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02 Settembre 2015 - 11:36
Centrale Edipower
L’assessore ai lavori pubblici Claudio Castello ha rilasciato a “La Nuova Periferia” del 12 agosto una trionfante intervista sul teleriscaldamento, a suo avviso vantaggioso dal punto di vista economico e da quello ambientale. Titolo: “Teleriscaldamento al giro di boa”. Non sarà invece un serpente boa che strozzerà Chivasso?
Le obiezioni del Movimento 5 Stelle
Nella stessa pagina Marco Marocco del Movimento 5 Stelle definisce il riscaldamento una tecnica sorpassata, economicamente e ambientalmente. Più le tubature si allontanano dalla fonte di produzione del calore, più si dovrà scaldare l’acqua affinché non arrivi fredda nei quartieri più lontani. Ma per portare l’acqua ad alta temperatura si spenderà di più, e i costi saranno scaricati sulle bollette. Il teleriscaldamento aveva senso per un’area urbana ad alta densità di case e di abitanti vicini alla fonte di calore. L’ha dichiarato anche Andrea Fluttero l’anno scorso su queste pagine. E infatti il progetto iniziale, suo e di Matola, era la metà di quello attuale e copriva soprattutto il centro. Marocco aggiunge che oggi vi sono tecnologie più economiche, come le caldaie a condensazione. Aggiungiamo noi che con 24 milioni, il costo del teleriscaldamento, si può incentivare l’installazione di caldaie a basso consumo e interventi sugli edifici per migliorarne l’isolamento termico.
Edipower si è messa al sicuro, il Comune no
A proposito di costi, in marzo Enerchivasso, la società settimese che realizza l’opera, ha chiesto alla Città Metropolitana l’autorizzazione a costruire in viale Cavour, presso Edipower, una centrale termica per la produzione di acqua surriscaldata destinata alla rete del teleriscaldamento. Il 9 luglio si è svolta una conferenza dei servizi, della quale tanto per cambiare l’amministrazione non ha informato nessuno e tantomeno la Consulta ambientale, e il 29 Città Metropolitana autorizza. A che serve una centrale per surriscaldare l’acqua visto che il calore dovrebbe, in base al contratto con il Comune del 2005, venire prodotto dalla centrale Edipower? Tra parentesi: Edipower il calore non ce lo regalerà, come qualcuno crede, ma se lo farà pagare. Torniamo alla domanda: quale centrale ha autorizzato Città Metropolitana? Probabilmente la centrale di backup, o di riserva, prevista nel progetto, da accendere nei giorni in cui Edipower è inattiva. Cioè, potremmo pensare, ogni tanto, ad esempio nei giorni di manutenzione. Peccato che la società, a causa della diminuzione della domanda di energia causata dalla crisi economica, abbia deciso di tenere accese le proprie sei o sette centrali solo a rotazione. Ce lo ha confermato il suo addetto stampa. Noi gli abbiamo chiesto: e il teleriscaldamento chivassese? Risposta: non è un nostro problema. E certo che non è un loro problema! Il contratto del 2005 prevede un certo numero di casi in cui Edipower è autorizzata a sospendere l’erogazione del calore senza nulla dovere al Comune: tra questi casi troviamo non meglio precisate “fermate non programmate” e la cessazione definitiva dell’attività. In questa ultima eventualità Edipower ha addirittura il diritto di recedere dal contratto. In tutte queste circostanze il Comune deve arrangiarsi. In che modo? Il modo è uno solo: facendo funzionare la centrale di riserva ininterrottamente. Pagando i costi. Ma chi li pagherà alla fine della fiera? Probabilmente gli utenti sulle bollette.
Enerchivasso pure, e il Comune no
Anche Enerchivasso si è ben coperta le spalle. Il contratto firmato con il Comune nel 2007 le consente di rinegoziare la concessione in numerose evenienze: per il recesso di Edipower, per fatti non imputabili a Enerchivasso medesima, comprese “le variazioni imprevedibili del mercato finanziario”, per cause di forza maggiore che le impongano maggiori oneri e costi non indennizzati dall’assicurazione. Tra le cause di forza maggiore sono indicate non solo le guerre, le rivolte, i terremoti, ma anche le alluvioni, le trombe d’aria, il blackout delle fonti energetiche, gli scioperi di durata superiore a tre giorni, ecc. Insomma, entrambe le due società si sono ben tutelate, Chivasso no e fa la fetta di salame tra le due di pane. Dove sono i vantaggi economici per la comunità chivassese?
