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Crisi viola, la Fiorentina affonda a Parma: ultima in classifica e Vanoli in bilico

A Parma arriva l’ennesimo schiaffo, la classifica condanna società e squadra

Crisi viola

Crisi viola, la Fiorentina affonda a Parma: ultima in classifica e Vanoli in bilico

La vittoria con l’Udinese aveva illuso tutti, regalando un Natale meno amaro e l’idea che il peggio potesse essere alle spalle. Illusione durata lo spazio di pochi giorni. Il ritorno in campo dopo le feste riporta la Fiorentina alla realtà più cruda: sconfitta per 1-0 a Parma nello scontro salvezza, ultimo posto in classifica confermato e una crisi che, anziché attenuarsi, assume i contorni di un vero e proprio tracollo sportivo.

Al Tardini decide un gol di Oliver Sorensen al 48’, su assist di Pellegrino. Un episodio, certo, ma sarebbe un alibi comodo fermarsi lì. Perché il problema viola non è il singolo episodio, è un insieme di limiti tecnici, caratteriali e societari che stanno trascinando una piazza storica della Serie A verso un destino che fino a pochi mesi fa sembrava impensabile.

La partita è stata esattamente quello che ci si aspettava da uno scontro diretto per non retrocedere: fisica, sporca, tesa. Il Parma l’ha interpretata con fame e lucidità, la Fiorentina con paura e confusione. Dopo il gol subito, la reazione viola è stata più nervosa che concreta. Pochissime occasioni pulite, manovra prevedibile, assenza di idee negli ultimi trenta metri. Alla prova dei numeri, una sterilità offensiva che fotografa perfettamente la stagione.

E qui le responsabilità non possono più essere scaricate solo sull’allenatore. Paolo Vanoli è di nuovo in bilico, e probabilmente pagherà per tutti se la situazione non cambierà immediatamente. Ma è giusto chiedersi se sia davvero solo lui il problema. Questa squadra, al di là degli schemi, sembra fragile, poco convinta, incapace di reggere il peso della maglia e della situazione. Troppi giocatori appaiono spenti, anonimi, scollegati dalla gravità del momento.

La società non può più nascondersi dietro la pazienza o la programmazione. Perdere una piazza come Firenze dalla Serie A sarebbe un danno enorme non solo per i tifosi, ma per tutto il campionato. Ma il calcio non vive di blasone, e la classifica non tiene conto della storia. I punti si fanno con le scelte giuste, con una rosa costruita con criterio e con una linea tecnica chiara. E oggi, guardando questa Fiorentina, è legittimo domandarsi se qualcuno, ai piani alti, abbia davvero percepito per tempo la deriva.

Il Parma, con questa vittoria, respira. Si allontana dalla zona più calda e dimostra che anche una squadra con meno nome può salvarsi se ha identità e fame. La Fiorentina, invece, resta inchiodata all’ultimo posto e manda un messaggio inquietante: la salvezza non è più un obiettivo scontato, ma una montagna ripida da scalare senza attrezzatura.

Il calendario non concede tregua. Da qui all’11 gennaio arriveranno Cremonese, Lazio e Milan. Tre partite che assomigliano a un processo sportivo. Vanoli, salvo colpi di scena, avrà quella che viene già definita l’ultima spiaggia. Ma sarebbe un errore pensare che un eventuale esonero risolva tutto per magia. Se questa squadra non cambia atteggiamento, se alcuni giocatori non iniziano a prendersi responsabilità vere, nessun allenatore potrà fare miracoli.

La domanda, a questo punto, è brutale ma necessaria: è davvero accettabile che una piazza come Firenze rischi di uscire dalla Serie A così, tra errori, indecisioni e prestazioni insufficienti? La risposta, per chi ama questo sport, dovrebbe essere no. Ma il calcio non vive di ciò che è giusto o ingiusto. Vive di risultati. E la Fiorentina, oggi, non ne ha.

La storia non segna gol, il nome non salva dalle sconfitte. O questa realtà viene accettata subito, oppure il rischio è quello di assistere a una caduta che non potrà più essere raccontata come un incidente di percorso.

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