Guida la sua Torrazza con lo stesso entusiasmo che aveva il primo giorno che arrivò da Roma, ben 14 anni fa. Nato in Ruanda da una famiglia dalla profonda fede cattolica, Don Patrice Munyentwali, 50 anni compiuti da poco, è il prevosto della parrocchia di San Giacomo. L’abbiamo incontrato l’altra settimana per una chiacchierata sull’attività della parrocchia e sulla vita del paese. Allora Don Patrice, in tutti questi anni, come ha visto cambiare Torrazza? Il paese, in 14 anni, è cambiato tantissimo. Quando sono arrivato c’erano circa 1.800 abitanti mentre oggi sono 2.898. Ho visto tirar su le case che ci sono all’entrata di Torrazza là dove prima c’erano solo campi, ho assistito alla nascita dell’associazione Vita Tre, che per noi è molto importante... Quanto si sono fatti sentire i venti della crisi? Purtroppo, tanto. Quando sono arrivato, in città funzionavano tre fornaci ma nel giro di qualche anno tutte hanno chiuso. Veder accadere una cosa del genere in un posto che basava la propria attività sulla produzione dei mattoni, è stato molto duro. E la vita di paese, quanto è cambiata? Sicuramente è cambiato il tessuto sociale. Prima i torrazzesi si conoscevano tutti tra di loro, ma ora con l’arrivo di immigrati molti cittadini si lamentano di tutte queste nuove presenze. Un altro problema è certamente la disoccupazione. Vedo tante casalinghe che vanno a fare le pulizie perché hanno bisogno di lavorare e molti che svolgono attività di volontariato per il Comune. Passiamo alla Parrocchia. Nel corso degli anni qualcosa è cambiato anche lì, sono stati fatti dei lavori... Sì. Per prima cosa è stato aperto l’ingresso al cortile dell’oratorio, che prima era chiuso. Il tetto ed il campanile sono stati rifatti e sono stati aggiunti i servizi igienici, che prima non c’erano. Ci sono un orto, che curo personalmente, una sala polivalente in cui si organizzano centri estivi e rinfreschi, il campo da pallacanestro. Abbiamo anche restaurato due navate e l’organo… Quali sono le attività che state svolgendo invece? Oltre a quelle di catechismo e oratorio con i ragazzi, organizziamo attività durante tutto l’anno, come la Festa del Ciao ad ottobre, i Canti di Natale, i festeggiamenti per il bicentenario di Don Bosco ed i centri estivi. Fra un po’, con la squadra dell’oratorio, parteciperemo al torneo di calcio Junior Tim Cup. Avvicinare i giovani alla Chiesa in un periodo in cui si preferiscono di gran lunga i social network è impresa difficile. Come ci riesce? Ritengo che alla base dovrebbe esserci una buona educazione da parte dei genitori, da parte mia credo che sia importante creare dei momenti di relazione tra i ragazzi. Per questo durante i centri estivi i cellulari vengono lasciati nel mio ufficio… Per gli adulti viene fatto qualcosa invece? In questo momento stiamo tenendo dei corsi di catechesi per gli adulti. Abbiamo parlato dei due giovani beati Chiara Luce e Silvio Dissegna, tratteremo dei luoghi della passione e della crocifissione. Poi ci sono anche i corsi prematrimoniali. Toccando il tema dei servizi, di cosa pensa che avrebbero bisogno i cittadini? Sicuramente una gestione più efficacie del servizio postale e maggiore sicurezza stradale. Secondo me anche una Casa di Riposo dove gli anziani possano trascorrere gli ultimi anni della propria vita senza allontanarsi da casa sarebbe davvero utile. Infine, come cerca di risolvere il problema della povertà? Su questo ritengo che sia molto importante la collaborazione con il Comune. Per il resto, io mi occupo di accogliere e dare ospitalità ai pellegrini in viaggio sulla via Francigena. Non sembra, ma sono tantissimi.
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