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Economia

“L’Europa ha distrutto l’auto”: industriali e governo esplodono contro Bruxelles

Orsini, Filosa e Urso accusano l’UE di aver strangolato la filiera con regole ingestibili

Auto italiana al collasso? “Colpa dell’Europa che dorme”: lo scontro diventa frontale

Auto italiana al collasso? “Colpa dell’Europa che dorme”: lo scontro diventa frontale

Le parole dei vertici dell’industria automobilistica italiana lasciano poco spazio ai giri di frase: la responsabilità della crisi del settore ricade sull’Europa. È questo il messaggio che emerge dall’assemblea Anfia, dove Confindustria, Stellantis e governo hanno puntato il dito contro Bruxelles, accusata di aver indebolito fino quasi a stremare l’automotive europeo con normative giudicate eccessivamente rigide e prive di realismo industriale.

Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini non usa mezzi termini: «Abbiamo fatto di tutto per distruggere il mondo dell'automobile. Non possiamo più aspettare delle proroghe, ci aspettiamo di più. Capiamo che ci sia la volontà di rimediare agli errori del passato, ma vogliamo sapere qual è la medicina». Il paragone con gli Stati Uniti è immediato. «Gli Stati Uniti mettono al centro l'industria per restare una grande potenza» ricorda Orsini, che avverte: «L'Europa si sbrighi e si svegli perché gli altri stanno facendo i compiti a casa e noi no».

EMANUELE ORSINI, PRESIDENTE CONFINDUSTRIA

Dagli Stati Uniti arriva in collegamento anche il commento dell’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, che condivide la linea critica verso Bruxelles. «Gli Stati Uniti hanno modificato le loro regole con grande pragmatismo per riportare investimenti e produzione nei propri stabilimenti, in Europa le normative troppo stringenti e l'eccessiva dipendenza dalle catene di fornitura extra-europee ci impediscono di guardare al futuro con la stessa fiducia». Filosa rivendica inoltre la tenuta degli impegni del gruppo sul territorio italiano: il piano nazionale prosegue e, oltre ai 2 miliardi previsti, il gruppo ha già destinato ai fornitori italiani 7 miliardi, superando i 6 previsti dal Piano Italia.

ANTONIO FILOSA, AD STELLANTIS

Nel frattempo, le nuove regole europee sulle emissioni di CO2, attese per il 10 dicembre, sono state rinviate al 16. Una decisione che accende ulteriormente la tensione politica e industriale. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è netto: «Non ci accontenteremo di palliativi dall'Europa, di misure tampone, non vogliamo rinvii di decisioni. Il tempo delle decisioni è questo e devono essere decisioni radicali perché serve un cambiamento radicale del Gran Deal». Urso annuncia inoltre la pubblicazione imminente di un documento congiunto con il governo tedesco sull’automotive e sulla siderurgia, a conferma che l’insoddisfazione verso Bruxelles non è solo italiana.

ADOLFO URSO MINISTRO

Sul fronte associativo, il presidente Anfia Roberto Vavassori invoca una strategia coordinata: «L'unione di intenti di Anfia, Stellantis e governo deve essere il punto nodale sul quale sviluppare la strategia nazionale. Se in ballo c'è il futuro non di una sola filiera, ma di un sistema economico e sociale molto più ampio e interconnesso, la fiducia nelle istituzioni deve essere la base del gioco di squadra».

ROBERTO VAVASSORI, PRESIDENTE ANFIA

Il quadro che emerge è quello di un settore in affanno ma determinato a chiedere una svolta politica. L’automotive italiano — colonna portante della manifattura, dell’export e dell’innovazione — rivendica tempi rapidi, regole più equilibrate e una visione che non metta fuori gioco un’intera filiera. Resta ora da capire se Bruxelles ascolterà il grido d’allarme lanciato da aziende e governo, o se la distanza tra promesse europee e realtà industriale continuerà ad allargarsi.

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