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14 Ottobre 2013 - 15:55
Abusi su una donna (immagini di repertorio)
Aveva abusato di una dipendente approfittando degli orari di lavoro e della solitudine delle stanze d'albergo che la donna aveva il compito di sistemare. Gli approcci si erano susseguiti nel 2007 finchè la vittima aveva deciso di licenziarsi e sporgere denuncia. Per questo Aldo Lammardo, 55 anni, titolare dell'Hotel "Piccolo Principe" di Caluso, difeso dagli avvocati Gianpaolo Zancan e Lorenzo Bianco, è stato condannato per violenza sessuale ad 1 anno e 10 mesi di reclusione e 5mila euro di risarcimento per danni morali e materiali oltre al rimborso delle spese processuali. Questa la sentenza pronunciata l'altra settimana dal collegio presieduto dal giudice Carlomaria Garbellotto.
Una condanna più lieve rispetto ai 2 anni e 4 mesi richiesti dal Pubblico Ministero Lorenzo Boscagli che aveva chiesto anche 4 mesi di reclusione per il figlio Michele Arcangelo, imputato nello stesso processo con l'accusa di lesioni per aver partecipato alla rissa avvenuta la sera in cui la bella Maria, di origine romena, si presentò all'Hotel insieme al marito e ad altri connazionali per chiedere ad Aldo Lammardo di firmare un documento, con cui si dichiarava che si dimetteva a causa degli abusi subiti. Sull'episodio c'è stata un' "istruttoria faticosa" come ha dichiarato lo stesso Pm poichè non è emerso con chiarezza chi avesse aggredito chi.
Per questo Lammardo è stato assolto anche dall'accusa di detenzione di un'arma, così come dal quarto capo di imputazione, riferito alla tentata estorsione nei confronti del cuoco Marco Canonica, che secondo l'accusa aveva schiaffeggiato per costringerlo a firmare un documento affinchè si licenziasse senza pretendere nulla. E proprio sul rapporto con il personale si è concentrata l'arringa difensiva. Lo stesso Lammardo ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee, inveendo contro i suoi dipendenti.
"Ho fatto questo Hotel perchè ci credevo, prendendo dalla Regione 250mila euro visto che c'erano le Olimpiadi – ha esordito -. C'era bisogno di tanto personale che purtroppo in Italia sappiamo quello che è. Ho dato lavoro a chi me l'ha chiesto". Ha quindi cercato di giustificare l'accanimento verso la bella Maria. "Aveva il vizio di fumare – ha sostenuto Lammardo -, a me dava fastidio. Una mattina l'ho vista in camera con la sigaretta e l'ho spintonata. Vedevo che faceva comunella con il cuoco che mi aveva promesso di far girare il ristorante e invece i risultati non si vedevano, una volta l'ho trovato ubriaco e gli ho dato uno schiaffo. Facevo dei sacrifici per pagarli e vedevo che da parte loro c'era menefreghismo".
Ma la tesi della combutta del personale non ha convinto affatto i giudici. "La signora non ha mai fumato in vita sua – ha ribattuto indignato l'avvocato di parte civile Luciano Garatti – ed è disponibile a sottoporsi a qualsiasi controllo per confermalo. L'imputato non può rifugiarsi in queste scuse con atteggiamento temerario. Se la signora avesse voluto infierire avrebbe calcato la mano quando le è stato domandato in aula in quale zona l'avesse palpeggiata, invece non lo ha fatto e questo dimostra genuinità. Volava rispetto per la sua condizione di lavotrice. Questa vicenda, oltre alle preoccupazioni e spavento, le ha procurato disoccupazione per qualche mese. Lo stesso Canonica, l'unico che ha visto il Lammardo con le mani addosso alla signora, avrebbe potuto costituirsi parte civile, e non lo ha fatto".
La bella Maria, infatti, aveva denunciato due episodi specifici: in un caso il Lammardo le era saltato addosso mentre stava sistemando una camera, tentando di baciarla e lei era scoppiata in lacrime con una collega mentre lui era rimasto nella stanza sostenendo di aggiunstare il frigorifero. Nell'altro lui l'aveva spinta al muro e palpeggiato il sedere vicino al ristorante. "Il Lammardo – ha aggiunto il Pm – le aveva proposto di diventare sua amante. E il Canonina aveva riferito di una presenza più assidua all'hotel negli orari di lei".
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