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27 Dicembre 2025 - 09:45
Kim Jong-un
L’odore della polvere da sparo non compare nei comunicati ufficiali, ma attraversa senza difficoltà il messaggio di auguri che Kim Jong-un ha inviato a Vladimir Putin per il Capodanno. Il leader nordcoreano parla di “condivisione di sangue, vita e morte nella stessa trincea”, una formula scelta con cura, che abbandona ogni prudenza diplomatica e restituisce l’immagine di un’alleanza già operativa. Non è un’immagine simbolica: mentre il messaggio circola, la propaganda di Pyongyang mostra Kim Jong-un nelle fabbriche di munizioni, tra ordini per aumentare la produzione di missili e proiettili d’artiglieria, nuove linee industriali e direttive per adeguare le forze missilistiche e d’artiglieria dell’Esercito Popolare Coreano alle “esigenze prospettiche”. Diplomazia e industria bellica procedono insieme, come parti della stessa strategia.
La “trincea condivisa” evocata nel messaggio non è una metafora astratta. Secondo agenzie d’intelligence sudcoreane e fonti occidentali, dalla fine dell’autunno 2024 la Corea del Nord ha inviato in Russia migliaia di soldati. Le stime più citate, diffuse dallo Stato Maggiore congiunto di Seoul (Joint Chiefs of Staff) e confermate da funzionari ucraini, parlano di circa 11-12 mila militari, dispiegati in larga parte nella regione di Kursk, divenuta un fronte attivo del conflitto. Le perdite sarebbero state pesanti, con migliaia di morti e feriti secondo Kyiv e fonti occidentali, tanto da costringere, tra gennaio e febbraio 2025, a ritiri temporanei e riorganizzazioni. Pyongyang non ha mai ammesso ufficialmente l’invio di truppe, mentre Mosca ha evitato conferme dirette, limitandosi però a elogi pubblici di Putin sul contributo “eroico” dei nordcoreani nella difesa del settore.

In questo contesto, la “trincea” citata da Kim Jong-un è un luogo reale, fatto di campi minati, linee di rifornimento e combattimenti nella regione di Kursk, dove, secondo resoconti ucraini, i militari nordcoreani avrebbero svolto anche operazioni di sminamento e supporto agli assalti. Il linguaggio bellico del messaggio di Capodanno appare così come la descrizione di un’alleanza già sperimentata sul terreno.
Parallelamente, la macchina industriale nordcoreana accelera. Tra il 24 e il 26 dicembre 2025, l’agenzia ufficiale KCNA (Korean Central News Agency) ha documentato le visite di Kim Jong-un alle principali aziende dell’industria degli armamenti. Il leader ha chiesto di espandere la capacità produttiva di missili e munizioni, costruire nuovi impianti e presentare piani di modernizzazione in vista della prossima assise del Partito dei Lavoratori di Corea, prevista per l’inizio del 2026. Automatizzazione, razionalizzazione delle linee e ampliamento della gamma di armamenti sono indicati come obiettivi centrali. È un’agenda pensata per sostenere una guerra lunga, non solo per le esigenze interne dell’esercito nordcoreano, ma anche per alimentare la cooperazione militare con Mosca.
Le immagini diffuse hanno un valore simbolico preciso: Kim Jong-un ispeziona lo scafo di un sottomarino nucleare da 8.700 tonnellate in costruzione, mentre la comunicazione ufficiale insiste sull’“invincibilità” del deterrente. Al di là delle valutazioni sulla reale maturità tecnica di queste piattaforme, il messaggio politico è chiaro e diretto a Seoul, Tokyo e Washington: la capacità militare nordcoreana cresce anche grazie a un canale privilegiato con la Russia.
Questa convergenza trova una base formale nel Trattato di Partenariato Strategico Comprensivo firmato a Pyongyang il 19 giugno 2024 e ratificato dalla Duma nell’ottobre dello stesso anno. Il Cremlino lo ha definito “inequivoco”, perché prevede assistenza reciproca in caso di aggressione contro una delle parti. È il riavvicinamento più netto tra Russia e DPRK (Repubblica Popolare Democratica di Corea) dai tempi della Guerra fredda e risponde a esigenze concrete: Mosca cerca munizioni, missili e manodopera militare; Pyongyang punta a tecnologie avanzate, in particolare satellitari, missilistiche e navali, oltre a una legittimazione politica che aggiri il regime sanzionatorio.
Un segnale della solidità di questo asse è arrivato anche dalle Nazioni Unite. Nel marzo 2024, la Russia ha posto il veto al rinnovo del mandato del Panel of Experts incaricato di monitorare l’applicazione delle sanzioni contro la Corea del Nord. Il mandato è scaduto il 30 aprile 2024, riducendo drasticamente la capacità multilaterale di documentare traffici e trasferimenti, proprio mentre crescevano i sospetti di forniture militari nordcoreane a favore di Mosca.
Sul piano operativo, uno dei riscontri più rilevanti riguarda l’uso di missili nordcoreani contro l’Ucraina. Tra dicembre 2023 e gennaio 2024, Washington ha accusato la Russia di aver impiegato missili balistici forniti da Pyongyang. A fine maggio 2024, un’analisi della Defense Intelligence Agency (DIA) statunitense sui resti rinvenuti a Kharkiv ha indicato la compatibilità dei frammenti con la famiglia Hwasong-11/KN-23/25. Gli Stati Uniti hanno parlato di lanciatori e di “diverse dozzine” di missili trasferiti, mentre Kyiv ha riferito di analisi forensi su 21 ordigni, parte di circa 50 lanci effettuati in quel periodo. Russia e DPRK hanno smentito, ma la sequenza ha reso evidente l’integrazione tra le due filiere militari.
