“Perché i cittadini preferiscono rivolgersi alle minoranze piuttosto che venire da me?”. A chiederlo, durante la seduta del consiglio comunale della scorsa settimana, era Miriam De Ros. Proprio nel mentre di un’accesa discussione con il consigliere di minoranza Michele Biscotti- si polemizzava sulla questione del ripetitore che sarebbe dovuto sorgere sul terreno comunale di via Massimo D’Azeglio-, il sindaco aveva lamentato la mancanza di comunicazione con i suoi concittadini. “È assurdo che si formino comitati o si parli con le minoranze”, aveva tuonato con fare piuttosto arrogante. Oggi, a rispondere alla provocazione sono stati proprio loro, i rondissonesi. Stufi, ma anche un po’ arrabbiati, hanno sbottato snocciolando una serie di spiegazioni sul perché abbiano deciso di smettere di avere fiducia in questi amministratori. Hanno chiesto di poter parlare restando anonimi, per evitare spiacevoli “ritorsioni”. Abbiamo fatto un’eccezione, per loro, per dargli la possibilità di replicare alle dichiarazioni rese in Consiglio dall’amministrazione. Altrimenti, le accuse ricevute sarebbero cadute nel vuoto... “Dopo tutto quello che il sindaco ha fatto si chiede ancora perché non la consideriamo? Potrebbe benissimo arrivarci da sola, ma dato che non lo fa, o non lo vuole fare, il perchè glielo diciamo noi... - inforca un cittadino -. La questione è semplice. Più e più volte, dall’inizio del suo mandato, ci siamo rivolti a lei o agli altri membri della maggioranza ma non siamo mai stati ascoltati né presi in considerazione. E dopo una, due, tre volte è comprensibile che uno cambi strada”. Cosa poco normale è per chi, invece, la maggioranza dovrebbe rappresentarla. “Il principale interesse di un sindaco dovrebbe essere il benessere del proprio paese e dei suoi cittadini - continua un altro rondissonese -. Ma a Rondissone tutto si fa meno che questo. Esprimiamo un nostro bisogno e, puntualmente, il sindaco De Ros fa tutto l’opposto. Abbiamo cominciato a pensare che, sotto sotto, ci provi gusto nel farlo”. I ricordi corrono a diversi episodi accaduti non troppo tempo fa. “Qualche mese fa abbiamo raccolto più di 500 firme per chiedere che la gestione dell’acqua non passasse a Smat - aggiunge un altro -. Abbiamo letteralmente implorato il sindaco di non farlo, abbiamo cercato di spiegare le nostre ragioni, abbiamo anche protestato ma niente, lei è andata avanti per la sua strada senza ascoltarci. Anzi, tutto quello che abbiamo ottenuto sono stati insulti e male parole. Un sindaco quantomeno dovrebbe cercare delle alternative o, se proprio non potesse, dimostrarsi solidale con chi ha davanti, invece…”. Invece c’è che, di fare “orecchie da mercante” pare che chi siede sullo scranno più alto del Comune ci abbia preso l’abitudine. “Sembra quasi che ci provi gusto a darci contro, noi al contrario vogliamo davvero vivere in un posto migliore”. Un altro esempio citato è l’attualissima questione del ripetitore. “Si è vero, hanno ritirato la delibera e non verrà più installato in via D’Azeglio. Ma hanno lasciato ai proprietari dei terreni la decisione”. “Prima o poi arriverà qualche cittadino che, allettato dai soldi, accetterà di vendere il proprio terreno all’azienda e l’antenna sarà installata con tutte le conseguenze per la nostra salute - spiegano tutti in insieme -. E contenti saranno solamente loro perché avranno ottenuto quello che vogliono con un peso in meno sulla coscienza”. Terzo nodo, le tasse. Questi rondissonesi concludo così: “La scorsa settimana il vice sindaco Martin ha detto che il 99 per cento di noi non paga le tasse e che sono pronti a procedere con il recupero dei crediti. Ma non si rendono conto che ci stanno tartassando abbastanza con le tasse e che se la gente non paga è perché in qualche modo deve pur mangiare? Vogliono per caso costringerci a rubare?”.
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