Il padiglione del kazakistan? Eccezionale. Quello tedesco? Super tecnologico e sicuramente da vedere. E’ vero! C’è la bellissima idea svizzera sullo spreco del cibo, con quattro torri piene di sacchetti di sale, rondelle di mele essiccate, acqua, bicchieri e bustine di nescafè da portare via in maniera “responsabile”, ma si paga il biglietto per entrare in ascensore e alla fine quello che ne viene fuori è una grandissima pubblicità per una delle tante multinazionali dell’alimentizione, per l’appunto la Nescafè! Una giornata a Expo tra un padiglione e l’altro. Meno male che avevo il pass, sennò sarebbe stato un incubo, lungo quanto può essere lunga l'attesa delle prime luci dell'albero della vita. E per tutti gli altri? In coda tutto il giorno per provare a camminare lungo la rete allestita dal Brasile e poi nient’altro che il tempo per un panino. L’idea c’è, peccato manchi il contenuto su come nutrire il pianeta ed è evidente che non può essere una camminata dondolante a rendere più facile questa vita. Arrivare a “Expo 2015”, se si viaggia con Trenitalia, è una cosa semplicissima. Da Torino si prende il treno fino a Milano Rho e si scende direttamente davanti all’ingresso. La prima mazzata - s’intende prima che arrivino le “code stile Eurodisnayland” a rovinare l’intera uscita fuori porta - c’è con il prezzo del biglietto. Se non siete riusciti nell’ardua impresa di recuperarne uno con lo sconto, siete rovinati. Fa 35 euro, con un bonus per le famiglie di pochi euro. Non domandiamoci poi perchè gli stranieri stanno disertando… Una volta all’interno il viavai di gente vi travolgerà. A passarsela bene sono solo i portatori di handicap (ci mancherebbe ancora), le donne in dolce in attesa e le famiglie con neonati al seguito. Per ognuno di loro, o per ogni passeggino sono in tre a saltare la coda. Fin qui la premessa a cui si potrebbero aggiungere i tanti paesi che all’Expo ci sono e non si capisce il perché… Gli Usa per esempio continuano a lanciare messaggi sulla selezione delle piante, gli inglesi si sono inventati uno spot sulla loro presunta superiorità industriale e i francesi continuano imperterriti a proporci patatine fritte. Per capire cosa ci ha portato sino a qui, vale oro una camminata fino all’ultimo dei padiglioni, quello di Slow food. Diciamo che è l’unico a spiegarti perché hai deciso di passare una giornata intera, attratto da un’occasione irripetibile. Il messaggio è chiaro. Per nutrire una popolazione che aumenta giorno dopo giorno sempre di più. Per non rischiare di compromettere l’intera terra emersa con monoculture agricole e sfruttamenti intensivi sulla pelle dei tanti poveri del mondo, a tutto vantaggio dei paesi occidentali, dovremmo fin da subito cominciare a interrogarci sul perché ci nutriamo come ci stiamo nutrendo, pensando che questa sia la nostra giusta alimentazione. Per farla in breve…. Perché la banana e non la mela del Trentino se abito in Trentino? O perché l’arancia spagnola e non quella italiana se abito in Calabria? Perché tanta carne così, tutti i giorni a pranzo e a cena? Tante domande buttate lì, senza soluzione per i tanti che seduti nel padiglione Mac Dondald’s assaporano e ingurgitano patatine e hamburger come sempre e senza patimento. Alla fine della fiera (o dell'Expo) se Mac Donald's c'è è perché ha la carne buona!: se lo sono detti in tanti. Assolutamente da vedere: Slow Food, Kazakistan, Emirati Arabi Uniti, Germania Si possono anche evitare: Palazzo Italia, Svizzera, Inghilterra, Usa, Russia Se si hanno dei bambini: Brasile e Germania
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