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14 Dicembre 2025 - 23:51
Quando la festa diventa una beffa: il Lucilla Party scatena la rabbia delle famiglie
“La magia del Natale”, promessa a caratteri cubitali sul volantino del Winter Village di Settimo Cielo Retail Park, domenica 14 dicembre si è sciolta come neve al sole. Al suo posto, per molte famiglie, confusione, attese senza fine e bambini lasciati a fare i conti con una delusione difficile da spiegare. Il Lucilla Party, annunciato come evento di festa per i più piccoli, si è trasformato in un caso, diventando nel giro di poche ore uno degli argomenti più discussi sui social.
Sulla carta l’evento non lasciava spazio a dubbi. Lucilla Party, canta e balla le canzoni di Lucilla, conosci Lucilla e fai una foto con lei. Orari indicati con precisione – dalle 11.30 alle 13.00 e dalle 14.30 – nessuna distinzione tra spettacolo e semplice apparizione, nessuna avvertenza su ingressi contingentati se non per le fotografie. Una comunicazione rassicurante, perfetta per convincere le famiglie a organizzare la domenica attorno a quell’appuntamento. Il problema è che, una volta arrivati a Settimo Cielo, la promessa ha iniziato a sgretolarsi minuto dopo minuto.
Già dal mattino qualcosa non torna. Gli orari cambiano. Le informazioni vengono corrette, poi smentite, poi riscritte sul momento. Chi arriva all’orario indicato sul volantino si ritrova ad aspettare. Poi ad aspettare ancora. Fino a scoprire che l’artista non arriverà prima del primo pomeriggio. Un rimpallo di annunci che mette a dura prova la pazienza degli adulti e manda in tilt quella dei bambini, costretti a restare fermi, al freddo, senza capire perché quella festa tanto attesa non parta mai.
Nel frattempo, l’area dell’evento si riempie di famiglie. Passeggini, zainetti, bambini eccitati che chiedono quando arriva Lucilla. Domande a cui nessuno sa rispondere con certezza. Il tempo scorre, l’attesa si allunga, la tensione cresce. E quando finalmente qualcosa si muove, il sollievo dura pochissimo.
Perché il Lucilla Party si rivela ben lontano dall’immaginario costruito. Nessun vero spettacolo, nessuna animazione continuativa, nessuna festa collettiva. Un canzone e poi via. Il centro di tutto era la foto con l’artista. Non una possibilità per tutti, però, ma un privilegio per pochi, regolato da voucher limitati che molti genitori dichiarano di aver scoperto solo una volta arrivati sul posto. Morale? Chi resta fuori guarda gli altri entrare. E prova a spiegare ai propri figli perché loro no.
A peggiorare la situazione, episodi che molti definiscono surreali. Famiglie con prenotazioni regolari che, una volta giunte nella fascia assegnata, scoprono che l’artista sta già andando via. Persone fatte entrare e poi invitate a uscire dall’area, nonostante il pass, per essere richiamate più tardi. Un continuo dentro e fuori, incomprensibile per chiunque, figuriamoci per bambini di due, tre, quattro anni.
Nel pomeriggio, mentre il malumore cresce, emerge un altro elemento che getta benzina sul fuoco: la scoperta tardiva che il Lucilla Party non è un concerto. Non uno spettacolo vero e proprio, ma un format promozionale rapido, pensato soprattutto per la presenza dell’artista e per le fotografie. Un dettaglio che, però, sul volantino non c’è scritto da nessuna parte. Lì si parla di canto, ballo, magia, festa. Ed è qui che si consuma la frattura più profonda: la distanza tra ciò che è stato comunicato e ciò che è stato realmente offerto.
Lucilla è una cantante e performer per bambini diventata popolare su YouTube, dove i suoi video raccolgono milioni di visualizzazioni. Canzoni semplici, coreografie colorate, un linguaggio immediato che funziona benissimo sullo schermo di casa. Attorno a lei ruota un vero e proprio brand per l’infanzia, fatto di gadget, calendari e apparizioni nei centri commerciali. Un modello legittimo, ma che richiede una gestione impeccabile quando viene portato dal digitale al vivo.
Perché il passaggio non è automatico. Un personaggio pensato per il web non può essere calato in mezzo a centinaia di famiglie senza un’organizzazione solida e una comunicazione cristallina. Altrimenti il rischio è esattamente quello che si è visto domenica: aspettative gonfiate, realtà ridotta all’osso, frustrazione generalizzata.
Il Settimo Cielo Retail Park ha parlato di ritardi imprevedibili e disguidi organizzativi, scusandosi come centro commerciale ospitante. Anche l’artista ha affidato ai social un messaggio di scuse, facendo riferimento a problemi di organizzazione. Ma per molte famiglie le spiegazioni non bastano. Perché le scuse arrivano dopo, quando la delusione si è già consumata.
E con i bambini, vale sempre la stessa regola: non si improvvisa. Non si promette ciò che non si è certi di mantenere. Non si gioca sull’ambiguità delle parole. Ogni frase stampata su un volantino diventa una promessa. Ogni promessa crea un’attesa. E ogni attesa tradita lascia un segno.
La locandina parlava di magia.
Domenica, a Settimo Cielo, la magia è rimasta sulla carta. Insomma.

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