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23 Dicembre 2025 - 13:35
È quasi mezzanotte quando la diretta si interrompe di colpo e il racconto si biforca. Da un lato scorrono le grafiche nere e rosse di “Falsissimo”, dall’altro resta in primo piano il volto teso di Antonio Medugno, lo sguardo fisso, la voce che si spezza. In quel momento, davanti a migliaia di utenti collegati su YouTube, l’influencer ed ex concorrente del Grande Fratello Vip dice che “così non si può più andare avanti”. Le lacrime arrivano subito dopo. A pochi chilometri di distanza, negli uffici giudiziari di Milano, la macchina della giustizia è già in moto: perquisizioni, sequestri, copie forensi di dispositivi elettronici. Il cuore del caso è una querela per diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, il reato comunemente definito revenge porn. Sullo sfondo, un’accusa gravissima che coinvolge Alfonso Signorini e un contrattacco giudiziario che chiama in causa Fabrizio Corona, conduttore e autore del format. In mezzo, una vicenda che mette in tensione spettacolo, potere mediatico e responsabilità penale.
Secondo quanto sostenuto da Corona nella puntata numero 19 di “Falsissimo”, intitolata Il prezzo del successo – parte 1 e diffusa online nei giorni precedenti, esisterebbe un presunto “sistema” di relazioni e pressioni legato all’accesso al Grande Fratello. In questa ricostruzione, Signorini avrebbe sfruttato la propria posizione per ottenere favori personali da giovani aspiranti concorrenti. A supporto della tesi, Corona ha mostrato in video chat, messaggi e immagini dal contenuto intimo, presentandoli come prova di un abuso di potere. La reazione non si è fatta attendere: i legali di Signorini hanno depositato una querela per articolo 612-ter del codice penale, dando il via a un’indagine della Procura di Milano. Gli inquirenti hanno disposto perquisizioni e sequestri, acquisendo dispositivi elettronici e la puntata contestata, ora al vaglio per verificare la legittimità della diffusione online.
Corona ha risposto rilanciando. Nella puntata successiva, la numero 20, andata online la sera del 22 dicembre 2025, ha parlato apertamente della perquisizione subita, riferendo della presenza di più agenti e accusando la Procura di voler “proteggere” Signorini. Ha annunciato nuove rivelazioni e riproposto integralmente l’intervista a Medugno, indicandola come l’asse portante del racconto. È in questo passaggio che il caso assume una dimensione ancora più delicata: la sfida pubblica ai magistrati e la promessa di continuare a pubblicare materiale nonostante i sequestri.
Il punto di svolta arriva proprio con l’intervento di Antonio Medugno. Nel finale della puntata, il giovane racconta un incontro avvenuto a casa di Signorini e annuncia l’intenzione di depositare una querela “con tutti gli atti”, assistito dal proprio legale. Parla di paura, di vergogna, di una situazione vissuta come schiacciante. Corona lo incalza, usa parole durissime contro Signorini e promette supporto legale anche ad altri eventuali denuncianti. L’annuncio viene rilanciato il 23 dicembre 2025 da diverse testate nazionali. Al momento, però, dagli uffici giudiziari non arrivano conferme sull’avvenuto deposito della querela di Medugno, che resta una dichiarazione pubblica ancora da tradurre in atto formale.
Sul piano giuridico, i contorni sono netti. Il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti prevede pene da uno a sei anni, con aggravanti legate all’uso di strumenti informatici. È generalmente procedibile a querela, da presentare entro sei mesi. Diverso il quadro per la violenza sessuale: con il Codice Rosso, il termine per sporgere querela è salito a dodici mesi e, in alcune ipotesi, il procedimento è d’ufficio. Ma ogni valutazione, lo ricordano gli stessi giuristi, dipende dalla ricostruzione dei fatti e dai riscontri.
Ad oggi, il dato certo è che Fabrizio Corona risulta indagato a Milano per revenge porn. Le perquisizioni hanno portato al sequestro di un telefono, un tablet e dei filmati. Corona ha chiesto di essere interrogato e l’audizione è stata fissata tra il 22 e il 23 dicembre 2025, circostanza confermata da agenzie e quotidiani. Il materiale diffuso in trasmissione, definito da più fonti come “esplicito”, è ora oggetto di valutazione per stabilire se la pubblicazione rientri o meno nei limiti del diritto di cronaca.
Nel racconto di Corona entra anche Mediaset. Durante la trasmissione, il conduttore ha attaccato il gruppo televisivo, sostenendo che non sarebbero stati attivati strumenti interni di ascolto per segnalazioni di abuso. Al momento, però, non risultano prese di posizione ufficiali dell’azienda sul caso. È noto che MediaForEurope disponga di canali di whistleblowing e procedure di compliance previste dalla normativa vigente, ma questo non equivale a una valutazione nel merito delle accuse. Nel 2025, lo stesso gruppo ha promosso una campagna pubblica sul valore del rispetto e dell’ascolto: oggi, quella comunicazione si intreccia inevitabilmente con un banco di prova reputazionale.
Il profilo di Medugno contribuisce a spiegare l’eco della vicenda. Nato nel 1998, napoletano, oltre tre milioni di follower su TikTok, è entrato al GF Vip nel gennaio 2022, uscendone due mesi dopo. Una notorietà rapida, accompagnata da una forte esposizione personale. Oggi afferma di voler formalizzare la propria versione dei fatti. Ma, come sempre in questi casi, conteranno solo gli atti depositati e le verifiche degli inquirenti. Fino ad allora, vale la presunzione di innocenza per tutti.
Il caso solleva una questione più ampia: dove finisce la denuncia e dove inizia il reato. “Falsissimo” è un prodotto ibrido, a metà tra inchiesta e spettacolo. Ma quando entrano in gioco immagini intime e accuse penali, il confine diventa stretto. La giurisprudenza italiana è chiara nel bilanciamento tra libertà di informazione e tutela della dignità personale: contesto, necessità e continenza sono decisivi. È su questo terreno che si giocherà una parte cruciale dell’indagine.
Ora si attendono i prossimi passaggi. L’eventuale deposito della querela di Medugno, l’esito dell’interrogatorio di Corona, possibili comunicazioni ufficiali da parte di Mediaset. Nel frattempo, una certezza resta: molte delle affermazioni circolate sono dichiarazioni di parte, tutte da verificare nelle sedi competenti. La cronaca può raccontare e contestualizzare. La giustizia, come sempre, dovrà accertare i fatti.
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