Anche sul fronte dell’artiglieria emergono dati significativi. Fonti sudcoreane hanno stimato che già alla fine del 2023 la Corea del Nord avesse spedito oltre un milione di proiettili alla Russia. Funzionari ucraini hanno poi sostenuto che, in alcuni periodi del 2025, fino al 40% delle munizioni utilizzate da Mosca provenisse da Pyongyang, una cifra difficile da verificare in modo indipendente ma coerente con l’intensificarsi delle visite di Kim Jong-un alle fabbriche e con le direttive per aumentare la produzione.
Le stime sul numero di soldati nordcoreani coinvolti restano incerte, perché influenzate dalla propaganda e dai limiti dell’intelligence in tempo di guerra. Le valutazioni più ricorrenti oscillano tra 10-12 mila e 15 mila uomini tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, con ipotesi di ulteriori rinforzi. Kyiv ha parlato di migliaia di perdite nelle prime settimane di impiego, tanto da costringere a rapide rotazioni o a spostamenti verso incarichi meno esposti. A gennaio 2025, l’Ucraina ha annunciato la cattura di due soldati nordcoreani feriti, una delle prime conferme dirette della loro presenza sul campo, mentre Seoul ha riconosciuto come probabile una pausa delle operazioni di prima linea di quei reparti. Presi insieme, questi elementi indicano un impatto tattico limitato ma effetti strategici rilevanti: liberare unità russe per altri settori, fornire a Pyongyang esperienza di combattimento reale e consolidare un canale di scambio politico-militare destinato a produrre conseguenze anche oltre il teatro ucraino.
In questa chiave va letto il messaggio di Capodanno di Kim Jong-un a Vladimir Putin. Non è un semplice augurio, ma una dichiarazione di fase: Corea del Nord e Russia si presentano come alleate in una guerra che Kyiv e i suoi partner definiscono aggressione e che Mosca descrive come difensiva contro l’Occidente. Il riferimento a “sangue, vita e morte” serve a rafforzare il consenso interno e a segnalare all’esterno che le sanzioni non bastano a isolare Pyongyang se può contare sulla copertura diplomatica di una potenza nucleare con seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Per l’Ucraina, questa triangolazione significa una maggiore disponibilità di munizioni e razzi per la Russia, la possibilità di riattivare forniture di missili a corto raggio e l’impiego di manodopera militare straniera in compiti ad alto logoramento. Non cambia la natura complessiva dell’arsenale russo, che resta in gran parte domestico, ma contribuisce a colmare vuoti critici in una guerra di durata. Sul piano operativo, Kyiv deve adattare difesa aerea e controbatteria a profili balistici diversi e gestire le implicazioni politiche e legali legate alla presenza di combattenti stranieri.
Le conseguenze si estendono anche all’Asia orientale. Seoul e Tokyo osservano con attenzione un esercito nordcoreano che acquisisce esperienza diretta in un conflitto ad alta intensità, apprendendo procedure, logistica, uso di droni, guerra elettronica e artiglieria di saturazione. Ex comandanti sudcoreani hanno avvertito che questo apprendimento accelerato potrebbe ridurre il divario tra addestramento e realtà operativa sulla penisola coreana, nonostante l’elevato costo umano per la DPRK.
In questo scenario, le fabbriche diventano un fronte decisivo. Kim Jong-un ha ribadito la necessità di aumentare la produzione di proiettili, missili e lanciatori, costruire nuovi impianti e spingere sull’automazione. Le visite alle linee di lavorazione dei metalli e ai reparti di assemblaggio sono accompagnate da richieste di piani industriali orientati allo sviluppo per il 2026, collegati al rafforzamento del deterrente nazionale e alla cooperazione con Mosca. Per i decisori occidentali, seguire questi segnali industriali è ormai importante quanto monitorare i movimenti delle unità sul campo.
Guardando al 2026, alcuni elementi meritano attenzione. Il congresso del Partito dei Lavoratori di Corea dovrebbe formalizzare la strategia 2026-2031 con un’enfasi su missili, artiglieria e cantieristica. L’assenza del Panel of Expertsrende più fragile il regime sanzionatorio, aumentando il peso delle prove satellitari e dei dossier nazionali. Sul terreno, resta da capire se la Russia intenda stabilizzare un canale permanente di impiego di reparti nordcoreani o limitarsi a utilizzi temporanei. Qualsiasi nuovo impiego di missili nordcoreani in Ucraina avrebbe ricadute immediate anche sugli equilibri dell’Indo-Pacifico.
Il messaggio di Kim Jong-un a Vladimir Putin chiarisce una convergenza fondata sulla necessità. La Russia cerca munizioni e, in parte, uomini; la Corea del Nord cerca tecnologia, legittimazione e un’esperienza bellica che non ha mai avuto in questa scala. La “trincea condivisa” descritta nel messaggio è il modo più diretto per affermare che l’intesa non è tattica ma strategica. Sullo sfondo, l’Ucraina affronta l’impatto di nuovi flussi militari, l’ONU arretra nella capacità di controllo e l’Asia nord-orientale si prepara a convivere con una DPRK che prova a trasformare la propria macchina militare attraverso fabbriche e fronti lontani. La durata di questa alleanza dipenderà dalla sostenibilità dello sforzo russo, dal bilancio nordcoreano tra costi umani e benefici strategici e dalla risposta dell’Occidente nel colmare le falle del sistema di sanzioni. Per ora, l’augurio di Capodanno appare meno come un brindisi e più come una linea politica dichiarata.
Fonti: KCNA (Korean Central News Agency), Joint Chiefs of Staff di Seoul, Ministero della Difesa ucraino, Defense Intelligence Agency (DIA) degli Stati Uniti, Nazioni Unite, Cremlino, Reuters, Associated Press, Washington Post.
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