Aziende agricole e abitazioni. Allevamenti di bestiame ed ettari di terreno coltivato. Di vedersi spazzar via i sacrifici di una vita a causa di un’opera che “rischia di essere una difesa di territori che non hanno elevato pericolo di inondazione a danno di territori e case che invece corrono realmente questo rischio” gli abitanti del Colombaro non ne vogliono proprio sapere. Dopo gli scarsi risultati ottenuti dalla raccolta firme presentata in Regione Piemonte con la richiesta di rivedere il progetto preliminare e l’incontro con il sindaco di Verolengo Rosanna Giachello, questi cittadini sono tornati nuovamente alla carica. Lo scopo, ancora una volta, capire perché la zona tra le più a rischio alluvioni del territorio sia stata “tagliata fuori” dal progetto di realizzazione del nuovo argine. Quello che dovrebbe rinforzare la sponda sinistra del fiume Po. “Non abbiamo ancora capito il motivo per cui l’amministrazione comunale abbia deciso di realizzare un argine che va a proteggere zone che non sono mai state raggiunte dalle inondazioni mentre lasciano fuori noi che l’acqua l’abbiamo avuta anche in casa”, si chiedono Mirella Albano, Giuseppe Autino e Emanuele Francese in rappresentanza di tutte le persone che al Colombaro vivono o possiedono dei terreni. “In tutti questi anni siamo sempre stati poco informati sulla questione dell’argine, siamo sempre stati lasciati in disparte dall’amministrazione. Eppure anche noi facciamo parte di Verolengo”. Un’opera, quindi, che, oltre a costare più di un milione di euro, sarebbe tutto fuorché utile. Sempre loro sostengono: “Vogliamo specificare che noi non vogliamo bloccare la costruzione dell’argine, lo abbiamo anche detto durante l’incontro che abbiamo avuto col sindaco, ma lei ha risposto che l’opera si farà perché ci sono i soldi per farla. E se anche fosse sbagliata questa è una questione che verrà valutata in futuro. Vorremmo solo che venisse fatto in un altro modo”. Magari realizzando una barriera a monte e non a valle o congiungere il nuovo argine con quello già esistente. Addirittura, i tre affermano poi che non realizzare l’argine sarebbe quasi meno dannoso che realizzarlo. “A noi basterebbe anche che venisse messo a posto quello che già c’è”, aggiungono. Riguardo invece all’idea, proposta da Giachello qualche settimana fa, di iniziare l’iter che porterà alla realizzazione di un nuovo argine che proteggerà le sponde di regione Colombaro, rispondono: “Ci hanno messo quasi vent’anni per progettare questo nuovo argine, cosa significa, che prima di avere anche l’altro dovranno passarne altri venti? Nel frattempo, cosa facciamo se viene un’altra alluvione?”. I cittadini del Colombaro concludono sostenendo di essere determinati a continuare la “battaglia” per la difesa dei loro terreni: “Per il momento aspettiamo un loro sopralluogo. Ci hanno detto che lo faranno... poi vedremo”.
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