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13 Settembre 2021 - 22:43
Piano di Servin (foto gentilmente concesse dal blog "I camoschi bianchi")
Numero atomico 27, simbolo Co. È il cobalto. Nelle Valli di Lanzo non si parla d’altro da quando la società australiana Alta Zinc Ltd - con la controllata Strategic minerals Italia - ha ottenuto dal Ministero della Transizione Ecologica il rinnovo dei permessi (fino a maggio 2024) per la ricerca nei territori montani di Balme e Usseglio di cobalto, appunto, ma anche di nichel, rame, argento e metalli associati.
Un rinnovo che arriva dopo la scoperta della presenza di nuovi filoni minerari a Balme, nell’area adiacente a quella di Usseglio lì dove tutto è cominciato con l’Alta Zinc che ha imbastito il “Punta Corna Project”.
«La scoperta di nuovi filoni nelle valli settentrionali di Balme e l’assegnazione del mandato aggiuntivo di 3 anni offre ad Alta Zinc l’opportunità di proseguire la nostra entusiasmante campagna di esplorazione del metallo per batterie a Punta Corna. Anche i primi risultati dei rilevamenti satellitari iperspettrali sull’area appaiono molto incoraggianti per un’esplorazione futura» fa sapere Gerain Harris, il managing director della società australiana.
Alta Zinc ha inoltre già presentato la richiesta per effettuare le perforazioni. Le aree interessate sono l’alto Vallone del rio Servìn, la miniera del Masòc nel basso Vallone del torrente Arnàs e il Vallone del Veil. Per la prima parte del progetto, solo la prima, si prevede un investimento di 2,5 milioni di euro per un’area nella quale, fino a metà Settecento, era in attività una delle maggiori miniere di cobalto di tutto il Vecchio Mondo.
Soldi decisamente ben spesi, almeno per le tasche degli australiani. Solo nell’ultimo anno il valore del cobalto è aumentato del 55% grazie al suo impiego principale: la produzione delle batterie al litio per le auto elettriche.
Entro la fine del decennio è prevista la nascita di una trentina di gigafactories in tutta Europa e Alta Zinc è pronta a estrarre il cobalto nelle Valli di Lanzo da spedire fino in Norvegia, Inghilterra, Spagna, Francia, Svezia, Polonia, Ungheria ed anche in Italia, con i progetti per la Faam campana, la gigafactory di Stellantis a Termoli e l’Italvolt di Scarmagno (riportato molto simpaticamente sul sito di Alta Zinc come “Scarmango”...). Giusto per dare i numeri, si stima che nel 2025 il mercato delle batterie al litio varrà nel continente europeo intorno ai 250 miliardi di euro l’anno.
Come detto quello di agosto è solo un rinnovo dei permessi per le ricerche dei minerali. La prima “licenza” era stata rilasciata nel 2018 e già aveva destato scalpore, con l’Amministrazione comunale di Balme che aveva approvato una delibera per dichiarare la contrarietà al progetto. Oggi il sindaco Gianni Castagneri rimane sulla stessa posizione.
«Siamo totalmente contrari - sostiene -. Innanzitutto riteniamo di non essere stati coinvolti in nessun tipo di dialogo, e questo già basterebbe come motivazione. Inoltre siamo convinti che l’estrazione di minerali non sia un’attività adatta per lo sviluppo del nostro territorio. Puntiamo su altre cose».
Il Comune sul quale ricade la maggior parte dell’area considerata strategica dall’Alta Zinc, però, è quello di Usseglio. Il sindaco Pier Mario Grosso chiede tempo prima di esprimersi negativamente. «Prima di tutto sottolineo che le autorizzazioni non dipendono dal Comune, bensì dal Ministero - sottolinea -. Al momento aspettiamo di capire quale potrebbe essere l’impatto ambientale dell’estrazione del cobalto. Per noi è fondamentale avere garanzie che il paesaggio non venga deturpato».
Ed è quanto scritto anche nelle osservazioni presentate al Ministero dall’Amministrazione. «E poi - aggiunge il primo cittadino ussegliese - bisogna valutare quali possano essere i benefici per il nostro Comune e per tutte le Valli di Lanzo. Io personalmente sono favorevole ad un progetto di questo tipo, se non impatta in modo negativo sull’ambiente. Investimenti del genere porterebbero importanti benefici economici alla vallata: il passaggio di auto e camion significherebbe la sistemazione delle strade, ad esempio, e l’avvio delle attività avrebbe importanti ricadute dal punto di vista lavorativo. Se vogliamo combattere lo spopolamento qualcosa dobbiamo pure concedere. Ma, ribadisco, abbiamo bisogno di garanzie sul rispetto delle nostre Valli. Pare che l’intenzione sia di lavorare in galleria, quindi senza particolari problemi per l’ambiente. Ma dobbiamo esserne sicuri. Insomma ci dev’essere ragionevolezza, da una parte e dall’altra. In ogni caso, comunque vada, non dipenderà da noi. Le decisioni importanti arrivano sempre tutte dall’alto, da Roma».
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