AGGIORNAMENTI
Cerca
Esteri
30 Dicembre 2025 - 08:54
Esercito tedesco, cosa succede ai paracadutisti? Violenza, sessismo e neonazismo nel 26° Reggimento sotto inchiesta
Un portone metallico della caserma di Niederauerbach, a Zweibrücken, si apre con fatica alle prime ore del mattino. Sui muri compaiono sempre più spesso avvisi disciplinari e nelle camerate l’atmosfera è cambiata: sguardi bassi, silenzi, nervosismo. È qui, all’interno del 26° Reggimento Paracadutisti della Bundeswehr, che si è aperta una delle inchieste più gravi degli ultimi anni per le forze armate tedesche. Tutto nasce dalla denuncia di due soldatesse e porta alla luce un quadro che va ben oltre singoli episodi isolati. Le accuse parlano di violenze, comportamenti sessisti, uso di sostanze stupefacenti e ostentazione di simboli di estrema destra. Il governo federale tedesco ha definito quanto emerso “inaccettabile”. I numeri ufficiali danno la misura della vicenda: 55 militari sotto indagine, oltre 200 episodiesaminati, 19 procedure di espulsione avviate e 3 già eseguite.
Le verifiche, sia interne sia giudiziarie, sono coordinate dalla Staatsanwaltschaft di Zweibrücken (Procura di Zweibrücken) insieme agli organi disciplinari della Bundeswehr. L’attenzione è concentrata sul 26° Reggimento Paracadutisti, dislocato tra Zweibrücken e Merzig e inserito nella Luftlandebrigade 1 (1ª Brigata Aviotrasportata). Secondo le ricostruzioni finora disponibili, i fascicoli contengono accuse di saluti hitleriani, episodi di antisemitismo, molestie e forme di mobbing ai danni delle donne, riti violenti e violazioni della normativa tedesca sulla cannabis.
Una portavoce dell’Esercito tedesco ha confermato che le indagini riguardano 55 indagati, precisando che per 19 militari è stata avviata la procedura di espulsione e che in 3 casi questa è già stata eseguita. Parallelamente, la Procura di Zweibrücken sta procedendo sul piano penale nei confronti di 19 soldati. L’intera vicenda prende avvio nel giugno 2025, quando due soldatesse del reparto inviano una segnalazione formale al Wehrbeauftragte (Commissario parlamentare alle Forze armate). Da quel momento, il numero dei militari coinvolti cresce rapidamente e l’inchiesta si ramifica in più filoni.
Secondo quanto ricostruito, la scelta delle due militari rappresenta una rottura netta con una situazione che, sempre stando agli atti, era diventata insostenibile. Le denunce descrivono una sorta di “cultura di branco”, fatta di umiliazioni, allusioni esplicite e presunte pratiche di iniziazione. Dopo l’arrivo degli esposti al Wehrbeauftragte, scatta una sequenza di audizioni, perquisizioni e sospensioni dall’uso dell’uniforme. Il perimetro dell’indagine si allarga rapidamente con il coinvolgimento della Procura di Zweibrücken, della Wehrdisziplinaranwaltschaft (Procura disciplinare militare), del Militärischer Abschirmdienst (Servizio di controspionaggio militare) e del Comando delle forze di terra.
Le cifre ufficiali parlano di oltre 200 presunti illeciti, tra penali e disciplinari. I casi spaziano dai saluti hitleriani alle feste a tema nazista, dalle molestie al consumo di cocaina documentato in più circostanze. I 55 militari formalmente sotto procedimento interno includono, secondo le ricostruzioni, almeno 30 persone coinvolte in condotte estremiste o antisemite. Sul piano disciplinare risultano 19 espulsioni avviate, mentre sul fronte giudiziario la Procura procede nei confronti di 19 soldati, con ulteriori sanzioni e divieti temporanei di indossare l’uniforme già applicati.
Da Berlino, il portavoce della Bundeswehr, Kenneth Harms, ha parlato apertamente di comportamenti “inaccettabili”, ribadendo la linea di tolleranza zero verso l’estremismo di destra e le condotte sessuali inappropriate. Dal vertice delle Forze terrestri è arrivato l’annuncio di un piano d’azione specifico per la Luftlandetruppe (truppe aviotrasportate), che prevede interventi su formazione, catena di comando e prevenzione. Il comandante delle forze di terra, il generale Harald Gante, ha anticipato un rapporto conclusivo seguito da misure operative mirate.