Ad Asti non vogliono il teleriscaldamento
Il consigliere Marocco considera obsoleto il teleriscaldamento. Proprio recentemente ad Asti si è formato un comitato contrario alla realizzazione del teleriscaldamento. In un documento ha pubblicato le ragioni della propria contrarietà. Ne riportiamo alcune: 1. E’ una tecnologia vecchia e meno efficiente delle moderne caldaie a condensazione anche a causa delle perdite di calore lungo la rete di distribuzione: 2. E' un danno ambientale perché non utilizza fonti di energia rinnovabili e non garantisce una riduzione significativa dell’inquinamento cittadino. 3) il sindaco di Asti ammette che, essendo la città già ampiamente metanizzata con impianti efficienti e adeguati alle normative, “il rischio che si correrebbe con la centrale di teleriscaldamento sarebbe quello di inquinare di più ma in maniera concentrata”. Insomma, che abbia ragione Marocco?
Una decisione affrettata
Se anche solo alcune delle controindicazioni che abbiamo elencato sono vere, si impone una domanda all’assessore Castello. Perché nel novembre 2011, allora vicesindaco, egli accetta la proposta della società di estendere la rete a porzioni della città più lontane dalla fonte di calore e di portare il costo dell’opera da 12 a 24 milioni di euro? La decisione è presa frettolosamente: il giorno 11 novembre Enerchivasso deposita il nuovo progetto e il 24 la giunta lo approva. Come ha fatto l’amministrazione a studiare il progetto e decidere in così pochi giorni? Oltretutto quello non sembra proprio il momento giusto. La giunta De Mori è alla fine. Si attendono solo le dimissioni del sindaco, giunte poi due mesi dopo, per andare a nuove elezioni. Non sarebbe stato saggio lasciare una decisione di tale importanza per la città all’amministrazione successiva? Abbiamo posto tante volte questa domanda senza mai ricevere una risposta convincente. Ventiquattro milioni di euro in fondo non sono noccioline.
Il project financing conviene?
Si dirà: Enerchivasso realizza l’opera in project financing. Ci mette i 24 milioni e li recupererà gestendo, come da contratto, per 30 anni il riscaldamento e incassando le bollette. Poi l’impianto diventerà proprietà comunale. Il Comune “non ci mette niente”. Sarà. Ma il project financing è uno strumento controverso. C’è chi sostiene che non è un buon affare per la collettività. Alcune esperienze sembrano confermarlo. Per esempio, i concessionari delle autostrade, sostenendo di non riuscire a rientrare dai costi, hanno ottenuto un prolungamento della concessione e/o un aumento delle tariffe: ci hanno rimesso i cittadini. Inoltre, i soldi per effettuare le opere in project financing le aziende li ottengono in prestito dalle banche. E se le banche vanno in rosso lo Stato le salva, con soldi nostri: è accaduto proprio in questi anni della crisi cominciata nel 2007. Infine, può addirittura accadere che lo Stato si faccia carico dei debiti delle società che lavorano in project financing. Il consorzio che realizzava l’alta velocità Torino-Napoli accumulò una montagna di debiti. Li pagò lo Stato al tempo del governo Prodi. Bastò un comma della legge finanziaria 2007: “Gli oneri per capitale ed interessi dei titoli emessi e dei mutui contratti da Infrastrutture Spa fino alla data del 31 dicembre 2005 per il finanziamento degli investimenti per la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria ad alta velocita' "Linea Torino-Milano-Napoli", nonché gli oneri delle relative operazioni di copertura, sono assunti direttamente a carico del bilancio dello Stato”. E’ proprio vero che il Comune, o la Regione, o lo Stato, “non ci mettono niente”…
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