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Finta endocrinologa visita 800 pazienti: condannata a 4 anni

Si era appropriata dell’identità di una vera dottoressa e aveva ottenuto contratti regolari

Finta endocrinologa visita 800 pazienti a Milano: condannata a 4 anni

Finta endocrinologa visita 800 pazienti a Milano: condannata a 4 anni

Si è fatta assumere come endocrinologa senza essere medico. Ha visitato oltre 800 pazienti in sei mesi, ha formulato diagnosi inventate, ha prescritto farmaci a caso e dosaggi «campati per aria». È successo a Milano, tra l’estate del 2022 e l’inizio del 2023, dentro una struttura privata accreditata e molto conosciuta. E solo dopo mesi qualcuno ha fermato tutto.

La donna si chiama Giuliana Pietropaolo, 45 anni, calabrese. Non è mai stata laureata in Medicina, non è mai stata iscritta all’Ordine dei Medici, non ha mai svolto alcun tirocinio clinico. Eppure è riuscita a costruirsi una carriera fittizia completa: titoli falsi, certificati contraffatti, timbri inventati, un curriculum con una esperienza mai svolta al Policlinico Gemelli di Roma. Quanto basta per superare i controlli iniziali e ottenere un contratto a tempo indeterminato al Centro clinico Santagostino.

Il trucco, si scoprirà poi, era di una semplicità disarmante: si è appropriata dell’identità di una omonima, una vera medico milanese di 47 anni, del tutto ignara. Stesso nome, dati sovrapposti, documenti rielaborati. Un’impostura che ha retto finché le verifiche differite del Santagostino non hanno fatto emergere incongruenze anagrafiche già notate ma non approfondite subito. A quel punto il castello è crollato. E quando il 20 marzo 2023 l’Humanitas ha stracciato il contratto firmato appena tre giorni prima, la truffa era ormai evidente.

Nel frattempo, però, i danni erano già stati fatti. Negli atti dell’inchiesta ci sono pazienti che raccontano di diagnosi fantasiose, terapie poi bocciate senza appello dai medici di base, dosaggi giudicati eccessivi dagli specialisti veri, effetti collaterali come forti dissenterie o problemi tiroidei comparsi dopo le visite. Non ci sono imputazioni per lesioni solo perché nessuno dei pazienti ha sporto querela. Il Centro Santagostino ha cercato di limitare i danni offrendo visite gratuite o rimborsi sotto forma di buoni, ma il dato resta: per mesi una persona senza alcuna competenza ha esercitato medicina su centinaia di cittadini.

La vicenda è arrivata in tribunale. Il pm Francesco Cajani ha portato la donna a processo e in primo grado, davanti alla giudice monocratica Antonella Bertoja, è arrivata la condanna: 4 anni di reclusione per sostituzione di persona, esercizio abusivo della professione medica, truffa e falso materiale con contraffazione di timbri. Disposto anche il risarcimento di 10 mila euro all’Ordine dei Medici di Milano per il danno morale arrecato all’intera categoria e una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro a favore del Santagostino.

In aula la difesa ha provato a spostare il racconto su un altro piano. La donna ha spiegato di aver cambiato nome nel 2012, da Maria Antonella a Giuliana, «perché mia mamma voleva chiamarmi così». Ha sostenuto che sulla nuova carta d’identità la dicitura «medico» alla voce professione sarebbe stata suggerita dal fidanzato, «perché solo così sua madre mi avrebbe accettato». Poi il racconto si è fatto sempre più confuso: riferimenti a una presunta sottomissione psicologica, a episodi di bullismo, al sospetto che il compagno le mettesse droghe nel cibo, fino a minacce mai riscontrate e a frasi gravissime come «se ti opporrai farai la fine di Maria Chindamo».

Per il perito della difesa si tratterebbe di «convincimenti deliranti», con «perdita di contatto con la realtà» in un quadro psicopatologico «profondamente alterato», tale da interferire sulla capacità di intendere e di volere. Valutazioni che il tribunale ha preso in considerazione senza però cancellare un dato essenziale: per mesi nessuno ha controllato davvero.

La storia di Giuliana Pietropaolo non è solo la cronaca di una truffa clamorosa. È il racconto di un sistema che verifica dopo, che si fida dei documenti più che delle persone, che consente a una falsa dottoressa di entrare in ambulatorio, sedersi dietro una scrivania e decidere sulla salute altrui. E che se ne accorge solo quando il danno è ormai diffuso, silenzioso, e difficilmente misurabile.

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