L'aereo era la sua vita, e lei è stata l'ultima a 'lasciarlo'. Mariangela Valentini, 32 anni da compiere il prossimo 14 settembre, capitano pilota dell'Aeronautica militare con il sogno delle Frecce Tricolori ma anche, prima o poi, di un figlio e una famiglia, è stata l'ultimo dei quattro piloti del 6/o Stormo morti nello scontro fra due Tornado sui cieli di Ascoli ad essere recuperato dai soccorritori. Era sotto la cabina di pilotaggio del velivolo, agganciata al seggiolino armato da quel 19 agosto. Ci sono voluti gli artificieri incursori del 17/o Stormo, arrivati a Poggio Anzù dalla base di Furbara, per disinnescare le cariche esplosive di eiezione e permettere ai pompieri di estrarre la salma. Caricata su un elicottero e portata nella caserma del 235/o Rav Piceno, Mariangela ha ricevuto gli onori militari da un picchetto di soldati e soldatesse. Adesso, per l'esame del Dna, i resti della ragazza di Oleggio 'nata per volare' sono composti nell'obitorio di Ascoli Piceno accanto a quelli degli altri tre 'diavoli rossi' di Ghedi: il suo navigatore Piero Paolo Franzese, il capitano pilota Alessandro Dotto e il capitano navigatore Giuseppe Palminteri. Tutti ritrovati fra il 20 agosto e ieri nei boschi di Casamurana, Tronzano e Poggio Anzù di Venarotta grazie al lavoro senza sosta di 200 persone fra colleghi dell'Aeronautica, Vigili del fuoco, Corpo forestale dello Stato, Carabinieri, Polizia, e tecnici del Corpo nazionale del Soccorso alpino. Gli stessi che oggi hanno avvistato sotto una parete rocciosa, a 700 metri dal corpo di Mariangela, la seconda scatola nera dell'aereo. Insieme al flight data recorder del primo Tornado, già in mano alla polizia giudiziaria, è questo il principale strumento di indagine a disposizione della procura di Ascoli. Se i tracciati saranno ancora leggibili, le scatole nere 'parleranno': dovrebbero aver registrato tutti gli assetti di guida, i parametri di quota e le comunicazioni dei piloti con i navigatori e le torri di controllo. Incrociando quei dati con i piani di volo, i tracciati radar dei voli militari del 19 agosto sulla dorsale adriatica, le testimonianze, i filmati amatoriali sull'impatto fra i due Tornado, le perizie sui rottami, si potrà forse dare una risposta alla domanda principale: perché i due caccia si trovavano dove ''non dovevano essere contemporaneamente, alla stessa quota e allo stesso orario'', come ha rilevato la stessa Aeronautica. Partiti uno alle 15:22 e l'altro alle 15:27 dalla base di Ghedi per due missioni addestrative separate, in task diversi, si stavano dirigendo in un punto in cui avrebbero dovuto svolgere separatamente i loro compiti, che non comprendevano tattiche di combattimento simulato, cioè un confronto ravvicinato con l'apparecchio 'nemico'. Un errore umano, un'avaria o un problema tecnico (o, evenienza rara, una combinazione di questi fattori) restano le ipotesi prevalenti. Di certo, uno dei due aerei ha perso la rotta ed è finito addosso all'altro, innescando un'esplosione che se solo fosse avvenuta a pochi chilometri di distanza, sopra l'abitato di Ascoli, avrebbe potuto provocare una strage. Impossibile, prima di aprire i registratori di volo accertare se, come qualcuno ha ipotizzato ieri, con smentita informale dei pm, sia stato l'aereo di Mariangela a sfiorare l'altro. Per far luce ci vorranno varie perizie, e sarà utile la collaborazione costante, già avviata, fra procura ordinaria, Aeronautica e procura militare, titolari di tre diverse inchieste. Per il capo di Stato maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli la tragedia di Ascoli ''è un contributo pesantissimo che il personale delle forze armate paga per l'addestramento che quotidianamente conduce con professionalità e senso del dovere, nel rispetto delle norme di sicurezza, per mantenere gli standard operativi richiesti''. La morte dei quattro giovani piloti ha destato ''profonda commozione in tutto il Paese'' ha scritto il presidente Giorgio Napolitano in un messaggio di cordoglio e solidarietà alle famiglie
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.