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Perché il jet con il capo dell’esercito libico è precipitato vicino ad Ankara?

l Falcon 50 partito da Ankara Esenboğa e diretto a Tripoli lancia un SOS e si schianta dopo 42 minuti di volo: muore il Gen. Mohammed Ali Ahmed al-Haddad. Inchiesta aperta, cause ancora ignote, conseguenze politiche immediate tra Libia e Turchia

Perché il jet con il capo dell’esercito libico è precipitato vicino ad Ankara?

Gen. Mohammed Ali Ahmed al-Haddad

È poco dopo le 20:52 locali di martedì 23 dicembre 2025 quando, sopra le campagne del distretto di Haymana, a sud-ovest di Ankara, un segnale d’emergenza interrompe la normale attività dei controllori di volo. Un Falcon 50, jet d’affari di costruzione francese, diretto a Tripoli, decollato 42 minuti prima dall’aeroporto di Ankara Esenboğa, chiede un atterraggio di emergenza. Subito dopo, il silenzio radio. Nelle ore successive, a circa due chilometri dal villaggio di Kesikkavak, i gendarmi turchi individuano i rottami dell’aereo. A bordo viaggiavano cinque persone, tra cui il Gen. Mohammed Ali Ahmed al-Haddad, capo di stato maggiore dell’esercito libico. Non ci sono sopravvissuti. All’orizzonte si intravedono le luci della capitale, attorno solo buio e mezzi di soccorso. Le cause restano da chiarire, mentre le conseguenze politiche e militari sono già evidenti.

Secondo le informazioni diffuse dal Ministero dell’Interno turco e confermate da diverse testate internazionali, il Falcon 50 è decollato alle 20:10 locali, pari alle 17:10 GMT (Greenwich Mean Time). Alle 20:52 l’equipaggio ha trasmesso un segnale di emergenza, chiedendo di poter atterrare nella zona di Haymana. Pochi istanti dopo si è perso ogni contatto. Il relitto è stato localizzato in un’area rurale nei pressi di Kesikkavak e le autorità hanno confermato che tutte le persone a bordo sono morte nell’impatto. La Turchia ha aperto un’inchiesta giudiziaria con il coinvolgimento di più procure, mentre il governo di Tripoli ha annunciato l’invio di una propria squadra di collegamento. Questi elementi sono stati riportati in modo concordante da Reuters, Associated Press e Anadolu Agency.

Tra le vittime, oltre al Gen. al-Haddad, figurano altri ufficiali di alto grado e membri dello staff. Le identità, pur con lievi differenze nella traslitterazione dei nomi arabi, includono il Gen. al-Fitouri Ghraibil, il Brig. Gen. Mahmoud al-Qatawi e due collaboratori dello stato maggiore, uno dei quali appartenente all’ufficio media. Le autorità libiche hanno proclamato tre giorni di lutto nazionale, un segnale che restituisce il peso istituzionale della perdita.

Il Gen. Mohammed Ali Ahmed al-Haddad era stato nominato capo di stato maggiore dalle autorità della Libia occidentale ed era considerato una figura centrale nel difficile tentativo di unificare le istituzioni militari di un Paese ancora diviso tra ovest ed est. Negli ultimi anni aveva intensificato i contatti internazionali, in particolare con Ankara, alleata del governo riconosciuto a Tripoli. Nelle ore precedenti al volo si trovava proprio in Turchia per una serie di incontri con i vertici della difesa, compresi colloqui con il ministro della Difesa Yaşar Güler e con rappresentanti dello stato maggiore turco. L’obiettivo dichiarato era rafforzare la cooperazione militare e la formazione delle forze libiche, in un quadro di stabilizzazione ancora fragile.

La sua morte non rappresenta soltanto un lutto personale o istituzionale. Incide direttamente su un processo già complesso di riorganizzazione dell’apparato di sicurezza libico. Il contesto rende la vicenda ancora più delicata: pochi giorni prima, il Parlamento turco aveva votato l’estensione per altri due anni del mandato che autorizza la presenza militare turca in Libia, a partire dal 2 gennaio 2026. Non vi sono elementi che colleghino questa decisione all’incidente, ma la coincidenza temporale contribuisce a spiegare l’attenzione internazionale sul caso.

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Il velivolo coinvolto, un Falcon 50, è un bireattore utilizzato frequentemente per missioni governative e charter ufficiali. Secondo varie fonti, l’aereo era operato da una società con base a Malta, spesso indicata come Harmony Jets, circostanza coerente con le registrazioni che iniziano con la sigla 9H, tipica del registro aeronautico maltese. Nelle prime ore successive all’incidente sono emerse discrepanze sulla matricola, con riferimenti sia a 9H-DFJ sia a 9H-DFS, due velivoli della stessa tipologia e dello stesso operatore. In assenza di una conferma definitiva da parte dell’autorità investigativa, le fonti ufficiali parlano più prudentemente di un Falcon 50 con registrazione maltese.