Le testimonianze raccolte dagli inquirenti e rilanciate dalla stampa nazionale parlano di riti violenti, consumo eccessivo di alcol e dinamiche di gruppo basate su battute sessiste e pressioni psicologiche. In questo contesto, secondo le ricostruzioni, si sarebbero inseriti anche simboli e gesti riconducibili all’estrema destra, in contrasto con la libero-democratica Grundordnung (ordine fondamentale libero e democratico), che la Bundeswehr è chiamata a difendere. Gli investigatori stanno lavorando su migliaia di pagine di documenti e, pur con la necessaria cautela, descrivono aree di sostanziale impunità cresciute tra camerate e livelli intermedi della gerarchia.
Il 26° Reggimento Paracadutisti fa parte della Luftlandebrigade 1, una delle unità d’élite delle forze terrestri tedesche, con circa 1.700 militari dislocati tra Zweibrücken e Merzig. Non si tratta di un reparto marginale: è un elemento centrale nella prontezza operativa della Germania e nei suoi impegni all’interno dell’Alleanza Atlantica (NATO). Proprio per questo, l’inchiesta assume un peso particolare e incide sulla credibilità di una forza armata impegnata in un percorso di modernizzazione e rafforzamento.
Sul piano penale, la Procura di Zweibrücken procede per reati che includono l’uso di stupefacenti, l’istigazione all’odio e l’uso di simboli di organizzazioni incostituzionali. Sul fronte disciplinare, oltre alle espulsioni, sono allo studio sospensioni, retrocessioni e note di demerito. Il piano d’azione annunciato dal generale Harald Gante, che sarà sottoposto all’Ispettore dell’Esercito, Christian Freuding, punta a rafforzare i controlli, la formazione etica e i canali di segnalazione protetta. Nel breve periodo sono previsti briefing con i comandanti di compagnia e una revisione delle procedure di addestramento nelle unità aviotrasportate.
La condanna arrivata dal governo federale non è solo una dichiarazione di principio. È un messaggio diretto sia all’interno delle forze armate sia all’opinione pubblica. La Bundeswehr è chiamata a dimostrare di saper intervenire e correggere le proprie criticità. Il fatto che l’inchiesta sia partita dalla denuncia di due soldatesse è considerato un elemento rilevante, ma resta aperta una domanda fondamentale: perché segnali e allarmi non sono stati intercettati prima.
Da anni la Bundeswehr dichiara una linea di assoluta incompatibilità con l’estremismo di destra. In questo caso, però, emerge un intreccio tra misoginia, abusi di potere e simboli ideologici che mettono in discussione l’efficacia dei controlli. Anche se una parte degli oltre 200 episodi contestati dovesse cadere, il quadro residuo sarebbe sufficiente a imporre un cambiamento profondo. I simboli, come ricordano gli inquirenti, non sono dettagli folkloristici, ma segnali che legittimano gerarchie parallele e complicità.
L’attenzione non riguarda solo i singoli responsabili. In un’organizzazione fondata su comando e controllo, la persistenza di riti violenti e umiliazioni indica falle lungo la catena gerarchica. Il piano annunciato dai vertici militari rappresenta un primo passo, ma la sua efficacia sarà misurata sulla capacità di introdurre controlli regolari, responsabilità chiare e sanzioni coerenti.
La vicenda arriva in un momento delicato per la Germania, impegnata a rafforzare le proprie capacità militari e a rispettare gli impegni internazionali. Le conseguenze toccano la reputazione delle unità aviotrasportate, la fiducia interna e la capacità di reclutare nuove leve, in particolare donne. Molti militari parlano di stupore e di senso di tradimento rispetto ai valori fondamentali della professione. Dai vertici arriva l’impegno a un cambiamento strutturale, non limitato a un’operazione di facciata.
Restano ancora da chiarire diversi punti: da quanto tempo si sono verificati gli abusi, se vi siano state segnalazioni precedenti ignorate, quali responsabilità emergeranno lungo la catena di comando e come verrà garantita la tutela di vittime e testimoni. Le risposte a queste domande saranno decisive per capire se si è di fronte a una devianza circoscritta o a un problema culturale più ampio. In ogni caso, la vicenda del 26° Reggimento Paracadutisti mostra quanto sia sottile il confine tra disciplina e abuso e quanto sia necessario presidiare quel confine ogni giorno con regole chiare, controlli efficaci e responsabilità reali.
Fonti: Bundeswehr, Staatsanwaltschaft di Zweibrücken, Wehrbeauftragte del Bundestag, Ministero federale della Difesa, Der Spiegel, Süddeutsche Zeitung, Die Zeit.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.