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21 Dicembre 2025 - 12:04
Maurizio Cieol
C’è un parcheggio che nasce pubblico, vive privato e rischia di morire venduto. Non è una metafora, è urbanistica. Succede a Banchette, dove un’area espropriata dal Comune per realizzare un parcheggio pubblico finisce, con il passare degli anni e delle varianti, per diventare un parcheggio privato perfettamente in regola. Il miracolo non è l’auto che trova posto, ma il Piano regolatore, panacea dei cittadini.
La questione approda in Consiglio comunale il 17 dicembre 2025, durante la discussione sulla variante al P.R.G., e viene sollevata con toni tutt’altro che concilianti da Maurizio Cieol, capogruppo di Uniti con Voi per Banchette. La sua è una ricostruzione puntuale e politicamente esplosiva, che parte da un dato preciso: l’esproprio dell’11 giugno 2012 ai danni della società La Piazzetta, necessario – almeno sulla carta – per realizzare un accesso a un parcheggio pubblico. Un’espropriazione vera, formale, con tanto di finalità pubblica.
Poi la società fallisce, subentra il curatore fallimentare e, nel frattempo, l’area – almeno secondo quanto denuncia l’opposizione – non diventa mai realmente fruibile dalla collettività, ma viene inglobata nell’area privata della famiglia Bosso e utilizzata come parcheggio.
Il primo documento chiave risale al 2019. È una lettera della dottoressa Ilaria Arnaboldi, collaboratrice del curatore fallimentare, indirizzata al Comune e al condominio La Piazzetta. Nella comunicazione è chiaro che il Comune sta valutando la possibilità di cedere parte dell’area ai signori Bosso e Cagninei. La lettera viene trasmessa all’Ufficio tecnico comunale e protocollata. Nulla di clandestino, tutto scritto.
A quel punto esiste una strada prevista dalla legge: la retrocessione, cioè la restituzione dei beni espropriati quando non servono più allo scopo pubblico. Ma quella strada non viene imboccata.
Nel 2020, con una delibera di Consiglio, l’area cambia destinazione: da viabilità passa a verde-servizi. Una scelta tecnica, certo, ma non neutra, perché un’area a verde-servizi può essere alienata. Il parcheggio resta dov’è, la destinazione invece comincia a muoversi.
Arriviamo così all’oggi. Con l’attuale variante al Piano regolatore, l’area compie l’ultimo passaggio: da verde-servizi diventa area abitabile. Tradotto dal burocratese: ciò che fino a ieri non era coerente con il P.R.G. oggi lo diventa. Il parcheggio privato non viene eliminato, viene sanato urbanisticamente. Non era sbagliato, era solo prematuro.


Gli elaborati allegati alla variante mostrano chiaramente la continuità dell’operazione. Secondo Maurizio Cieol, non si tratta di episodi scollegati, ma di una sequenza precisa, iniziata almeno nel 2019 e accompagnata passo dopo passo fino alla situazione attuale. Il prossimo passaggio, a questo punto, appare quasi scontato: la cessione dell’area a un privato.
A tutto questo il gruppo Uniti con Voi per Banchette dice no. «L’area è in una posizione strategica, tra la chiesa e il parcheggio di piazza Borgonuovo, e potrebbe essere destinata a usi di interesse pubblico», ricordano i consiglieri.
Per questo il gruppo ha votato contro e ha fatto mettere a verbale una frase che fa rumore. «La sequenza degli eventi genera il sospetto che ci possiamo trovare in presenza di un voto di scambio», commenta Cieol.
Parole pesanti, che spostano il tema dalla semplice urbanistica alla politica. Perché a Banchette il problema non è solo un parcheggio. È il percorso che trasforma un’espropriazione pubblica in un vantaggio privato, senza mai cambiare davvero parcheggio, ma cambiando più volte destinazione.
Fa ridere che alla fine, le auto siano rimaste ferme e a muoversi sia stato solo il Piano regolatore.
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