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27 Dicembre 2025 - 09:40
Kiev sotto le bombe mentre si tratta la pace: può un negoziato fermare missili e droni?
Appena le luci del convoglio si spengono, nell’aria resta un odore acre di metallo e polvere. Bambini addormentati sulle valigie, cani tenuti stretti al guinzaglio, telefoni che gracchiano tra messaggi frammentari: sulle banchine della metropolitana di Kiev, a quasi quattro anni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la città rimette in scena una normalità forzata, costruita sull’abitudine al pericolo. In superficie la notte è stata scandita dai boati. Secondo le autorità locali, un attacco combinato di droni e missili ha colpito la capitale e l’area metropolitana, provocando incendi in diversi quartieri e ferendo civili. A est e a nord della città sono state viste fiamme salire dai palazzi colpiti, mentre le sirene dell’allarme aereo sono rimaste attive per ore. Mentre i vigili del fuoco lavoravano per contenere i roghi, il calendario scivolava verso una giornata politica delicata: domenica 28 dicembre 2025 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky volerà in Florida per incontrare l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con l’obiettivo di discutere un piano di sicurezza e di possibile pace che Kiev definisce “completo al 90%”.
Le prime esplosioni sono state registrate nel cuore della notte e si sono ripetute a ondate successive. Il capo dell’Amministrazione militare della città di Kiev ha riferito che gli ordigni hanno colpito diversi punti del tessuto urbano. I danni più gravi si sono concentrati in un palazzo residenziale di 18 piani nel distretto di Dnipro e in un edificio di 24 piani nel distretto di Darnytsia, dove gli incendi hanno richiesto ore di intervento. Altri focolai sono stati segnalati nei distretti di Obolonskyi e Holosiivskyi. Nella località di Vyshhorod, a nord della capitale, i soccorritori sono riusciti a estrarre viva una persona dalle macerie di una casa distrutta. Il bilancio provvisorio parla di almeno 11 feriti, tra cui due bambini, ma le cifre sono destinate ad aggiornarsi con il proseguire dei sopralluoghi e delle verifiche mediche.
Il numero esatto di droni e missili utilizzati non è stato reso noto in modo definitivo, ma il profilo dell’attacco ricalca una strategia ormai consolidata da parte della Federazione Russa: l’uso combinato di UAV (Unmanned Aerial Vehicles, velivoli senza pilota) di tipo kamikaze e missili a lungo raggio per saturare la difesa aerea ucraina. L’obiettivo è duplice: mettere sotto pressione i sistemi di intercettazione e colpire aree civili e residenziali. Più fonti concordano sulla simultaneità degli impatti in diversi distretti, con detriti incandescenti che hanno innescato incendi secondari su tetti e cortili interni. In alcuni casi i danni sono stati causati anche dalla caduta di frammenti dei missili intercettati, un rischio noto nelle aree densamente abitate.
Nelle stazioni della metropolitana si è riproposta una scena già vista nei primi mesi dell’invasione del 2022. Famiglie con bambini piccoli, anziani con borse della spesa e animali domestici hanno trascorso ore sottoterra, in attesa della fine dell’allarme. Rifugiarsi nei sottopassi e nelle stazioni più profonde della rete metropolitana è diventata una prassi di sopravvivenza per i residenti di Kiev, riattivata automaticamente ogni volta che le sirene coprono il rumore della città. La riapertura dei rifugi d’emergenza lungo la linea della metro, già testata durante le fasi più intense dei bombardamenti, ha contribuito a ridurre l’esposizione al rischio soprattutto nelle zone centrali.
L’attacco non ha riguardato solo la capitale. Le mappe di allerta aerea, che mostrano in tempo reale le regioni in cui le sirene sono attive, hanno indicato un’estensione molto ampia del pericolo. Per diverse ore gran parte del Paese è rimasta segnalata in rosso, un dato coerente con l’uso di lanci multipli e con le rotte di ingresso dei missili e dei droni. Anche se alcune di queste piattaforme non sono ufficiali, incrociano segnalazioni pubbliche con canali istituzionali e sono diventate uno strumento di riferimento per la popolazione. L’ondata ha avuto ripercussioni anche oltre confine: nei cieli della Polonia sudorientale sono decollati caccia in via precauzionale e alcuni aeroporti hanno sospeso temporaneamente le operazioni.