La sequenza operativa, per quanto oggi ricostruibile, indica un decollo regolare da Ankara Esenboğa, una richiesta di atterraggio di emergenza nei cieli di Haymana, la perdita di contatto radio e infine l’impatto al suolo in un’area agricola. Le autorità turche hanno temporaneamente limitato lo spazio aereo della capitale per agevolare le operazioni di soccorso e di messa in sicurezza del sito. Il Ministero della Giustizia ha annunciato la nomina di più procuratori, mentre sul piano tecnico si procederà con l’analisi dei dati di volo, della manutenzione del velivolo e dei rottami recuperati. Anche Tripoli ha manifestato l’intenzione di collaborare all’inchiesta, come avviene normalmente in casi che coinvolgono figure istituzionali di alto livello.

Il viaggio del Gen. al-Haddad si inseriva in una relazione strategica di lungo periodo tra Turchia e Libia, intensificata a partire dal 2019 con accordi di cooperazione militare e marittima. Nel 2020, Ankara ha dispiegato personale per addestramento e assistenza, contribuendo a fermare l’avanzata delle forze ostili al governo di Tripoli e a stabilizzare una linea di cessate il fuoco tuttora fragile. La recente proroga del mandato per altri 24 mesi conferma che la stabilità libica resta, per la Turchia, un dossier direttamente collegato alla sicurezza nazionale e agli equilibri del Mediterraneo orientale.

La notizia della morte del capo di stato maggiore è stata confermata dal primo ministro libico Abdulhamid Dbeibah, che ha annunciato tre giorni di lutto nazionale. Messaggi di cordoglio sono arrivati anche da esponenti dell’altra parte del Paese, tradizionalmente su posizioni contrapposte, segno di una perdita percepita come trasversale. La scomparsa di una figura considerata pragmatica rischia di rallentare ulteriormente il percorso verso la riunificazione delle istituzioni militari e di complicare il già fragile equilibrio politico.

Al momento non esistono conclusioni ufficiali sulle cause dell’incidente. Diverse fonti parlano di una possibile avaria tecnica, una definizione ampia che può includere malfunzionamenti dei motori, dei sistemi di bordo o una combinazione di fattori operativi. La sequenza nota, con una richiesta di atterraggio di emergenza seguita dalla perdita di contatto, suggerisce un evento improvviso, ma solo l’analisi dei registratori di volo e dei componenti recuperati potrà chiarire cosa sia accaduto. Un punto centrale resta l’identificazione definitiva della matricola dell’aereo, passaggio essenziale per ricostruire la storia manutentiva e operativa del velivolo.

La morte del Gen. Mohammed Ali Ahmed al-Haddad arriva in una fase in cui la Libia tenta di ricomporre istituzioni frammentate e di costruire una catena di comando credibile. La presenza militare turca, ora prorogata, è parte integrante di questo equilibrio. La sua assenza crea un vuoto che dovrà essere colmato rapidamente con una nomina ad interim e, successivamente, con la scelta di un successore in grado di mantenere i rapporti con i partner internazionali.

Per Ankara, l’incidente richiama i rischi connessi all’impegno in Libia, ma difficilmente modificherà l’orientamento strategico nel breve periodo. Le motivazioni addotte dal Parlamento turco, dalla sicurezza regionale alla prevenzione dei traffici illeciti e del terrorismo, indicano una linea di continuità.

Sul piano investigativo, le risposte richiederanno tempo. L’analisi dei dati di volo, dei registri di manutenzione e dei tracciati radar e ADS-B (Automatic Dependent Surveillance-Broadcast) potrebbe richiedere mesi. Sul piano politico e militare, invece, i tempi sono immediati: garantire la continuità del comando e rassicurare gli alleati sulla tenuta della cooperazione.

In casi come questo, è essenziale evitare collegamenti affrettati tra coincidenze temporali e causalità. Allo stato attuale non esistono prove pubbliche che indichino cause diverse da un possibile guasto o da fattori operativi in corso di accertamento. Il compito del giornalismo resta quello di distinguere con chiarezza tra fatti verificati e ipotesi.

Il cielo sopra Haymana ha restituito rottami e silenzio. Le risposte arriveranno, come spesso accade nell’aviazione, dai dettagli tecnici e dai dati. Nel frattempo, un Paese osserva giorni di lutto e deve fare i conti con la perdita del proprio capo di stato maggiore, morto a poco più di quaranta minuti di volo da Ankara, durante una missione ufficiale che avrebbe dovuto riportarlo a Tripoli.

Fonti: Reuters, Associated Press, Anadolu Agency, comunicati del Ministero dell’Interno turco, dichiarazioni del governo di Tripoli.

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