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La Tari fantasma di Settimo Torinese: scaduta il 2 dicembre, mai arrivata. Poste alla sbando!

A Settimo Torinese, al Borgo Nuovo, decine di famiglie aspettano ancora la bolletta della Tari già scaduta il 2 dicembre. Il Comune dice di aver consegnato tutto, le Poste no, e gli anziani restano con la paura di ritrovarsi un conto maggiorato tra qualche anno

La Tari fantasma di Settimo Torinese: scaduta il 2 dicembre, mai arrivata

Giorgio Zigiotto e la tari che non arriva...

A Settimo Torinese succede anche questo: decine, per non dire centinaia di famiglie del Borgo Nuovo aspettano la bolletta della Tari come si aspetta Godot. Con una differenza: Godot almeno ha fatto letteratura, la Tari invece aveva una scadenza precisa, 2 dicembre, e quando non arriva non è un esercizio filosofico ma un problema molto concreto. Soprattutto se poi, come da tradizione italica, dopo qualche anno qualcuno bussa alla porta chiedendo conto di ciò che non è mai stato recapitato, con tanto di interessi, more, sanzioni e sguardo severo.

La scena è sempre la stessa. Il cittadino va in Comune, educato, magari pure in punta di piedi. Chiede spiegazioni. E si sente rispondere, più o meno così: non dipende da noi, noi abbiamo consegnato tutto. Fine del discorso. Sipario. Applausi registrati. Il problema è che la commedia continua fuori dal Municipio, dove la bolletta non arriva e il tempo passa.

Poste italiane

A farsi portavoce della questione è il consigliere comunale dei Fratelli d'italia Giorgio Zigiotto, che non usa giri di parole e soprattutto ha buona memoria.

«Io voglio capire come si devono comportare queste persone. Qualche anno fa non mi era arrivata la bolletta e dopo tre anni sono venuti a cercarmi, con gli interessi», racconta. Una storia già vista, già sentita, già pagata. Letteralmente. E qui il punto non è il singolo caso, ma la platea coinvolta: anziani, persone che non hanno lo Spid, che non vivono con il portale del Comune aperto sul comodino e che hanno ancora la malsana abitudine di aspettare la posta nella cassetta delle lettere.

Già, la posta. Perché il convitato di pietra, in tutta questa storia, ha sempre lo stesso nome: Poste Italiane. O meglio, il centro di distribuzione trasferito a Leinì, una specie di buco nero della corrispondenza, dove le lettere entrano e poi chissà. Ne abbiamo scritto tante volte, forse troppe. Non consegnano la posta. La consegnano quando pare a loro. Non consegnano le lettere, non consegnano i giornali, non consegnano nulla. E quando ti lamenti, con grande eleganza istituzionale, ti dicono di rivolgerti ai piani più alti. Una risposta che, tradotta, suona più o meno così: arrangiatevi.

I cittadini, va detto, ai piani più alti ci si rivolgono davvero. Tutti i giorni. Telefonate, segnalazioni, reclami. Ma la domanda resta sospesa nell’aria, come una busta mai recapitata: quali iniziative ha messo in campo l’Amministrazione comunale? Quali pressioni? Quali atti formali? Quali prese di posizione pubbliche? Perché una cosa è dire “non dipende da noi”, un’altra è far finta che non dipenda da nessuno.

E qui arriva il paradosso, quello che fa sorridere amaramente. Settimo Torinese, città dell’innovazione, dei convegni, delle parole inglesi infilate nei comunicati stampa come fossero perle, della sindaca Elena Piastra. La città che guarda al futuro, che parla di digitalizzazione, smart city, processi avanzati. E poi non riesce neanche a far recapitare una lettera. Una busta di carta, non un’astronave.

Il rischio, per chi oggi non ha ricevuto la Tari, è di trovarsi domani nella stessa situazione già vissuta da altri: anni di silenzio e poi l’arrivo improvviso del conto, salato e retroattivo. Con buona pace della buona fede e dell’età anagrafica. Perché alla fine, si sa, la colpa è sempre del cittadino: doveva informarsi, controllare online, intuire, prevedere.

Insomma, mentre la posta si perde e le bollette evaporano, resta una certezza: il sistema funziona sempre in un senso solo. Quando deve incassare. Tutto il resto è innovazione. Sulla carta. Sempre che la carta arrivi.

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