Il tempismo dell’attacco viene letto come un messaggio politico. L’ondata di droni e missili arriva alla vigilia di una fase diplomatica che potrebbe incidere sull’andamento del conflitto. Oggi, 27 dicembre 2025, è previsto un contatto tra Zelensky, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e Trump; domani l’incontro in Floridatra il presidente ucraino e l’ex presidente statunitense servirà a misurare la distanza tra le richieste di Kiev, le posizioni di Mosca e le proposte che stanno emergendo da Washington. L’Ucraina parla di un piano articolato in 20 punti, quasi completo, che includerebbe garanzie di sicurezza, ricostruzione e gestione dei territori occupati. Gli Stati Uniti avrebbero lavorato a una cornice negoziale più snella, puntando su impegni verificabili relativi a un cessate il fuoco, alla protezione delle infrastrutture critiche e alla sicurezza dell’impianto nucleare di Zaporizhzhia. Restano però irrisolti nodi centrali, a partire dal futuro di Donetsk e dell’intero Donbass, che la Russia rivendica come sotto il proprio controllo.
Nelle ultime ore Zelensky ha ribadito che, in assenza di un sostegno chiaro degli Stati Uniti sulla questione territoriale, potrebbe sottoporre il piano a un referendum nazionale, ipotizzando una tregua di 60 giorni come condizione preliminare. Dal Cremlino arrivano segnali contrastanti: da un lato si parla di distanze ancora profonde, dall’altro si lascia intendere che i canali con Washington restano aperti. Intanto i bombardamenti continuano, come dimostrato dagli eventi della notte a Kiev.
Nel corso dell’ultimo anno la capitale ha già subito attacchi simili, in particolare nel mese di novembre, quando si erano registrati decine di feriti e danni in numerosi distretti. Il quadro che emerge è coerente: operazioni notturne, attacchi a ondate, obiettivi civili e pressione costante sulle infrastrutture energetiche e di riscaldamento. Nel lessico militare, l’uso combinato di droni di tipo Shahed e missili da crociera mira a saturare radar e sistemi di difesa aerea. Quando le intercettazioni riescono, i detriti cadono sui quartieri; quando falliscono, i colpi raggiungono palazzi, strade, reti del calore e stazioni elettriche. L’effetto è quello di una città costretta a vivere nell’intermittenza dei servizi essenziali.
Dietro i numeri ci sono apparati che funzionano con una precisione ormai rodata. Le batterie della difesa aerea intercettano una parte significativa dei vettori, i vigili del fuoco intervengono pochi minuti dopo gli impatti, i volontari distribuiscono cibo caldo e coperte nei rifugi. Canali di messaggistica come Telegram diffondono allerte, indicazioni sui rifugi e richieste urgenti di donazioni di sangue. Questo sistema ha contribuito a ridurre il numero delle vittime rispetto alle fasi iniziali della guerra, senza però eliminare il rischio.
L’incontro in Florida rappresenta un passaggio che va oltre la dimensione bilaterale. Il piano in discussione mette insieme sicurezza, ricostruzione e gestione del rischio nucleare, ma resta vago sul futuro della linea del fronte e sullo status delle aree occupate. Secondo ricostruzioni di stampa, in passato Washington avrebbe sondato ipotesi come la creazione di zone economiche speciali in cambio di concessioni territoriali, proposte che Kiev ha respinto o ridimensionato. La distanza resta politica, militare e simbolica. Anche il fattore tempo pesa: Zelensky sostiene che molto potrebbe decidersi prima della fine dell’anno, mentre Trump mantiene un profilo prudente, facendo sapere che nessun accordo sarà definitivo senza un suo vaglio diretto.
Per chi vive sotto le sirene, però, la diplomazia resta un rumore di fondo. La vera bussola è la mappa dell’allerta aerea, consultata di notte e di giorno per capire dove rifugiarsi e quando è possibile tornare in superficie. È una cartografia del rischio entrata nella vita quotidiana: genitori, commercianti e autisti la controllano prima di prendere decisioni ordinarie. Nella notte appena trascorsa il rosso ha coperto ampie porzioni del Paese, dissolvendosi lentamente con il passare delle ore.
Tra i residenti circola una frase che sintetizza quattro anni di guerra: abbiamo imparato a vivere con un occhio sempre aperto. Documenti pronti, percorsi verso i rifugi memorizzati, messaggi rapidi per segnalare che si è al sicuro. Sono regole di autoprotezione che non fermano i missili, ma riducono i tempi di esposizione. Quando le sirene si spengono, la metropolitana riapre le porte e la città riprende a muoversi. Intanto la politica cerca un linguaggio comune, tra piani in 20 punti e incontri riservati. Sotto terra, però, la pace continua a essere misurata in minuti di silenzio tra un allarme e l’altro.
Fonti: Amministrazione militare della città di Kiev, Servizi di emergenza ucraini, Commissione europea, Ufficio del Presidente dell’Ucraina, Ministero della Difesa dell’Ucraina, Media internazionali tra cui The Washington Post, Reuters, Associated Press.
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