Si smuovono le acque per Città Futura. Finalmente, dopo mesi e mesi di totale inerzia di fronte alla tragica situazione della società a capitale pubblico del comune di Montanaro (un debito di oltre 1 milione e 300 mila euro nei confronti dei fornitori dei farmaci e una perdita di altri 270 mila euro dall’asilo comunale, a si aggiungono la messa in liquidazione di tutti i beni e le recenti dimissioni di Giovanni Ravalli, suo amministratore unico, ndr) un timido raggio di sole sembra farsi strada all’orizzonte. Venerdì 31 ottobre si è riunita la commissione speciale di Città Futura. A fare chiarezza sulla questione, il nuovo socio liquidatore, il commercialista Luigi Tealdi. Davanti ad un nutrito gruppo di cittadini, e insieme ai membri della commissione - tra cui il sindaco Giovanni Ponchia e Arcangelo Gallon, Michele Racco della lista “Montanaro Domani” e Luca Rastaldo del Pd - Tealdi ha illustrato le possibili soluzioni per uscire dall’impasse. Prima tra tutte, la liquidazione. “La cosa più semplice da fare sarebbe liquidare tutti i beni e utilizzare il ricavato per coprire i debiti”, ha esordito. Ma con sei tentativi di bando andati in fumo, questo non è certo il caso di Montanaro. “Non possiamo andare avanti all’infinito con i tentativi di svendita della società. Quindi, se decidessimo di proseguire in questa direzione, che porterebbe ad una svalutazione dei beni, dobbiamo innanzitutto accettare il fatto di essere in liquidazione e comportarci di conseguenza”. Il che significa interrompere sia le attività della farmacia che quelle dell’asilo, attualmente operative. “Poi - continua - sarebbe anche necessario darsi delle scadenze temporali, cosa che finora non è stata fatta”. Più fattibile, la seconda opzione valutata, la trasformazione della partecipata nell’azienda speciale proposta e fortemente voluta dal consigliere di minoranza Silvano Ferro. Infatti, oltre a tutelare il posto di lavoro dei dipendenti, tale soluzione sarebbe in grado di mantenere in vita due dei servizi principali del Comune: l’asilo nido e la farmacia. Unico ostacolo da superare in questo senso, la presenza di un bilancio in pareggio. “L’azienda speciale può essere attuata solo se non ci sono perdite e quindi debiti”. Ovviamente, questa non è la condizione in cui si trova Città Futura. Sempre Tealdi, però, ha sottolineato che “per pareggiare lo stesso i conti, potremmo decidere di vendere alcuni beni di proprietà del Comune”. Il suo ricavato, infatti, potrebbe essere utilizzato per coprire i debiti. Assolutamente scartata, infine, è l’idea- favorita da Rastaldo- di cedere il 49 per cento di Città Futura ai privati e far mantenere il restante 51 in capo al pubblico.
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