E’ un pezzo di storia che se ne va quello delle fornaci di Torrazza. A fine anno, Fornace Nigra chiuderà. A causa della crisi economica che ha abbattuto la richiesta di nuove case e costruzioni e dei clienti che non ci sono, anche l’ultima ditta del paese specializzata nella produzione del laterizio abbasserà per sempre le serrande mettendo fine ad un’epoca. Già presente sul territorio all’alba del secolo scorso, la tradizione di trasformare l’argilla in mattone ha scandito la vita del paese per lungo tempo. Non c’era famiglia, a Torrazza, che ogni giorno, al suono della sirena, non vedesse il marito, un fratello od il padre lasciare la propria abitazione per dirigersi verso il luogo di lavoro o tornare a casa, la sera, con i vestiti che immancabilmente avevano l’odore ed il colore del mattone: il rosso. Sette furono le fornaci che agli inizi del secolo vennero costruite: le prime, Nigra e Pautasso - che risalgono addirittura a prima del ‘900 - ne possedevano due e furono seguite da Preti, poi comprata da Paviotti ed oggi sostituita dalla Centrale a Biomasse, Ghiggia e Monaco e Artino. Tutte, nel periodo del boom economico degli anni ’50 arricchirono l’economia di Torrazza tanto da riuscire a richiamare lavoratori e clienti da tutto il Piemonte, dal Friuli, dal Veneto e dalla Calabria e dare il nome al “Pistapauta”, la figura che pigiava a piedi nudi l’argilla bagnata e che venne scelta come maschera del Carnevale torrazzese. I manufatti torrazzesi venivano impiegati molto nel vercellese, in Liguria e Valle d’Aosta. Addirittura, anche la maggior parte delle costruzioni della Crocetta di Torino furono costruite con il tradizionale mattone rosso. Ma oggi, quel periodo “d’oro” non esiste più. Le diverse crisi economiche che a partire dagli anni ’60-‘70 si sono susseguite, e complice l’evoluzione della tecnologia che ha portato ad una drastica riduzione del personale, hanno causato la graduale chiusura degli stabilimenti. Preti, Monaco e Artino, Pautasso, Ghiggia e, a fine anno, Nigra. E se anche di quelle sette fornaci non rimarranno che gli stabilimenti ormai vuoti, basterà camminare per le strade del paese e non solo, ed osservare le case ed i palazzi più antichi, per far rivivere quel pezzo di storia torrazzese.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.