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Flash mob davanti al Museo Egizio per l’imam Shahin, striscioni e volantini contro il decreto di espulsione

Azione di gruppi anarchici in pieno centro a Torino, interviene la Digos

Flash mob davanti al Museo Egizio per l’imam Shahin, striscioni e volantini contro il decreto di espulsione

Flash mob davanti al Museo Egizio per l’imam Shahin, striscioni e volantini contro il decreto di espulsione

Un’azione rapida, visibile e simbolica, davanti a una delle attrazioni turistiche più importanti di Torino. Nella mattinata di oggi, un gruppo di attivisti dell’area anarchica ha organizzato un flash mob davanti al Museo Egizio per esprimere solidarietà a Mohamed Shahin, l’imam destinatario di un decreto di espulsione.

Davanti all’ingresso del museo, frequentato da turisti e visitatori, sono comparsi due striscioni. Il primo recitava “Chi lotta per la Palestina lotta per la libertà”, il secondo “Stop deportazioni, Shahin libero, liberi tutti”. Contestualmente, gli attivisti hanno lanciato a terra diversi volantini con la scritta “Stop deportazioni, Shahin libero”, rendendo l’azione immediatamente visibile anche a chi stava entrando o uscendo dalla struttura.

L’iniziativa si è svolta senza scontri, ma ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. Sul posto è intervenuta la Digos della Questura di Torino, che ha identificato la situazione e avviato gli accertamenti per ricostruire dinamica e responsabilità dell’azione.

Il caso di Mohamed Shahin è al centro di un dibattito acceso, che intreccia provvedimenti amministrativi, sicurezza e libertà di espressione politica e religiosa, soprattutto nel contesto delle mobilitazioni legate alla questione palestinese. Il flash mob di oggi si inserisce in questa cornice, scegliendo un luogo simbolo della città e della sua vocazione culturale per rilanciare una protesta che, nelle intenzioni dei promotori, punta a denunciare quello che definiscono un atto di repressione e di “deportazione”.

Gli accertamenti della Digos sono in corso. Resta da capire se dall’azione scaturiranno denunce o provvedimenti, mentre il caso dell’imam Shahin continua ad alimentare tensioni e prese di posizione contrapposte nel panorama politico e sociale torinese.

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