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MILANO. Fiat: sgambetto Credit Suisse, -2,9% in borsa a fine recesso

MILANO. Fiat: sgambetto Credit Suisse, -2,9% in borsa a fine recesso

Fiat scivola a Piazza Affari (-2,91% a 7,17 euro) alla vigilia del termine per esercitare il diritto di recesso. Sul Lingotto, peggior titolo del Ftse Mib, ha pesato un report di Credit Suisse che ha avviato la copertura con un giudizio underperform e un target price di 6 euro.

All'origine del giudizio "lo spazio limitato" per iniziative in grado di "sorprendere positivamente" il mercato da parte del gruppo guidato da Sergio Marchionne.

Secondo gli analisti, i "molti punti di forza del gruppo (Jeep, Ferrari, Maserati and Alfa) sono superati dai rischi di mercato a breve termine e da un livello insostenibile del debito netto, pari a 9,7 miliardi di euro", mentre il piano industriale "appare troppo ottimistico e ci sono rischi potenziali di una revisione al ribasso degli obiettivi al 2014, a causa di un primo semestre debole". Senza contare che la quotazione negli Usa potrebbe essere "un primo passo verso un possibile aumento di capitale".

Sul fronte delle fusioni, inoltre, quella con Psa "ha perso razionale" dopo l'acquisizione di Chrysler mentre Volkswagen ha escluso di avere un interesse per Fiat. "Positiva" sarebbe la quotazione di Ferrari "ma vediamo poco interesse tra il management e gli azionisti per una mossa di questo tipo".

Il report di Credit Suisse indebolisce il titolo Fiat, reduce da sette sedute di rialzi consecutivi, alla vigilia della scadenza del termine per l'esercizio del recesso, lasciandone il valore al di sotto dei 7,727 euro riservati a chi - non avendo votato a favore della fusione con Chrysler - chiederà di lasciare la società. Oggi è emerso che Norges Bank, l'investitore più grande tra quelli che hanno votato no alla fusione, è tornato sopra il 2%, dopo aver ridotto la quota all'1,3% lo scorso 31 luglio. Per avere titolo al recesso, che se dovesse superare i 500 milioni di euro bloccherebbe la fusione con Chrysler (è sufficiente il 5,2% del capitale), è necessario anche aver conservato ininterrottamente le azioni dal giorno dell'assemblea sulla fusione. Chi ha votato contro o non è intervenuto in assemblea rappresenta il 56% del capitale.

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