863 al 1866 abbiamo costruito gli 82 chilometri del Canale Cavour, da Chivasso a Galliate in provincia di Novara. Cos’è l’Italia di oggi? Per capire quanto siamo ridotti male basterebbe affidarsi ai numeri. Per esempio quelli per la “ristrutturazione” del nuovo pronto soccorso dell’ospedale di Chivasso. Il cantiere è stato aperto nel giugno del 2011 e i lavori, stando al cronoprogramma, si sarebbero dovuti concludere in tre anni. E invece? Ad oggi, nei seminterrati dell’edificio di corso Galileo Ferraris, è ancora tutto gambe all’aria. Sembrerebbe - ma il condizionale è d’obbligo - che nella fretta di fare si sia tirata giù, una trave portante ma di conferme in questa direzione purtroppo non ce ne sono. “A me hanno detto che i lavori finiranno la prossima primavera - cade dalle nuvole Lorenzo Ardissone neo direttore generale dell’Asl To4 - Provo a informarmi...”. “Lasci perdere. Non importa”. Si sa! E’ facile prendersela con i mali della sanità, addirittura più facile che sparare sulla Croce Rossa. Tutte le settimane si potrebbero scrivere fiumi d’inchiostro e non si sbaglierebbe mai. C’è sempre un caso di malasanità di cui occuparsi. Ci sono sempre i tempi biblici delle prenotazioni. Si trova sempre un dottore o un’infermiera arrabbiati con il sistema, “ma non faccia il mio nome per carità”. Eppure, almeno stando alle cronache, le intenzioni di chi ci governa sembrerebbero buone. Sono sempre lì a parlare di come organizzarsi meglio. La scorsa settimana, per esempio, i sindaci si sono incontrati con Ardissone, per discutere di un piano aziendale diverso da quello discusso non più tardi di un anno fa, con code velenose, polemiche, raccolte firme e battibecchi tra i 180 sindaci dell’eporediese, del ciriacese e del chivassese, in rappresentanza di una popolazione che supera i 500 mila abitanti La sintesi in tempi di spending review e patti di stabilità, di tagli di risorse e di servizi? Rispetto ad oggi, a Chivasso non cambierà praticamente nulla, l’emodinamica resta al San Giovanni Bosco e dell’anatomia patologica sponsorizzata dal sindaco Libero Ciuffreda non vi è traccia. A Ciriè idem e a Ivrea resterà l’oncologia e si attiverà il servizio di emodinamica 24 ore su 24. Chi ci guadagna davvero è Cuorgnè, che pur perdendo l’ostetricia, avrà una struttura complessa di geriatria e una di medicina generale. Saltella di qua e di là il sindaco Beppe Pezzetto, non senza dei buoni motivi considerando che il prossimo anno nella Città della Manifattura si vota per il rinnovo del consiglio comunale. Tutto qui? Ebbene sì! Il piano aziendale, più che di miglioramenti nei servizi è di questo che parla, di reparti che si allargano o si restringono in funzione dei medici più o meno in carriera. Ed è di nuovo nei numeri, che ci si schiariscono le idee. Calcolatrice alla mano i primari indicati in pianta organica passeranno da 56 a 44. La domanda è quanti sono oggi? Incredibile ma vero: solo 34. Morale della sanità. Se il piano dovesse passare ed essere approvato dalla Regione e dal Ministero si creeranno, pensate un po’, 10 nuovi posti di lavoro super retribuiti, che è una roba da leccarsi tutte e due le mani come si fa con i Fonzies. Ma non si doveva diminuire la spesa? Metti anche solo 80 mila euro lordi per ciascuno, fa 800 mila euro all’anno in più. Abbiamo presente quante infermiere, quante garze, quanti computer, quanti macchinari si possono assumere o acquistare con 800 mila euro? I cittadini tutto questo lo riusciranno a capire? Noi qui, da anni a parlare di piani aziendali che vanno e che vengono, emodinamica sì e emodinamcia no, e loro in coda per le analisi del sangue dalle 8 a mezzogiorno. Noi qui a raccontare di geriatri, urologi, ematologi, strutture semplici e complesse, direttori, vicedirettori, letti in più e letti in meno, cosa fai tu e cosa faccio io, e loro disperati e sdraiati come dei profughi in uno qualsiasi dei pronto soccorso del Canavese.
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