Ci sono Comuni, in Italia, in cui la ‘ndrangheta e la mafia si vedono, si sentono e tutti, ma proprio tutti, ne parlano. Ce ne sono altri in cui non si sente, non si vede, nessuno ne parla, ma qualche politico, di sicuro inconsapevolmente l’ha individuata per prendere voti. Ci sono in Italia giornalisti che raccontano la ‘ndrangheta e rischiano la propria vita e ce ne sono altri che raccontano la ‘ndrangheta sperando di poter diventare famosi come Roberto Saviano. Infine ci sono i sindaci. Sindaci sotto scorta come Renzo Carini di Marsala o Elisa Trombini di Jolanda di Savoia e sindaci che una “scorta” la vorrebbero perché fa fighi. Bene! E Chivasso? Chivasso, stando alle cronache, fa parte del secondo elenco. Perché questa premessa? Perchè ci voleva – e noi vogliamo farla - una totale smentita della sciocca intervista rilasciata dal sindaco Libero Ciuffreda, nelle scorse settimane, a Klaus Davi, opinionista Tv. Tra le altre cose gli ha raccontato di un’auto (la sua) danneggiata per mano della ‘ndrangheta nel cortile del Municipio, cioè a due passi dagli uffici dei vigili urbani, ma dalla verifiche che abbiamo fatto non c’è un’indagine che va in questa direzione. Non contento si è pur dilungato su una vita (sempre la sua) vissuta sotto la stretta sorveglianza delle Forze dell’Ordine. E anche su questo, le nostre verifiche hanno dato esito negativo. Insomma: tutte balle. Piena di balle anche la ricostruzione che il sindaco fa della ‘ndrangheta in città, per niente allineata alle cronache giudiziarie di questi anni. Diciamo che, stando all’inchiesta Minotauro, sarebbe esistita a Chivasso una locale di ‘ndrangheta di serie “B” collegate ad alcune famiglie calabresi (i Gioffrè-Santaiti, Pesce-Balocco e Tassone) che avevano come riferimento Pasquale Trunfio di Torrazza Piemonte. Diciamo “sarebbe esistita” perché stando ad un’altra inchiesta, della Procura di Milano, cioè di Ilda Bocassini, denominata “Crimine” e, nello specifico, basandoci su una conversazione intercettata al Bar Timone di Giovanni Vadalà, in realtà, a Chivasso, pur essendoci un numero congruo di possibili affiliati, non esisteva una vera e propria struttura organizzata. Tornando a Minotauro, ad una seconda inchiesta denomina ta “Colpo di Coda” e a quanto dice il Gip, “la ‘ndrangheta avrebbe determinato l’esito complessivo delle consultazioni elettorali del maggio 2011 a Chivasso consentendo l’elezioni di un sindaco (Gianni De Mori ndr) che assicurasse al sodalizio criminale non solo appalti e commesse pubbliche, ma anche di entrare fisicamente nella giunta e di ampliare il proprio giro di affari e di influenze nelle attività economiche direttamente o indirettamente”. E ciò sarebbe accaduto “con l’avvallo delle istituzioni e con un connivente silenzio di non penale rilevanza ma di certa censura”. Cos’era successo alle elezioni del 2011? Da una parte Gianni De Mori, avvocato, per il centrosinistra, dall’altra Bruno Matola, sindaco uscente, per il centrodestra. In mezzo il terzo incomodo: Massimo Striglia, segretario provinciale dell’Udc a capo di una lista civica di ispirazione biancoscudata. Al centro delle intercettazioni c’è una trattativa elettorale tra Bruno Trunfio, ex assessore ai lavori Pubblici e vice segretario dell’Udc di Chivasso e i fratelli Cavallaro per far confluire i voti su Pasquale “Lino” Vincenzi (al quale non è mai stata mossa alcuna accusa), ex assessore a Rondissone. Vincenzi avrebbe dovuto candidarsi nel Pdl, ma il Pdl, a pochi giorni dalla presentazione delle liste elettorali, gli sbatte la porta in faccia e lui rinuncia. Cambia la strategia e spunta Beniamino Gallone, per gli amici Benny, nato a Gioia Tauro e titolare (fino al 2012) di una pizzeria al taglio a Chivasso. “La sua famiglia – si legge in un’informativa dei carabinieri di Nicotera – è vicina a noti esponenti dei Mancuso di Limbadi” potentissima ‘ndrina operante a Vibo Valentia…” E Gallone insieme a Ferdinando Cavallaro, era pure l’intestatario fittizio di alcune quote della Contemax sas proprietaria del Punto Snai di via Gerbido 15 a Chivasso e di una sala giochi a San Mauro. Cosa fa? Si candida con Striglia per mandare tutti al ballottaggio e poi “andare con chi offre di più, onestamente”. Gallone prenderà 134 voti, ben al di sotto dei consensi sperati (“Alla Coppina ne sono arrivati 13 e ce ne aspettavamo cento e passa”). Si va comunque al ballottaggio. A questo punto i “sodali contattano gli esponenti dei due partiti