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Ecco chi è uno degli uomini più "ricercati" d'America. Taglia da 15 milioni di euro. Dall’Olimpiade alla cocaina

Dallo snowboard di Salt Lake City alle rotte del narcotraffico globale: la parabola oscura dell’ex atleta canadese diventato l’uomo più ricercato delle due Americhe, con una taglia da 15 milioni di dollari

Ecco chi è uno degli uomini più "ricercati" d'America. Taglia da 15 milioni di euro. Dall’Olimpiade alla cocaina

Ecco chi è uno degli uomini più "ricercati" d'America. Taglia da 15 milioni di euro. Dall’Olimpiade alla cocaina

All’ingresso di una taquería di provincia nel Nord del Messico, tra locandine scolorite di lucha libre e concerti di banda, c’è un poster che non parla di musica né di cibo. È nitido, plastificato, recente. Il volto è severo, lo sguardo diretto, sotto una scritta che non lascia spazio a equivoci: Ryan James Wedding. Taglia: 15 milioni di dollari. Numeri grandi, contatti in basso. Non è scenografia. È la realtà.

È così che oggi appare l’uomo più ricercato delle due Americhe: non in un’aula olimpica o su una pista innevata, ma appeso a un muro polveroso lungo una rotta clandestina che attraversa Sinaloa. Il suo nome scivola dai dossier dell’FBI alle chat dei trasportatori di frontiera, dai porti della costa pacifica alle strade secondarie che portano verso il confine. Per gli inquirenti, Ryan James Wedding non è più un ex atleta finito male. È un signore della cocaina, un coordinatore capace di muovere carichi industriali e di far eliminare chi intralcia il flusso.

Ventitré anni prima, la scena era un’altra. Salt Lake City, Olimpiadi invernali 2002. Wedding indossa la giacca rossa del Team Canada, gareggia nel parallel giant slalom, chiude 24º. Una carriera di buon livello, senza gloria eterna. Il sogno olimpico non esplode, si consuma. E lì, secondo atti giudiziari e ricostruzioni federali, comincia il pendolo: sport e traffici, disciplina e scorciatoie.

Nel 2008 una operazione sotto copertura negli Stati Uniti lo incastra mentre tenta di acquistare cocaina. Nel 2010 arriva la condanna: 48 mesi di carcere federale. Esce nel dicembre 2011. In aula, secondo i verbali, ammette di aver “perso la rotta”. Ma per la magistratura quella non è una deviazione: è un passaggio di livello. Negli anni successivi, stando alle accuse, Wedding smette di essere manovalanza e diventa regista.

La filiera che gli investigatori ricostruiscono è un manuale di criminalità globale. Colombia, punto di partenza. Messico, corridoio e protezione. California del Sud, nodo logistico. Canada, piazza di sbocco e lavaggio. Stash houses nell’area di Los Angeles, camion di lungo raggio, trasportatori compiacenti, coperture societarie. Gli atti parlano di centinaia di chilogrammi spediti con regolarità e, nelle stime più ampie presentate in conferenza stampa, di una capacità fino a 60 tonnellate l’anno, per un valore superiore al miliardo di dollari.

Ma dove c’è questa scala, c’è violenza. E qui la storia smette di essere solo criminale e diventa bellica. A Wedding vengono imputati omicidi e tentati omicidi in Canada e Colombia, legati a partite di droga rubate, debiti, testimoni scomodi. Il punto di rottura arriva il 31 gennaio 2025, a Medellín: un testimone federale viene tracciato e ucciso in un ristorante. Secondo l’accusa, era stato indicato pubblicamente online per impedirgli di collaborare in un processo che vedeva Wedding tra i principali imputati.

Da lì scatta tutto. Operation Giant Slalom – nome che suona come uno schiaffo biografico – porta a dieci arresti, sequestri di droga, armi, contanti e criptovalute per 3,2 milioni di dollari. Il Dipartimento del Tesoro colpisce con sanzioni OFAC Wedding e una rete di 9 individui e 9 entità, congelando asset e isolando i nodi finanziari. Il 6 marzo 2025 l’FBI lo inserisce nei Ten Most Wanted Fugitives. Prima 10 milioni di dollari di ricompensa. Poi, il 19 novembre 2025, il rilancio: 15 milioni. Una cifra che non si mette su un uomo qualunque.

Nei documenti compaiono i soprannomi: El Jefe, Giant, Public Enemy. Le autorità lo descrivono come pericoloso, capace di cambiare aspetto, alto, riconoscibile. Si ritiene che si muova in Messico, nell’orbita del Cartello di Sinaloa, protetto da una cintura di complicità che ora scricchiola sotto il peso delle sanzioni e degli arresti. Non un capo locale, ma un coordinatore transnazionale, abbastanza importante da mobilitare FBI, DEA, DOJ, RCMP canadese e autorità messicane.

C’è anche un avvocato, Deepak Paradkar, finito nel raggio d’indagine: accusato di aver favorito la rete e persino di aver consigliato come “gestire” il testimone poi assassinato. Un dettaglio che dice molto: qui il crimine non usa solo pistole, ma anche codici, contratti, consulenze.

Perché questa storia parla anche a noi? Perché racconta un mondo in cui il traffico si comporta come una multinazionale, la violenza è gestione del rischio e la latitanza è una funzione logistica. E perché mostra come un uomo partito dall’alto – olimpico, simbolo di disciplina e successo – abbia scelto la scorciatoia più buia.

Oggi resta quell’immagine alla porta della taquería. Sotto il volto di Ryan James Wedding, i numeri in grassetto promettono che la caccia continuerà. Non più una finish line sulla neve. Ma il muro di una cella federale, quando – e non se – la linea del traguardo verrà finalmente tagliata.

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