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Domenica nera all'aeroporto di Caselle: volo per Parigi fermo un’ora e mezza per mancanza di pullman. Proteste dei passeggeri

Passeggeri pronti all’imbarco ma senza autobus: l’aeroporto non regge l’aumento dei voli

Domenica nera all'aeroporto di Caselle: volo per Parigi fermo un’ora e mezza per mancanza di pullman. Proteste dei passeggeri

Domenica nera all'aeroporto di Caselle: volo per Parigi fermo un’ora e mezza per mancanza di pullman. Proteste dei passeggeri

All’aeroporto di Torino-Caselle, questa mattina, il problema non è stato il cielo ma la gestione a terra. Il volo Volotea per Parigi Orly, con aeromobile pronto e in perfetto orario, è rimasto fermo ai gate per un’ora e mezza prima che i passeggeri potessero salire a bordo. Motivo: mancavano i mezzi per raggiungere l’aereo.

«Eravamo pronti all’imbarco, l’aereo era lì, ma non arrivavano i pullman», racconta un passeggero. «Ci dicevano di aspettare, senza spiegazioni. Alla fine siamo rimasti bloccati più di un’ora».

Secondo quanto riferito dai viaggiatori, gli autobus interpista disponibili sarebbero solo tre, del tutto insufficienti a reggere un flusso di traffico aumentato e peraltro ampiamente previsto. Il risultato è stato un imbuto operativo che ha messo in crisi i trasferimenti dai gate agli aeromobili, con attese prolungate e crescente esasperazione. «Vedevi gli equipaggi pronti, ma noi fermi. Una situazione surreale», riferisce un’altra testimone.

Qui la questione non è meteorologica, né imprevedibile. È organizzativa. Se l’aumento dei voli è noto da tempo, la domanda è semplice: perché le risorse non sono state adeguate? «Non è stato un incidente, è stata una mancanza di programmazione», osserva un passeggero abituale. «Quando aumentano i voli, aumentano anche i servizi. O almeno dovrebbero».

Una domanda che chiama in causa direttamente i vertici di Sagat, la società che gestisce lo scalo. Perché un aeroporto non si misura sulle rotte annunciate, ma sulla capacità di garantire puntualità e servizi essenziali quando il traffico cresce. «Così Caselle sembra sempre impreparata», commenta un viaggiatore. «E alla fine a rimetterci siamo solo noi».

Ma il problema non finisce ai cancelli dell’aeroporto. C’è una responsabilità politica che continua a essere elusa. Comune di Torino e Regione Piemonte osservano, spesso plaudono alle privatizzazioni, ma raramente esercitano una vera azione di stimolo e controllo sull’azionista privato. «Si parla tanto di aeroporto strategico, poi bastano tre pullman in meno per bloccare tutto», è il giudizio amaro di chi stamattina doveva semplicemente partire.

Eppure i segnali che quella di oggi, domenica 28 dicembre, sarebbe stata una giornata difficile per lo scalo torinese c’erano tutti. Solo oggi l’aeroporto Sandro Pertini di Caselle Torinese ha registrato numeri mai visti prima: 160 movimenti aerei in 24 ore, tra voli di linea e charter, e oltre 25 mila passeggeri transitati nello scalo. Una delle giornate più intense non solo dell’anno, ma della storia dell’aeroporto.

Un picco legato alle festività natalizie, alla forte domanda sulle principali rotte europee e all’attrattività del turismo invernale, con le Alpi occidentali innevate che hanno trasformato Torino in un punto di accesso privilegiato per lo sci. Un traffico eccezionale, segnalato anche dalle analisi diffuse sui social da Andrea Vuolo – Meteo in Piemonte, che ha evidenziato come quella domenica rappresenti il massimo storico di movimentazione aeromobili per Caselle.

Numeri confermati anche dal lavoro di monitoraggio portato avanti da Roberto Manganelli, dell’Associazione Fly Torino, che da tempo segue l’andamento dei flussi aeroportuali e certifica un trend di crescita costante, ormai vicino alla soglia dei 5 milioni di passeggeri annui.

Numeri noti, dati pubblici, tendenze evidenti. Proprio per questo, ciò che è accaduto oggi pesa ancora di più. Perché se il traffico cresce e i record si annunciano, un aeroporto che ambisce a essere davvero la porta del Piemonte verso il mondo non può permettersi di restare fermo. 

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