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23 Dicembre 2025 - 14:37
Castello di Parpaglia, tetto volato e soldi buttati: il monumento dimenticato dalla Regione
Il vento soffia, il tetto vola via e i soldi pubblici restano per terra. Il Castello di Parpaglia, gioiello medievale incastonato nel cuore del Parco di Stupinigi, oggi è l’ennesima cartolina dell’abbandono piemontese: scoperchiato, chiuso, degradato, nonostante interventi recenti e annunci roboanti. Altro che valorizzazione culturale: qui siamo davanti a un clamoroso spreco di risorse pubbliche condito da silenzi istituzionali e assenza totale di visione.
A riaccendere i riflettori su una vicenda che grida vendetta è Laura Pompeo, consigliera regionale del Partito Democratico, che il 23 dicembre 2025 ha presentato un’interrogazione urgente alla Giunta Cirio. Il punto di partenza è un fatto difficilmente contestabile: il tetto del Castello di Parpaglia è crollato nel dicembre 2023, a meno di un anno da lavori di rifacimento costati oltre 160 mila euro di fondi regionali. Un dettaglio? No. Un macigno politico e amministrativo.

«Il crollo del tetto del Castello di Parpaglia, a meno di un anno da un intervento costato oltre 160 mila euro, è un fatto gravissimo. Non solo per lo spreco di risorse pubbliche, ma per l’assenza di una visione strategica sulla valorizzazione di un bene storico e ambientale unico», attacca Pompeo senza giri di parole. E come darle torto.
Parliamo di un castello medievale che sorge in una Zona Speciale di Conservazione Natura 2000, collegato storicamente alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, patrimonio UNESCO. Un luogo che sulla carta dovrebbe essere tutelato con il massimo rigore e invece, nei fatti, viene lasciato marcire, esposto alle intemperie, con infiltrazioni d’acqua, cedimenti strutturali e porzioni pericolanti segnalate da anni. Il vento di dicembre ha solo fatto il resto, portandosi via un tetto che doveva essere nuovo di zecca.
La domanda, inevitabile, è quella che pone la consigliera dem: «È stato accertato se vi siano state carenze nei lavori? Sono stati coinvolti gli organi di controllo?». Perché se un tetto rifatto nel 2022 vola via nel 2023, il problema non è il maltempo ma chi ha progettato, chi ha eseguito e chi ha controllato.
E poi c’è l’altra faccia della medaglia, quella che fa ancora più male: le priorità della Regione Piemonte. «La Regione ha speso 167 mila euro per la realizzazione di un laghetto, ma non ha messo in sicurezza l’immobile. Perché questa scelta?», chiede Pompeo. Tradotto: meglio l’effetto scenografico che la tutela del patrimonio, meglio l’intervento spot che un progetto serio e strutturale.
Il paradosso è che le idee non sono mai mancate. Già nel 2016 erano stati elaborati sette scenari di recuperodall’Università di Torino, ai quali si sono aggiunti nel tempo contributi progettuali del Politecnico. Studi, proposte, visioni. Tutto finito in un cassetto, ignorato, dimenticato. «È inaccettabile che un bene così prezioso venga ignorato, mentre si continua a investire in interventi estemporanei e privi di visione», denuncia la consigliera Pd.
E allora la domanda diventa politica, nel senso più pieno del termine: la Giunta Cirio ha davvero a cuore il patrimonio culturale piemontese o lo considera solo un fastidio da gestire al minimo indispensabile? Pompeo chiede conto anche delle mancate interlocuzioni con il Ministero per ottenere fondi statali e rilancia una proposta tutt’altro che peregrina: l’estensione del sito UNESCO della Palazzina di Caccia all’intero Parco di Stupinigi, includendo anche il Castello di Parpaglia. Una mossa che darebbe finalmente strumenti concreti di tutela e valorizzazione.
«Il Castello di Parpaglia merita un progetto serio, a lungo termine, che lo restituisca alla comunità e lo integri nel sistema culturale e ambientale regionale. Non possiamo più permettere che il patrimonio venga trattato come un peso. È tempo che la Regione cambi rotta», conclude Laura Pompeo.
Parole nette, che fotografano una realtà difficile da smentire. Perché oggi Parpaglia non è solo un castello danneggiato: è il simbolo di una gestione miope, fatta di annunci, interventi tampone e cantieri senza futuro. Un patrimonio lasciato al vento. Letteralmente. Insomma, finché la politica continuerà a confondere la valorizzazione con la manutenzione minima – quando va bene – i castelli cadranno a pezzi. E con loro, la credibilità delle istituzioni.
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