A migliaia sbarcano nel nostro Paese per sfuggire alla guerra, alle persecuzioni politiche, alle dittature. A migliaia muoiono per fame, stenti e malattia prima ancora di toccare terra. Quelli che sopravvivono vengono spediti per due anni nei centri di accoglienza in attesa di ricevere l’asilo politico. Nel frattempo, per ognuno di loro, si muove una macchina di assistenza, fatta da volontari, cooperative, istituzioni... A pochi chilometri da Brandizzo, a Settimo Torinese, il centro di accoglienza Teobaldo Fenoglio, accoglie da tempo decine e decine di profughi. Ma come vivono i brandizzesi questa emergenza così vicina a casa loro? Siamo andati a farci un giro in città... “Per il momento non ho visto nessun aumento di stranieri ma forse è perché al momento sono tutti fermi nei centri di accoglienza per i controlli - sostiene Marisa Marrazzo, titolare di “Bimbo’s”-. È vero, ne stanno arrivando davvero molti e sento molta gente che si lamenta per questo motivo. Io invece penso che dovremmo ricordarci che anche loro sono persone, vengono qui per essere aiutate e per questo non dobbiamo lasciarle morire in mare”. L’unico appunto è rivolto all’Europa: “Forse dovrebbe fare di più per aiutarci”. A concordare con lei è Giuseppe Rizzi, della cartoleria “Pollone”. “Tanti sono contrari perché i profughi sono persone che hanno bisogno di tutto. In tempi difficili come questo è difficile accettare che lo Stato li assista - commenta il negoziante -. Io ritengo che sia giusto aiutarli e penso che, se fossimo al loro posto, anche noi avremmo fatto la stessa cosa”. Del tutto contrario alle politiche assistenziali e di integrazione è invece Gianluca Perrone. Il titolare del “Caffè del 132” accusa la mancanza di organizzazione nella gestione dell’emergenza sbarchi. “Non sono razzista, ma personalmente sono contrario a tutti questi arrivi - sostiene -. Parlo con i miei clienti e mi capita di sentire padri che spronano i figli a studiare per poi andare all’estero perché qui la situazione è insostenibile. Mi dispiace, ma a sentire queste cose, credo che a livello nazionale si dovrebbe fare di più per proteggere il nostro territorio e limitare gli arrivi”. A pensarla come lui, qualche metro più avanti in via Torino, sono i baristi del “Caffè Torino Bar”, Stefano e Simone. “Sinceramente - dice Stefano - penso che lo Stato dovrebbe evitare di far entrare tutti questi profughi in Italia; o, per lo meno, dovrebbe fare subito una selezione”. Riguardo alla presenza in Brandizzo, i due sostengono: “In giro un po’ se ne vedono ma, nonostante ci troviamo a metà tra Chivasso e Settimo, dobbiamo ammettere che non sono poi così tanti…”.
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