maggiori allo scopo di verificare quale delle due coalizioni avrebbe offerto più cariche”. Nelle telefonate non si parla di ideali o progetti per la città “e gli stessi interlocutori – scrive il giudice – non hanno mai un atteggiamento di chiusura o di censura ma, al contrario, di accettazione o di rifiuto per mero e diretto calcolo di interesse”. Alla fine la scelta cadrà sul centrosinistra. E’ il 19 maggio. “Alla sera c’è un incontro tra il candidato De Mori, Trunfio e Gallone” annotano i carabinieri. E’ lì che si decide l’apparentamento decisivo. “L’intera operazione elettorale conseguiva il successo sperato – scrive il gip – e risultava eletto sindaco il candidato Gianni De Mori”. Si festeggia al bar Timone. “De Mori è primo per 309 voti, se non li portavamo noi, non vincevano”, dicono. Cavallaro brinda e lo fa anche in una telefonata al fratello Bruno: “Non hanno voluto unirsi con l’Udc, erano sicuri che vincevano. Li abbiamo fottuti, li abbiamo “scasciati” (distrutti, ndr). Sono soli, soli come dei cani randagi”. E poi ancora: “Abbiamo già preso accordi. Gli abbiamo chiesto il vicesindaco e alla fine (prenderemo?) un assessore più altri tre incarichi”. La delega amministrativa che spetterebbe a Striglia è quella al Bilancio. La festa dura poco... Tre settimane dopo arriva Minotauro. In manette finiscono 150 persone tra cui Pasquale Trunfio e i figli Bruno e Giuseppe. Appena saputa la notizia Gallone chiama Striglia: “Ti devo parlare”. L’interlocutore sembra sapere: “Ma pure suo papà hanno arrestato?”, chiede riferendosi a Pasquale Trunfio e al figlio Bruno. Il neo sindaco Gianni De Mori a questo punto congela l’assessorato e tiene per sè le deleghe. “L’ultima novità – dice Striglia – è che De Mori si caga addosso, non vuole più darmi l’assessorato. Come se l’Udc fosse tutto mafioso…” Il 31 gennaio Gianni De Mori, andato completamente fuori di testa, quasi certamente proprio per questa cosa, si dimette, per motivi di salute. Dirà: “Non avevo mai fatto politica prima del 2011 e non ho mai avuto nessun sentore di un coinvolgimento della criminalità organizzata. Mi sono fidato di chi mi circondava”. E chi lo circondava? Il Partito Democratico: evidentemente. Cioè proprio il partito dell’attuale sindaco Libero Ciuffreda, intervistato da Klaus Davi. Dirà poi, il 19 dicembre del 2013, l’ormai ex Procurato Capo di Torino Giancarlo Caselli in un’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia: “Colpo di coda riguarda un grosso comune, Chivasso, per il quale era forse alle porte un provvedimento di scioglimento del consiglio comunale analogo a quello di Leinì e Rivarolo Canavese. Questo non è stato adottato perché ci sono stati degli arresti e la giunta comunale appena eletta ha avuto momenti di difficoltà, che poi hanno portato alle dimissioni del sindaco e quindi a nuove elezioni, quindi l’ipotizzabile scioglimento del consiglio comunale a Chivasso non si è verificato, ma i problemi di infiltrazioni mafiose da questa inchiesta vengono fuori a chiare lettere…”. E probabilmente bene avrebbero fatto a scioglierlo. Per non portare all’equazione, che in tanti hanno fatto, su una battaglia a senso unico contro il “centrodestra” che non a caso governava sia a Leini, sia a Rivarolo. E probabilmente bene avrebbero fatto a scioglierlo visti i risultati del governo di Libero Ciuffreda che lungi dall’aprire una stagione di autocritica e critica sugli errori commessi dal Partito Democratico alle elezioni del 2011 e su un modo di costruire le liste concentrato solo sui voti e non sulle intelligenze da portare in consiglio, continua a inventarsi strane Università della Legalità e ad andare sui giornali raccontanto una città che non esiste. Cosa avrebbe dovuto fare? Per esempio chiedere le dimissioni di Giovanni Scinica dopo le dihiarazioni ridicole e patatiche rilasciate davanti ai Giudici di Minotauro. Non a caso Giovanni Scinica che rappresenta proprio ciò che i partiti candidano per i voti che prende e nient’altro. Caro Ciuffreda, Chivasso non è Platì e neppure Reggio Calabria. Continuarla a descrivere come tale fa male. Così facendo si corre il rischio di assecondare e ampliare una cosiddetta “zona grigia” all’incontrario, di quei tanti cittadini che non capendo di che cosa si sta parlando, potrebbero anche cominciare a pensare che la ‘ndrangheta sia stata tutta un’invenzione giornalistica e dei tribunali. E così non è...
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